Il futuro di Milano

Stefano Boeri non ha bisogno di presentazioni: intellettuale e divulgatore eccellente, é protagonista in questi anni del dibattito sull´evoluzione delle cittá e del territorio, ed in particolare di Milano, cittá ultimamente interessata da forti cambiamenti e da un evento di importanza decisiva come l´Esposizione Universale del 2015. Boeri, fino a poche settimane fa membro della consulta architetti per Expo (incarico che ha ora lasciato per candidarsi a sindaco di Milano) ci parla con chiarezza e luciditá di questi temi, portando numerosi riferimenti alle potenzialitá del programma rispetto alla trasformazione di Milano ed aggiungendo il proprio, fondamentale, punto di vista a quello degli altri membri della consulta finora intervistati da IoArchitetto.

Sull´Expo si é giá detto molto, forse tutto. Poco si é detto invece su Milano. Se Expo sará una svolta come sará Milano, prima, durante e dopo la cura?

Penso che l´Expo a Milano sia un´occasione unica per ragionare sul rapporto tra cittá, natura e agricoltura. Cioé sul futuro degli habitat umani nei prossimi decenni. Grazie all´idea di un Orto Planetario abbiamo la possibilitá di costruire una porzione importante di un´agricoltura di nuova generazione; un´agricoltura urbana che sappia rendere disponibile – per Milano e per i suoi cittadini – una grande varietá di prodotti agricoli, di legno da taglio, di energia, di programmi di educazione alimentare, di zootecnia. E una varietá di paesaggi oggi impensabile, che aggiungeranno qualitá e biodiversitá faunistica e vegetale alle monocolture cerealicole che sono le sole oggi a caratterizzare il territorio agricolo attorno a Milano. Grazie all´Expo avremo la possibilitá di costruire un paesaggio agricolo e agroalimentare inedito, che diventerá un esempio di trasformazione del paesaggio urbano e rurale per tutto il mondo. Il sistema delle cascine é un altro aspetto fondamentale del progetto Expo. Le cascine milanesi hanno tuttora potenzialitá enormi dal punto di vista produttivo; del resto solo nella misura in cui l´agricoltura é capace di produrre valore é possibile difenderla dalle politiche di crescita ?estensiva? della cittá. Solo se l´agricoltura “vale” é possibile evitare che venga gradualmente erosa dalla sfera urbana, che invece puó crescere su sé stessa puntando su altre strategie come la densificazione, la ricostruzione di zone obsolete o il recupero di aree abbandonate. Il modello proposto da Expo é un paesaggio agricolo di nuova generazione, un parco a tema per la ricerca in agricoltura con un ruolo strategico rispetto alla filiera agro-alimentare milanese, regionale e italiana.

Ma se l´intervento sulle aree di corona urbana sará sicuramente una svolta, e se da un lato Milano aspira a diventare una cittá guida a livello internazionale, dall´altro persistono situazioni, anche banali, ma notevolmente critiche: sosta caotica, violazione sistematica dei limiti di inquinamento, scarsa diffusione di verde. Che ruolo puó avere Expo in questo senso?

Sono questioni strettamente legate alle politiche portate avanti a livello locale. Molte di queste possono essere coordinate grazie a progetti come il Metrobosco che ho proposto tempo fa: una sorta di ?corona verde? che circonda la tangenziale e che blocca la crescita intensiva. Senza dubbio, uno dei punti chiave di intervento é la mobilitá e da questo punto di vista io propongo che sul perimetro della cittá sia realizzato un sistema di nodi di interscambio (con la metropolitana, come accade a Famagosta o a Molino-Dorino, o con linee di superficie) cosí efficienti che una buona parte delle 500mila automobili che entrano ogni giorno in cittá ne restino fuori. Un sistema di ecopass non limitato al centro di Milano ma esteso a tutta l´area urbana, che sia coordinato a livello metropolitano-regionale.

Il nuovo masterplan dell´Expo piú che un piano é un sistema caratterizzato da una certa componente temporale e dinamica. Cosa in sintesi lo distingue rispetto ad altre esposizioni e quali sono gli aspetti che lo potrebbero imporre come nuova tendenza?

