V&A East Storehouse, il museo-deposito dinamico di Diller Scofidio + Renfro

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Dopo dieci anni di progettazione, ascolto e costruzione, sabato 31 maggio ha aperto al pubblico il V&A East Storehouse, deposito visitabile dell’eterogenea collezione – dalla piccola alla grande scala, dalla Egg Chair di Arne Jacobsen del 1958 ai poster di Jimi Hendrix, dagli abiti di Dior o di Azzedine Alaïa ai frammenti di tessuti dell’antico Egitto – che il Victoria&Albert conserva.
Una collezione di 2,8 milioni di oggetti dei quali solo 60.000 sono esposti nelle sale di Cromwell Road e che ora diventano in parte (oltre 500.000) accessibili in questo nuovo edificio – che è insieme deposito, conservatorio, archivio, centro di restauro e luogo di visita – nella duplice modalità di ‘Order an Object’ e di ‘Object Encounters’.

 

Ph. ©Hufton+Crow

 

Costruito all’interno del Queen Elizabeth Olympic Park, sul sito nel 2012 occupato dal centro stampa e televisione delle Olimpiadi di Londra, nel progetto architettonico di Diller Scofidio + Renfro il V&A East Storehouse sviluppa una superficie di 16.000 metri quadrati organizzati su quattro livelli.

 

Ph. ©Hufton+Crow

 

Dall’atrio a livello della strada, per mezzo di una passerella i visitatori passano attraverso le scaffalature dei magazzini prima di emergere nella Weston Collections Hall, un ampio spazio di 20 metri di altezza circondato su tutti i lati da depositi di opere.
Anche grazie al soffitto molto luminoso, la sensazione che si riceve è quella di trovarsi in un luogo aperto e sconfinato come la vastità delle collezioni che accoglie e, nello stesso tempo, di trovarsi in uno spazio generalmente non aperto al pubblico.

 

Ph. ©Hufton+Crow

 

In parte vetrato, il pavimento della Weston Hall consente di vedere anche sei oggetti che appartengono alla collezione del V&A e che a causa delle loro dimensioni non erano mai stati esposti al pubblico: un ufficio degli anni Trenta realizzato per Kaufmann, l’unico progetto di interni di Frank Lloyd Wright completo al di fuori degli Stati Uniti; una Frankfurt Kitchen in scala 1:1 progettata da Margarete Schütte-Lihotzky; il soffitto decorato e intagliato del Torrijos Palace, edificio del XV secolo vicino a Toledo oggi demolito; il colonnato di Agra (17esimo secolo); un frammento architettonico di una residenza inglese che sorgeva a est di Londra; e infine una scena teatrale di 10 metri per 11 dello spettacolo dei Balletti Russi Le Train Bleue del 1924, il più grande dipinto mai realizzato da Picasso.

 

Ph. ©Hufton+Crow

 

Invertendo la distribuzione tipica dell’organizzazione museale, lo spazio accessibile al pubblico, con le casse delle collezioni aperte e visitabili, si trova nel centro dell’edificio mentre gli ambienti destinati alla conservazione, dove le opere devono essere protette da luce e umidità, e quelli destinati alla ricerca, al restauro e alla riproduzione fotografica professionale degli oggetti sono collocati lungo il perimetro esterno.

 

Non mancano spazi pubblici dove sostare e una caffetteria, la e5 Storehouse, il cui design degli interni è stato affidato al nuovo studio di architettura ‘Thing’ di Lucas Facer, Thomas Randall-Page e Patrick Fryer, e gestita dal team di e5 Bakehouse e e5 Poplar.

Rispetto ad analoghe esperienze – come il Depot Boijmans Van Beuningen di Winy Maas a Rotterdam – nel V&A East Storehouse le modalità pubbliche di fruizione sono organizzate in due modi. ‘Order an Object’ consente a chiunque di prenotare online fino a 5 oggetti, che potrà visionare dal vero. Attiva dal 13 marzo, la modalità finora ha generato 250 richieste (l’oggetto più richiesto è stato un abito da sera del 1954 di Balenciaga in taffetà di seta rosa).

 

ph. ©Hufton+Crow

 

L’altra possibilità (‘Object Encounters’) è quella di una visita guidata per piccoli gruppi, anch’essa da prenotare online ma che si svolgerà in giornata. Gli oggetti che si incontreranno saranno ogni volta diversi, il che incentiva a visitare il luogo più volte.

«Il V&A East Storehouse è una fucina di attività e una rara opportunità di osservare, ascoltare e osservare da vicino l’attività quotidiana di un museo in piena attività. Da complessi lavori di conservazione alle nuove acquisizioni dagli oggetti in deposito o in esposizone a quelli che vengono spediti per i prestiti, qui c’è sempre qualcosa di nuovo da vedere», dice Kate Parsons, direttirce della Collections Care and Access del museo.

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