Sinfonia di una grande città, Luciano Baldessari e la cultura delle avanguardie

In occasione del 60° Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo, dal 27 aprile al 9 maggio il Teatro Donizetti di Bergamo ospita anche la mostra Sinfonia di una grande città, dedicata all’architetto, pittore e scenografo Luciano Baldessari (1896-1982).

La mostra, curata da Anna Chiara Cimoli, docente dell’Università degli studi di Bergamo e presidente della Fondazione Casva, è una testimonianza del metodo organico e transdisciplinare che accompagna Baldessari lungo tutta la sua carriera.

Scenografia teatrale per Wallenstein di Friedrich Schiller, Berlino, non realizzata, 1924. Inchiostro acquarellato su carta. Credit: Casva-Comune di Milano.

 

Baldessari attraversa con assoluta libertà i linguaggi del proprio tempo, sperimentando incurante di etichette e di affiliazioni: il Luminator – lampada, scultura e manichino “danzante” – è emblema di questo metodo. Alcuni esemplari di questo oggetto di design (prodotto oggi da Codiceicona, partner della mostra) affiancano i disegni nell’allestimento a cura dello studio Baldessari e Baldessari.

 

Il Luminato, oggi prodotto da Codiceicona (ph. courtesy Codiceicona).

 

L’inaugurazione di Sinfonia di una grande città. Luciano Baldessari e la cultura delle avanguardie, realizzata con il supporto dell’Università degli studi di Bergamo, prevede anche (il 28 aprile alle ore 17) l’esecuzione della Suite op. n. 25 di A. Schőnberg da parte di Roberta Vorzitelli, allieva del master in pianoforte contemporaneo del Conservatorio G. Donizetti.

Luciano Baldessari

Luciano Baldessari (Rovereto, 1896 – Milano, 1982) riceve le prime lezioni di disegno da Fortunato Depero. Nel 1916 è a Vienna, dove termina gli studi superiori presso la Scuola Reale.
Nel 1919 si iscrive al Politecnico di Milano, laureandosi in Architettura nel 1922; contemporaneamente frequenta i corsi di Prospettiva scenografica dell’Accademia di Brera. Nel 1923 si trasferisce a Berlino, dove vive fino al 1926. Qui lavora come scenografo con i registi Max Reinhardt, Erwin Piscator, Adolf Licho.
Tornato in Italia, realizza nel 1927 realizza l’allestimento della Mostra della Seta a Villa Olmo di Como e l’arredamento della biblioteca-libreria Notari in via Montenapoleone a Milano. Nel 1928 apre il primo studio milanese in via Santa Marta 25. Fra il ‘28 e il ‘30 realizza scenografie e costumi teatrali. Partecipa all’Expo di Barcellona del 1929 progettando lo Stand Tessili Italiani e il manichino metallico Luminator.
Nel 1930 riceve l’incarico di progettare il bar Craja, cui invita a collaborare Figini, Pollini e Melotti; qui conosce l’industriale Carlo De Angeli Frua, con cui stringe un rapporto di collaborazione. Seguono anni di intensa progettazione architettonica nel segno del razionalismo (stabilimento Italcima, Milano 1932, Padiglione della Stampa alla V Triennale, 1933, progetto per la Città Cinematografica di Milano, 1933, due sale per l’Esposizione dell’Aeronautica Italiana al Palazzo dell’Arte, 1934.
Convinto antifascista, in seguito Baldessari emigra negli Stati Uniti, dove vive dal 1939 al 1948 frequentando, fra gli altri, Calder, Sert, Léger, Papadaki, Mies van der Rohe, Gropius. Qui realizza il progetto per il Teatro della Moda di Elizabeth Arden, numerose scenografie e opere pittoriche.
Tornato a Milano, è uno dei protagonisti della riflessione sulla ricostruzione e la “sintesi delle arti”: esempi illustri sono l’atrio e lo scalone d’onore alla IX Triennale di Milano (1951) e i padiglioni Breda alla Fiera Internazionale (1951-56), a cui chiama a collaborare Lucio Fontana (1953 e 1954), Attilio Rossi (1954) e Umberto Milani (1954). Negli stessi anni firma importanti allestimenti di mostre.
Nel 1956-57 è invitato a progettare un grattacielo all’Hansaviertel di Berlino. Dal 1958 è capogruppo per la progettazione di un lotto di edifici residenziali nel quartiere INA-Casa Feltre a Milano. Del 1962-66 è il progetto per la casa di riposto Villa Letizia a Caravate (Varese), con la contigua cappella di Santa Lucia.
Gli ultimi anni sono punteggiati da numerose mostre. Nel 1978 riceve il premio “A. Feltrinelli” dall’Accademia Nazionale dei Lincei.

L’archivio delle opere di Baldessari è conservato al Politecnico di Milano (disegni tecnici, documenti e corrispondenza di carattere professionale), al Mart di Rovereto (corrispondenza privata e biblioteca) e al Casva del Comune di Milano (scenografie e opere grafiche, con alcuni modelli disegni tecnici). I tre istituti collaborano nella tutela, valorizzazione e messa in rete dell’archivio.

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