Trienniale di architettura di Sharjah, impermanenza e adattamento

Curata dall’architetta nigeriana Tosin Oshinowo, la Triennale di architettura di Sharjah, negli Emirati Arabi Uniti, in programma dall’11 novembre 2023 al 10 marzo 2024, vedrà la presenza di 29 architetti, designer e studi provenienti da 25 Paesi, impegnati a riflettere sul tema The Beauty of Impermanence: An Architecture of Adaptability.

 

Rendering di un edificio ad Al Madam, nella regione di Sharjah, progettato da Herman Hjorth Berge.

 

La Trienniale è una piattaforma per l’architettura e l’urbanistica che mira a coinvolgere un pubblico eterogeneo in un dibattito collettivo sull’architettura secondo un approccio multidisciplinare che favorisca la comprensione del ruolo più ampio della disciplina, inclusa la sua relazione con le questioni sociali e ambientali.

 

Campus della fondazione Hunnarshala a Bhuj, in India, il cui tetto è realizzato con una tecnica balinese in paglia e riso, ph. ©Andreas Deffner.

 

Spiega la curatrice: «La risposta a come costruire un futuro sostenibile nel nostro presente precario affonda le sue radici nelle tradizioni dell’architettura e del design che ci accompagnano da generazioni e continuano a evolversi. In tutto il sud del mondo molti professionisti, artigiani e comunità hanno abbracciato tradizioni di lunga data che sono state sistematicamente ignorate. Questi approcci danno priorità alla comprensione dell’impermanenza, della provvisorietà, alla reattività inventiva ai limiti e a una psicologia del collettivo che è essenziale per il nostro futuro condiviso».

 

Cambio, il progetto in corso di Formafantasma, che indaga la catena di fornitura del legno.

 

In questa edizione della Triennale di Sharjah verranno esplorate soluzioni progettuali costruite a partire da condizioni di scarsità. Mentre l’attuale prospettiva globale sulla sostenibilità si basa sull’innovazione tecnica, questo diverso punto di vista dà priorità alle soluzioni contestuali, alla condivisione delle risorse e al riuso.
Verranno mostrati esempi di lavoro basati su una nozione fondamentale di rigenerazione e rinnovamento; verranno esplorate tecniche che abbracciano l’idea che tutto è impermanente e soggetto a evoluzione e riparazione, e che funzionano con la natura piuttosto che contro di essa.

 

Render di Resource Autonomy, collaborazione tra il progettista neozelandese Henry Glogau e l’architetto danese Aleksander Kongshaug.

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