Il complesso produttivo del Fienile, progettato da +tstudio, recupera le preesistenze di alcuni depositi agricoli riconnettendoli a un vecchio manufatto in cemento armato destinato alla produzione casearia. Ora alla produzione e stagionatura si integrano attività di formazione e divulgazione.
Il concept del progetto di Vincenzo Tenore si sviluppa a partire dalla volontà di integrare in un unico manufatto le preesistenze, valorizzandone le tracce, e di instaurare un dialogo sinergico con il paesaggio rurale circostante e la cultura materiale locale.
La riqualificazione architettonica e la rifunzionalizzazione dello stabilimento produttivo imposta il suo approccio progettuale sugli elementi iconografici territoriali presenti nel paesaggio e nell’azienda stessa: i capanni, le tettoie, i fienili, i ricoveri temporanei degli animali, realizzati quasi sempre in lamiera zincata e legno.
Le scelte progettuali sono prevalentemente indirizzate all’utilizzo di soluzioni tecnologiche sostenibili e di materiali naturali, riciclabili e, soprattutto per l’involucro esterno, evolutivi, ovvero che si modificano con l’avanzare del tempo. L’alluminio puro, non trattato, utilizzato per il rivestimento esterno subisce un processo che lo porta a perdere la sua luminescenza e ad acquistare toni sempre più opachi; la sua piegatura a ondulina è un riferimento alla tradizione locale di rivestire gli essiccatoi (di tabacco o paglia) con lamiere di zinco.
I lati minori dei volumi, configurati con la tipica forma a capanna acquisita dai preesistenti manufatti, sono realizzati in pietra locale, recuperata dal materiale di crollo di una masseria di famiglia avvenuto a seguito al sisma del 1980, e in pannelli di lana di roccia compressa ad alta pressione. Quest’ultima è un elemento naturale che subisce forti escursioni cromatiche a contatto con l’aria, passando da un colore giallo intenso a un marrone quasi tannico, legnoso.
La coibentazione dell’edificio, necessaria insieme al recupero dell’umidità del terreno attraverso un sistema di cascate interne, è realizzata con lana di pecora e scarti di lavorazione dell’industria magliara e della filatura del distretto toscano di Prato.
Gli interni dedicati alla produzione sono rivestiti in lamiera bianca grecata, mentre quelli dedicati alla divulgazione sono in legno di rovere naturale e una pitturazione a base di estratti della lavorazione del latte del distretto produttivo del Sulcis in Sardegna.
Il layout funzionale del complesso produttivo si snoda su due percorsi principali: quello della produzione, che muove dal vecchio caseificio, in cui sono realizzati con particolare cura anche gli ambienti destinati al personale, espandendosi nelle nuove aree fino all’hangar di affinamento. Quello dedicato alla formazione e divulgazione e all’amministrazione con accesso diretto dall’esterno è al piano superiore, in cui sono presenti una sala meeting, una sala di degustazione e formazione e la direzione amministrativa.
Da questo livello, tramite una passerella sospesa si accede al volume a tutt’altezza dell’hangar di affinamento per poter visitare gli spazi della produzione senza interferire con le attività. La sala didattica rappresenta infatti la cerniera in cui si osservano le due macro aree funzionali, attraverso una grande apertura vetrata interna.
Le fasce nere di alluminio preaccoppiato sottolineano le sagome fondamentali dei volumi e raccordano con chiarezza i diversi materiali impiegati nella costruzione: la pietra, l’alluminio, la lana di roccia, il cemento industriale.
Grandi aperture caratterizzano l’intero progetto, instaurando quel rapporto dialettico con il paesaggio circostante, ancora intatto, che continua a raccontare, anche con questo intervento, del rispetto che chi opera nella storia di questi luoghi porta alla terra.