SOTTSASS 100 ANNI, TUTTE LE MOSTRE

In aprile era stata la Galleria Antonia Jannone con The Indian Memory, la mostra delle ceramiche disegnate da Ettore Sottsass Jr. tra il 1972 e il 1973 e prodotte per la prima volta da Alessio Sarri nel 1987.

Poi è stata la volta dei vetri, con un’importante esposizione (che si conclude il 30 luglio) a Le Stanze del Vetro a Venezia. Prosegue Vitra con Rebel and poet, esposizione inaugurata il 13 luglio che proseguirà fino al 24 settembre al Schaudepot del Campus Vitra nei pressi di Basilea.

Una settimana dopo, il 21 luglio, è stata inaugurata al Met Breuer di New York Design Radical, curata da Christian Larsen (fino all´8 ottobre).

Infine, dal 15 settembre, sarà la Triennale di Milano a celebrare i 100 anni della nascita di Sottsass al Triennale Design Museum con There is a Planet, curatrice Barbara Radice, sua seconda moglie, ispiratrice – pare che Memphis abbia preso il nome dal titolo dell’articolo con la prima intervista di Barbara a Sottsass nel 1976 a New York – biografa e depositaria del patrimonio di idee, progetti e esplorazioni dell’esistenza umana – tra pop, provocazione e cultura hippy – che al di là degli oggetti costituisce l’autentica eredità di Ettore Sottsass Jr, scomparso a 90 anni il 31 dicembre 2007.

Ritratto di Ettore Sottsass, © Photo Bruno Gecchelin, 1974 by SIAE 2017

 

Ribelle e poeta al campus Vitra

La mostra Ettore Sottsass – Rebel and Poet nello Schaudepot del Museo Vitra a Weil am Rhein, inaugurata il 13 luglio con Aldo Cibic, che con Sottsass è stato uno dei fondatori di Memphis, presenta mobili, prodotti, fotografie e scritti del designer che non si mai è lasciato vincolare dal concetto di forma / funzione.

Le opere più famose di Sottsass sono i mobili da lui progettati per il gruppo Memphis che fecero furore negli anni ´80 e furono innovatori nel linguaggio formale del design postmoderno. I colori, i disegni, le forme accese degli oggetti di Memphis sono stati ispirati da soggetti legati al quotidiano, dalla cultura pop e dalle culture extraeuropee, che Sottsass aveva avuto occasione di conoscere nel corso dei suoi numerosi viaggi negli anni ´60. Cosi sono nate la libreria Carlton (1981), le lampade Ashoka (1981) e Tahiti (1981) e la scrivania Tartar (1985).

Da sinistra, le lampade Tahiti (1981), Don e Halo (ca 1988), foto Hans Jürgen

 

Il rivoluzionario lessico progettuale dei disegni Memphis si era potuto comunque già riscontrare nelle sue opere degli anni ´50. Nel ruolo di direttore artistico del mobilificio Poltronova (1958-1974) sviluppò un suo stile utilizzando un´espressiva combinazione di colori e strutture. Durante la sua attività di designer per la Olivetti, durata molti anni (dal 1957 in poi) creò oggetti leggendari come la macchina da scrivere Valentine (1969) che divenne un simbolo del pop design. Sottsass portò a termine le sue acclamate progettazioni sia in veste di partecipante alla mostra “Italy, the new domestic landscape” nel museo di arte moderna (1972), sia come figura centrale dell´iniziativa di design global tools (1973-1975), sia come membro del collettivo di design Alchimia (1976-1980). Tutte occasioni per sfidare il gusto borghese ormai consolidato con oggetti poetici e non convenzionali.