Ció che distingue principalmente il nuovo masterplan é il fatto che non punta a costruire dei “contenitori”, ma si rivolge direttamente al tema dell´Expo: la nutrizione. Chiama i Paesi partecipanti a mettere in scena a Milano nel 2015 pratiche che riguardano la coltivazione, la degustazione, la cultura alimentare di una nazione. Offre loro la terra per farlo. Un altro aspetto innovativo é che ad ogni Paese viene dato uguale spazio e uguale risalto, perché tutti si affacceranno sul viale principale dell´Expo, senza distinzioni di ordine economico o di potere geopolitico. Credo che il concetto di questa Expo sia completamente differente da quanto é stato fatto ad esempio in Cina dove, seguendo lo schema tradizionale e ormai datato delle esposizioni universali, ogni Paese mette in mostra sé stesso allo scopo di invogliare un turismo generico. Nel caso di Milano é diverso: ogni Paese deve trovare le ragioni per contribuire a costruire il paesaggio inedito di un orto planetario, un luogo dove, per di piú, vengono ricostruiti i biomi caratteristici di varie parti del pianeta. Un parco a tema con un grande valore scientifico e economico.

Come vede in questo quadro i progetti della Via d´Acqua, che conosco bene per averla sviluppata con il Settore Pianificazione del Comune, e della Via di Terra?

Per quel che riguarda la Via d´Acqua, credo sia fondamentale il ruolo delle cascine; la Via di Terra che abbiamo proposto é invece un percorso analogo a quello interno al sito Expo che in questo caso connette tra di loro le eccellenze e i luoghi notevoli che caratterizzano il cuore di Milano.

Per Hannover il tema era la sostenibilitá, ma non é stato economicamente sostenibile, a Saragozza il tema era l´acqua e l´evento ha fatto acqua, a Lisbona era il mare e, nonostante qualche criticitá, sembra che, tutto sommato, abbia funzionato. In che misura il tema puó contribuire o meno al successo di un´esposizione universale?

Il tema é fondamentale. Soprattutto per l´Italia il successo dell´Expo puó servire da volano per portare il maggior numero possibile di visitatori a conoscere le nostre eccellenze in campo agroalimentare. Credo ci sia una differenza fondamentale tra Expo Milano e Expo Shanghai: mentre quest´ultimo é concepito come una vetrina del mondo rivolta a milioni di potenziali turisti cinesi, Milano vuole ospitare davvero gli sforzi del mondo su tema della nutrizione e far diventare questa presenza un fattore di grande attrattivitá.

Riprendo una domanda giá proposta a Joan Busquets: Expo é un´opportunitá ma spesso é anche un´incognita, soprattutto economica. Come é possibile tenere sotto controllo il “rischio fiasco?”

Lavorando ad un progetto intelligente, originale, evitando di seguire modelli che nel nostro contesto sono ormai vecchi, proponendo un progetto “leggero” che abbia ricadute diffuse e positive a livello economico e culturale.

Stefano Boeri

Fino al 2007 direttore di Domus e attualmente direttore del mensile Abitare, nonché coautore di diversi volumi e collaboratore di numerose pubblicazioni, l´architetto Stefano Boeri, nato nel 1956, é professore di Urban Design presso il Politecnico di Milano. In passato é stato visiting professor per Harvard GSD, MIT e Berlage Institute. Fondatore della rete di ricerca internazionale Multiplicity (www.multiplicity.it), gruppo di studio interdisciplinare sulle trasformazioni territoriali e sulle forme con cui le diverse discipline osservano e rappresentano la cittá, Boeri é altresí titolare dello studio Stefano Boeri Architetti, impegnato nella progettazione architettonica e urbanistica contemporanea. Tra i lavori realizzati di recente la nuova sede RCS di Milano e la ristrutturazione ambientale e turistica dell´ex Arsenale alla Maddalena. Tra i progetti in corso le torri residenziali ecocompatibili di Milano Porta Nuova-Isola (il “bosco verticale”). www.stefanoboeri.net

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