Tre anni fa, alla Biennale Architettura di Venezia, per Monditalia Rem Koolhaas aveva preparato anche un’inquietante infografica che rappresentava, Paese per Paese, il numero di abitanti per architetto.
Con una ratio di 414 l’Italia era, ed è, all’ultimo posto. Con conseguenze facili da intuire: redditi sempre più bassi e perdita della dignità e riconoscibilità della professione, aggravate da normative e regimi fiscali che non supportano l’architetto e l’ingegnere libero professionista.
Di questo, e delle possibili vie d’uscita, si è parlato nel convegno nazionale «Architetti, Ingegneri e Libera Professione – Strategie e azioni per una professione migliore, esperienze a confronto» svoltosi nei giorni scorsi presso l’Audotorium i.lab di Italcementi a Bergamo.
200 presenti in sala e oltre 700 professionisti collegati via web hanno confermato che la soluzione è quella di unirsi, formare studi professionali multidisciplinary – anche per abbattere, condividendoli, costi fissi, come ha ricordato Alessandro Testa, commercialista e Tesoriere dell´Ordine dei Dottori Commercialisti di Bergamo – e adoperarsi per l’introduzioone di incentivi fiscali per l’aggregazione e la trasmissione delle conoscenze.
Moderato da Silvia Vitali, del Comitato nazionale delegati Inarcassa, il convegno si è aperto con i saluti dell’ingegnere Donato Musci, consigliere Ordine Ingegneri di Bergamo, Roberta Orio, della Consulta degli Architetti Lombardi, e Chiara Raffaini, vicepresidente dell’Ordine degli Architetti di Bergamo, che ha ricordato come «a Bergamo c’è un architetto ogni 480 abitanti mentre la media europea è uno ogni 1000».
Creare le condizioni per valorizzare la categoria
Venire incontro alle esigenze della categoria è l’obiettivo del Consiglio Nazionale Architetti, ha spiegato il consigliere Cna Alessandra Ferrari: «Stiamo lavorando in sinergia con altre istituzioni, enti e università per creare le giuste condizioni per valorizzare la categoria, a cominciare dall’accesso al mondo del lavoro in tema di esami di stato e tirocini. Stiamo studiando anche come dare forma normativa a nuove società tecniche di professionisti e proposto la sostituzione degli studi di settore con rating di affidabilità, oltre a lavorare sulle norme Uni, sull’innovazione del Bim e a promuovere iniziative come Studi Aperti che il 26 e 27 maggio vedrà oltre 600 studi di tutta Italia aprire le porte al pubblico».
Dall’equo compenso al ruolo del sindacato
«Negli ultimi anni gli architetti hanno perso il 40% dei loro redditi – ha sottolineato Andrea Tomasi, presidente uscente della Fondazione Inarcassa, la Cassa nazionale di previdenza e assistenza per gli ingegneri e architetti liberi professionisti. Per questo servono maggiori garanzie come l’equo compenso e il contrasto ai bandi irregolari e allo split payment, oltre a promuovere la formazione di hub internazionali per accompagnare gli architetti italiani sui mercati esteri».
Paolo Recalcati, presidente Inarsind-Bergamo, che con oltre 100 iscritti è la sezione più numerosa di Italia, ha ricordato il ruolo del sindaco per le consulenze offerte e per la strumentazione messa a disposizione degli iscritti. «Occorre però una semplificazione e riduzione della burocrazia – ha aggiunto Ivan Locatelli, vicepresidente nazionale Inarsind. Per questo il 13 maggio siamo scesi in piazza per tutelare la categoria chiedendo di garantire un servizio di qualità e per esigere un giusto compenso».
Fare rete: due esempi di sinergie locali
A chiudere il convegno Fabrizio Bertocchi, del Coordinamento Liberi Professionsti di Nembro, e Fabio Maffezzoni dell’Associazione Architetti Camuni che hanno riportato esempi di sinergie locali e del perché fare rete.