Ettore Sottsass Jr e Perry A. King, macchina per scrivere Olivetti Valentine, 1969, foto Alberto Fioravanti, courtesy Studio Ettore Sottsass

 

La mostra illustra questo sviluppo con opere-chiave come per esempio il sofa Califfo (1964), il comò Cubirolo (1966-67) e pezzi dalla serie mobili grigi (1970) per Poltronova, o con oggetti più rari come la sedia tappeto volante (1974), dove è rappresentata l´apparente leggerezza con cui unisce la cultura pop e la spiritualità dell´era hippie. Oggetti come la sedia seggiolina da pranzo (1979-80) per Alchimia e altri spettacolari oggetti Memphis mostrano come Sottsass arrivò a un linguaggio formale unico.

La mostra è completata da numerosi testi scritti da Sottsass e da fotografie tratte dalla serie metafore (1972-1979) che sottolineano la ricerca di senso e di risposte alle domande fondamentali della produzione e mostrano che l´interesse di Sottsass per la spiritualità e le culture arcaiche divenne una diretta fonte di ispirazione per i suoi progetti.

 

Ettore Sottsass: il vetro

Alle Stanze del Vetro, sull’isola di San Giorgio Maggiore, fino alla fine di questa settimana sono invece in mostra più di 220 pezzi, la maggior parte provenienti dalla collezione Mourmans e molti dei quali esposti per la prima volta al pubblico.

Sebbene in contatto con Murano almeno dal 1946, quando si occupa della sezione Artigianato per la Triennale, Sottsass si misura veramente con le molteplici soluzioni offerte dal vetro solo a partire dagli anni Settanta, con la prima serie realizzata per la vetreria Vistosi nel 1974 e con la volontà di fare vetro con la “V maiuscola”. In seguito, dopo la fondazione del gruppo Memphis (1981), disegna vere e proprie sculture affidate ai maestri della vetreria Toso Vetri d’Arte, oggetti di vetro che esaltano il colore e la trasparenza del materiale, non più solo dei contenitori. È nell’ambito di questa collaborazione che introduce l’impiego della colla chimica, sfidando una tradizione secolare. Lavorerà poi anche per Venini, disegnando splendide lampade e oggetti distanti da finalità d’uso, senza mai perdere di vista le sofisticate combinazioni cromatiche create dalle sovrapposizioni dei piani in vetro.

Un’immagine dell’esposizione veneziana tuttora in corso (ph Enrico Fiorese) 

 

«I vetri di Sottsass sono organismi complessi, disegnati come se fossero dei personaggi”– spiega il curatore della mostra Luca Massimo Barbero. L’architetto/artista spezza i confini tecnici degli oggetti con l’intrusione di materiali come vetro, plastica, Corian, vivificandoli. Sono delle presenze composte da più elementi che ruotano comunque attorno al vetro, elemento puro e misterioso, che nasce da un’alchimia di elementi naturali trasformati dal fuoco».

 

There is a planet

Il titolo della mostra monografica che si aprirà in Triennale il 15 settembre infine, è quello del progetto di un libro, sviluppato da Sottsass negli anni ’90 e mai realizzato, per l’editore tedesco Wasmuth. Il volume avrebbe dovuto accogliere in cinque gruppi, con cinque titoli diversi e altrettanti testi, fotografie scattate da Sottsass nel corso dei suoi viaggi intorno al mondo: foto di architetture, case, porte, persone, situazioni che riguardano l’abitare e in generale la presenza dell’uomo sul pianeta. Il corpo principale della mostra milanese, in nove stanze, si articolerà intorno a nove temi individuati a partire dalla lettura dei volumi di archivio che raccolgono gli scritti di Sottsass. Ogni tema/stanza e relativo gruppo di opere sono accompagnati da brevi citazioni di scritti per seguire da vicino il percorso del suo impegno e della sua poliedrica, vasta attività.

Più che per fasce cronologiche, documenti e oggetti in mostra (allestimento di Michele De Lucchi, progetto grafico Christoph Radl) saranno organizzati per umori e tendenze, che si accavallano e sfumano gli uni negli altri, allacciandosi ai precedenti e ai successivi.

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