Tra i padiglioni di Expo 2020 Dubai merita una segnalazione Terra. Non solo perché rimarrà anche dopo la fine della manifestazione, trasformando i 6.000 metri quadrati di spazio espositivo in un museo della scienza, ma perché il progetto di Grimshaw Architects integra tecnologia e sistemi costruttivi ispirati alla natura per costruire un modello per una possibile rigenerazione a zero impatto ambientale dell’ambiente costruito, nonché la possibilità di abitare ambienti ostili come il deserto mediorientale senza consumare energia.
Terra è un piccolo ecosistema che integra una serie di strategie, sistemi costruttivi, tecnologie e soluzioni progettuali che interagiscono all’unisono nella costruzione e nella vita dell’edificio.
In primo luogo l’emulazione del processo naturale della vita vegetale, che trae energia dal sole con la fotosintesi e cattura il fabbisogno idrico sfruttando l’umidità notturna dell’atmosfera; in secondo luogo le caratteristiche del sito, con temperature estreme che in estate superano facilmente i 50 gradi centigradi.
Il risultato è una costruzione i cui spazi interni sono per la maggior parte interrati per massimizzare le proprietà di isolamento proprie della terra, coperti da tetti verdi e protetti verso l’esterno da gabbioni di pietra locale – proveniente dai vicini monti Hajar – di colore chiaro, che rifrange naturalmente i raggi solari e che fornisce sufficiente massa termica in grado di ‘ammortizzare’ le elevate temperature.
La grande tettoia circolare – l’elemento più appariscente del padiglione, sulla quale sono collocati 8.000 mq di cellule fotovoltaiche integrate in pannelli di vetro – ombreggia l’ampia corte centrale, modellata in fase di progetto in modo da favorire la circolazione delle brezze più fresche di sud-ovest bloccando invece i venti più caldi.
In assonanza con quella della tettoia, la forma della piazza coperta crea anche un effetto camino che spinge l’aria più fresca verso gli ambienti interni parzialmente ipogei. A sua volta, la concavità della tettoia favorisce la formazione di condensa e rugiada dall’aria per rifornire il sistema idrico dell’edificio.
La specie vegetali che adornano i giardini e i tetti verdi – è presente anche un’area dimostrativa di coltivazione alofitica – e che contribuiscono a creare un microclima favorevole provengono dal luogo, comprese alcune specie mai coltivate in precedenza dall’uomo – e dunque si dimostrano particolarmente efficienti per la rete idrica che funziona attraverso una serie di sistemi a circuito chiuso progettati per filtrare, fornire e riciclare l’acqua.
Nel complesso, Terra genera 4GWh di energia all’anno, sufficienti per l’intero fabbisogno dell’edificio anche grazie ai risparmi ottenuti con la contestuale adozione delle altre strategie bioclimatiche, a cui si aggiungono ulteriori 2GWh/anno prodotti da 18 ‘energy tree’, strutture ad albero i cui tronchi in acciaio reggono una chioma di pannelli fotovoltaici, e il 100% del proprio fabbisogno idrico.
Per ridurre (di un quarto) l’impiego di cemento e di acciaio – e dunque l’impronta ambientale dei materiali e del cantiere – nella costruzione delle solette si è fatto infine largo impiego di ‘bubbledecks’, la tecnologia di solai alleggeriti con sfere di polietilene piene d’aria.