L’opera di Shlomo Harush Now is Then and Then is Now, strettamente legata al concetto di tempo e alle metamorfosi di pensieri e cose che nel tempo avvengono, è anche il titolo della mostra che la galleria Building di Milano dedica, dal 23 giugno al 17 ottobre 2023, all’artista israeliano-americano che utilizzando scultura, pittura, fotografia e installazione, dà vita a un’arte multidisciplinare.
La registrazione e l’analisi dello scorrere del tempo è ciò che anima le opere in mostra. Attraverso l’utilizzo di materiali che esprimono visivamente il cambiamento e il possibile decadimento, Harush racconta la condizione umana, ritratta nel suo stato di perpetua metamorfosi. L’artista raggiunge questo scopo creando un legame metaforico tra l’esperienza umana e le opere esposte, descrivendo attraverso le loro superfici ruvide e consumate le possibili variazioni e trasformazioni che avvengono nella personale storia di ognuno. Harush riunisce simboli e archetipi contrastanti e ambivalenti, lasciando al pubblico la libertà di interpretarne il significato.
Circa trentacinque le opere in mostra, realizzate da Harush tra il 2002 e il 2023, dalle più maestose come Fragile (2005-2023), una grande massa metallica che si schiude sprigionando una luce potente e Untitled Horse (2023), una scultura che esplode anche al di fuori della galleria di via Monte di Pietà, a 32.000 Titles (2011), una sedia composta da migliaia di schede della biblioteca del Brooklyn Museum of Art di New York – raccolte durante un lasso di tempo molto ampio – che esprime lo scorrere del tempo e con esso il valore che gli oggetti acquistano grazie alla cura di chi li ha custoditi.
Due i simboli molto cari all’artista da sempre presenti nella sua ricerca. Il primo è il libro, considerato da Harush come soggetto scultoreo, adatto a diventare un oggetto in grado di diffondere bellezza sia con la parola stampata sia come oggetto plastico. La mostra, fra le altre opere, include anche una selezione di libri d’artista: questi pezzi unici sono delle raccolte di linguaggi artistici, “pensieri rilegati”, tra cui troviamo ad esempio The Last Supper (2019) e Chess (2004) e appunto Now is Then and Then is Now (2023), che dà il titolo alla mostra.
Il secondo simbolo è la sedia, interpretata come pura scultura: la sua funzionalità viene tralasciata a favore del suo potenziale scultoreo. Ne è un esempio Untitled – Sculpted Chair (2022) che, con la sua superficie metallica, illumina lo spazio circostante: la luce che riesce a generare contrasta con il materiale decadente delle opere circostanti.
Shlomo Harush
Nato a Gerusalemme nel 1961, Shlomo Harush ha studiato storia del Medio Oriente alla Hebrew University of Jerusalem e fotografia alla Hadassa Community College a Gerusalemme (1987-1990). Dopo un decennio trascorso in Israele, nel 1998 Harush si trasferisce a New York, dove attualmente vive e lavora.
Negli ultimi anni il suo interesse si è concentrato sulla metamorfosi di forme e materiali: nell’analisi congiunta di questi aspetti, ha raggiunto connessioni coinvolgenti tra arte e industria. Sperimentando con materiali industriali (inclusi alluminio, bronzo, e acciaio), l’artista fonde nel suo lavoro soggetti e oggetti quotidiani.
Per Shlomo l’arte è la manifestazione della libertà: non è soltanto un veicolo per comunicare la sua visione del mondo, ma la grande fisicità necessaria per creare le sue opere permette di liberare in modo immediato e non filtrato l’energia che dà forma al lavoro, traducendo il materiale in concetto e viceversa.
Lasciando che sia il materiale a guidare, anziché dominarlo, Shlomo lo spinge ad armonizzarsi con il mondo delle idee, trasferendo il disegno all’ambiente tridimensionale. Il momento di trasformazione in cui il disegno si trasforma in scultura e la scultura in disegno, passando da una dimensione all’altra, è reso possibile dalla luce e dall’ombra che, fondendosi con le opere, forniscono un’altra dimensione, non materiale, ma percepibile. È attraverso questa ambiguità che le sue opere sono in grado di rivelare movimenti che derivano dalla duplicazione del livello dell’immagine, o dal semplice passaggio dell’aria che dà movimento a questa arte leggera.