XXV COMPASSO DORO I PREMI ALLA CARRIERA

Lo scorso 20 giugno, al Castello Sforzesco di Milano, oltre ai premi e alle menzioni d’onore ai prodotti di design, la XXV edizione del Compasso d’Oro Adi ha consegnato undici premi alla carriera. Questo l’elenco dei premiati: Giovanni Anzani, Alberto Spinelli, Aldo Spinelli; Angelo Cortesi; Donato D’Urbino e Paolo Lomazzi; Ernesto Gismondi; Adolfo Guzzini; Giovanna Mazzocchi; Giuliano Molineri; Nanni Strada. Per i riconoscimenti internazionali: Zeev Aram; Chris Bangle; Milton Glaser. Sono stati infine consegnati tre premi Targa Giovani a Lunghi, Valesin e Zengiaro.

 

Giovanni Anzani, Alberto Spinelli, Aldo Spinelli – Spesso si dice che per correre veloce devi correre da solo, ma per andare lontano devi correre con altri. Massima smentita nei fatti da questi amici, prima che soci, che hanno saputo correre velocemente andando lontano e in questa corsa sempre orientandosi attraverso la cultura del design. Un impegno imprenditoriale che nel tempo si è saputo unire a un non meno importante impegno istituzionale per la diffusione e la difesa del made in Italy. 

 

Angelo Cortesi – Il suo coraggio non retorico
di sperimentare il futuro è un esempio per tutta la cultura
del progetto: il coraggio di sperimentare tecnologie, metodologie e linguaggi espressivi, sempre concentrato sulla visione di un design vicino all’uomo e ai suoi sogni. Durante tutto il suo percorso professionale ha spesso inaugurato ambiti inespressi
per il design e in particolare
quello del design degli spazi e
dei servizi pubblici. Cultura vasta e articolata tra ambiti scientifici e artistici ha sempre coniugato un generoso impegno civile senza mai risparmiare il proprio contributo all’ADI, quale riferimento per la cultura del progetto Made in Italy. 

 

Donato D’Urbino e Paolo Lomazzi – Artefici, con Jonathan De Pas,
di uno degli studi protagonisti del design italiano, hanno saputo con coraggio esplorare sempre nuovi ambiti e dimensioni progettuali, mantenendo inalterate nel tempo curiosità e capacità innovativa non retorica. La capacità anticipatoria di cogliere fenomeni e problematiche spesso inespresse hanno collocato il loro lavoro in una contemporaneità continua. Un esempio di metodo e intuizione che è un esempio per quanti operano nella cultura del progetto. 

 

Ernesto Gismondi – Ingegnere aerospaziale, docente universitario e imprenditore,
in sintesi: uomo di ingegno poliedrico. Fondatore di Artemide, da subito utilizza i processi di design come fattore distintivo e in questo lungo percorso incentiva e valorizza collaborazioni con il mondo del progetto nazionale e internazionale. Esempio coerente di come il progetto di design possa essere concreta leva strategica di crescita culturale ed economica, ha sempre operato affinché il design italiano potesse essere esempio virtuoso a livello internazionale. 

 

Adolfo Guzzini  – La ricerca dell’eccellenza in
un mondo globalizzato e la valorizzazione del saper fare italiano sono tratti distintivi che hanno sempre accompagnato il suo percorso. Saper guardare lontano senza perdere il contatto con il proprio territorio è azione di per sé meritevole, ma averla realizzata costantemente attraverso la pratica quotidiana del design a trecentosessanta gradi è fatto importante per l’intera cultura del progetto e del Made in Italy. 

 

Giovanna Mazzocchi – Interprete coerente della tradizione editoriale di famiglia, ha saputo progettare e rilanciarne l’identità culturale a livello internazionale. Un’identità che ne premia i contenuti profondi con
il successo editoriale. Con la sua azione costante ha contribuito
in maniera fondamentale alla divulgazione dei principi del saper fare italiano nel mondo. 

 

Giuliano Molineri – Promotore e facilitatore del design italiano in uno dei suoi ambiti più riconosciuti al mondo: il transportation design. La sua attività istituzionale pubblica è stata sempre volta ad affermare il ruolo del design come cardine dello sviluppo economico nazionale in una proiezione di relazioni internazionali. L’ADI desidera inoltre riconoscergli la sua opera di intelligente e positivo ‘compositore’ nei primi anni Duemila, anni certamente tra i più difficili della lunga storia dell’ADI, superati i quali l’associazione ha assunto il ruolo di attiva e riconosciuta rappresentanza dell’intero territorio nazionale. 

 

Nanni Strada – Coerenza e costanza sono fattori che hanno contraddistinto il suo percorso professionale. Ricerca costante su materiali e tecniche d’avanguardia, unita alla personale intuizione di un linguaggio capace di rappresentare le nuove istanze di un mondo globalizzato nei bisogni, ma anche nei desideri, fanno di Nanni Strada attore imprescindibile nell’evoluzione del concetto di stilista di moda verso quello di fashion designer. Il suo lavoro è un esempio per impegno culturale, finalizzato a superare il concetto di stagionalità o sartorialità dell’abito, un impegno indirizzato verso il concetto di “abito come elemento puro” perseguito con coerenza e coraggio.

 

Zeev Aram – Una carriera basata sulla fiducia costante nel valore del design
e dei suoi principi ispiratori. Particolarmente importante il suo personale contributo alla conoscenza e divulgazione
del design italiano nella cultura anglosassone. Imprese e progettisti del Made in Italy hanno trovato in lui, in tempi non sospetti, un concreto ed entusiastico supporto per l’ampliamento dei loro confini di influenza oltre che di mercato.

 

Chris Bangle  – L’entusiasmo e la capacità
di guardare verso il futuro contraddistinguono il suo percorso professionale nel mondo del car design realizzando numerosi progetti per numerose industrie automobilistiche. La sua lunga carriera professionale si distingue in particolare per la coraggiosa creazione per il brand BMW di
un nuovo linguaggio della forma, capace di dare origine a un forte DNA che ha caratterizzato con successo una generazione di modelli d’auto divenuti un chiaro riferimento importante sul mercato automobilistico. 

 

Milton Glaser – Il suo percorso culturale e professionale, iniziato in Italia all’Accademia di Belle Arti di Bologna sotto la guida di Giorgio Morandi, rappresenta certamente una traiettoria esemplare per coerenza e metodo nel mondo del design e del visual design in particolare. Pioniere del branding territoriale, ha firmato il celebre logo I Love New York e un poster per Bob Dylan, definendo un’icona della gioventù anni Sessanta e Settanta. La sua opera è sempre stata caratterizzata dall’immediatezza, dall’originalità e da un’apparente semplicità: ogni mezzo e ogni stile vengono usati per la realizzazione dei suoi progetti grafici, che spaziano dai manifesti ai logotipi, dalle cinghie per raccogliere libri alle cover di album musicali, alle pubblicità e alle illustrazioni per riviste, non ultima la proficua collaborazione con il marchio Olivetti. Professionista a tutto tondo, nel senso rinascimentale del termine, eclettico al punto di saper comprendere antico e moderno al tempo stesso. 

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