Temi centrali dell’esposizione Home Sweet Home, aperta qualche giorno fa al Palazzo dell’Arte in occasione dei cento anni di Triennale Milano, l’evoluzione dell’idea di casa e di abitare e i cambiamenti che nell’ultimo secolo hanno caratterizzato la sfera della casa.
Curata da Nina Bassoli, la mostra si articola in dieci ambienti totali site-specific, con le installazioni progettate da alcuni tra i più interessanti studi di architettura, gruppi e centri di ricerca internazionali, come i londinesi Assemble Studio, la paesaggista francese Céline Baumann, la designer Matilde Cassani, il Canadian Center for Architecture, il gruppo di ricerca Dogma, lo studio di architettura catalano Maio il collettivo Sex & the City e con i lavori dell’architetta siciliana Maria Giuseppina Grasso Cannizzo, dello studio Diller Scofidio + Renfro e dello studio Lacaton & Vassal Architectes. Questi ambienti site-specific dialogano con cinque sezioni storiche tematiche, che nascono come incursioni negli archivi storici di Triennale.
«Affrontare temi quali casa e lavoro, maschile e femminile, produzione e riproduzione, spazio pubblico e spazio privato – spiega Nina Bassoli – è diventato imprescindibile per una seria e attenta riflessione sulla progettazione dell’ambiente domestico, che non può non partire da un’attenzione costante all’accessibilità delle informazioni e all’inclusività».
Fin dalle prime Esposizioni Internazionali la casa è stata oggetto di indagine per Triennale (come per l’Esempio di soggiorno in alloggio rurale progettato da Vittorio Gregotti, Lodovico Meneghetti e Giotto Stoppino per la 12a Triennale del 1960 della foto di apertura, proveniente dagli archivi di Triennale).
«Dalle case nel Parco degli anni Trenta all’ottimismo modernista della ricostruzione e al boom economico fino alle esperienze postmoderne e decostruttiviste – prosegue Bassoli – il tema si è materializzato in sperimentazioni audaci in grado di veicolare nuovi linguaggi, nuove aspirazioni etiche e nuovi programmi per l’architettura. Oggi, l’opera di architette, architetti e gruppi di ricerca contemporanei fa emergere con forza una nuova sensibilità, dove il lavoro di cura è da intendere come azione fondante dell’abitare, ovvero del processo di costruzione dello spazio e dell’architettura».
In discontinuità con il passato, l’inedita presenza nella mostra di progettiste donne, qui in grande maggioranza, e una nuova sensibilità verso i valori della cura e dell’ambiente.
Il progetto di allestimento, realizzato da Captcha Architecture, riprende frammenti di allestimenti di mostre passate per rimetterli in campo in una nuova veste.
I dispositivi di supporto per le sezioni storiche sono così assemblaggi iperstatici composti da gambe provenienti da vari tavoli espositivi conservati nei magazzini di Triennale, riadattati con la cura che si riserva a un oggetto amato che non si vuole buttare nonostante abbia perso la sua efficacia funzionale.
Il percorso espositivo si articola in cinque sezioni storiche tematiche, che riuniscono oggetti e materiali storici presi dagli archivi di Triennale e ripercorrono i cento anni della storia dell’istituzione, dal 1923 al 2023. In questo percorso si inseriscono dieci ambienti site-specific come delle mostre nella mostra.
Tra di essi anche Trasformare, non demolire, incentrato sulle trasformazioni dei Grands ensemble francesi a opera di Lacaton & Vassal, e il riallestimento di Inside-out: la finestra sul giardino, opera concepita nel 1986 nell’ambito della 17ª Esposizione Internazionale da Diller Scofidio + Renfro per Il progetto domestico, e restaurata filologicamente dal Dipartimento di Conservazione e Restauro di Triennale Milano in collaborazione con la Scuola di Restauro di Botticino e con la supervisione dello studio statunitense.
Home Sweet Home rimarrà aperta al pubblico fino al 10 settembre 2023.