A REBUILD VA IN SCENA IL FUTURO

L’edilizia, per cambiare, deve puntare sulle nuove tecnologie e sull’innovazione: droni, bim, robotica, internet delle cose e poi componenti e manufatti industrializzati, processi produttivi efficienti, edifici a zero emissioni e a energia e rifiuti zero.

È questo il messaggio che proviene dall’edizione milanese di Rebuild, che si è tenuta in Assolombarda nei giorni scorsi. Un appuntamento che ha ribadito il messaggio dell’edizione di Riva del Garda lanciato nel giugno scorso.

“La convergenza dei processi di innovazione nelle costruzioni, nel digitale e nell’energia – sostiene Thomas Miorin, presidente di Re-Lab e ideatore di Rebuild – sta ridefinendo radicalmente non solo gli edifici, ma anche i processi di progettazione e costruzione. Ridurre tempi, costi ed emissioni, incrementando produttività e performance, rappresenta la sfida decisiva per la crescita del settore edilizio, che può essere vinta solo attraverso l’integrazione tra processi tradizionali e information technology”.

Thomas Miorin, presidente di Re-Lab e ideatore di Rebuild (foto, Jacopo Salvi)

L’obiettivo è quindi aumentare la produttività riducendo tempi e costi.

Una strada sicuramente vincente è quella intrapresa da tempo da una delle più importanti imprese di costruzioni del Nord Europa, la società anglo-olandese Royal Bam Group. Un grande gruppo che ha investito sull’aumento dell’efficienza del processo costruttivo. Come? Realizzando, ad esempio, un cantiere di prefabbricazione in cima a un grattacielo ancora in fase di costruzione.

Un edificio pluripiano in fase di realizzazione: in sommità dell’edificio è collocato l’impianto di prefabbricazione di componenti edilizi da utilizzare successivamente nello stesso cantiere. L’impianto di prefabbricazione procede in altezza al salire dell’edificio (foto, Royal Bam Group)

“La nostra impresa – ha detto Maarten Strijdonk, 28 anni, ingegnere e head of business development di Bam – ha ormai sostituito gran parte del lavoro in cantiere con la produzione tramite robot, applicando la manifattura digitale o forme innovative di produzione. Abbiamo costruito edifici alti con piccoli impianti di prefabbricazione installati in copertura, che crescono via via che l’edificio sale, producendo componenti industrializzati da assemblare all’interno dell’edificio stesso”.

Bam ha scommesso sulle nuove tecnologie per rendere più snello il processo di cantiere.

“Anche nella fase di progettazione – ha spiegato Strijdonk – per il retrofit utilizziamo i droni e la modellazione Bim per aumentare la precisione delle lavorazioni e ridurre errori e diseconomie”.

E investire sulle nuove tecnologie digitali per Bam ha voluto dire nuovi modelli di business basati sulla robotica, sull’impiego di droni, sulla modellazione Bim e su Internet delle cose.

“Il caso Bam, che abbiamo voluto presentare a Milano – dichiara Ezio Micelli, presidente del comitato scientifico di Rebuild e docente allo Iuav di Venezia – è la dimostrazione concreta che le cose iniziano a essere fatte e possono essere fatte anche in Italia e che l’efficienza in edilizia può essere raggiunta grazie alle nuove tecnologie”.

Ezio Micelli, presidente del comitato scientifico di Rebuild e docente allo Iuav di Venezia

Un altro esempio di industrializzazione del cantiere edilizio l’ha offerto Paolo Simeone, architetto, green building designer dello studio DuoPuu di Milano e Padova. Il caso concreto è rappresentato dalla realizzazione della nuova sede universitaria Mayer di Trento.

La posa di un modulo prefabbricato in legno della Essepi XXL

 

“Analisti, progettisti e player del settore – afferma Simeone – puntano l’attenzione sulla fase di cantiere, che presenta di per sé livelli di efficienza inferiori rispetto ai normali processi industriali. Nuovi criteri di ottimizzazione di tempi, costi e risorse indicano nelle quote di prefabbricazione e nella produzione off-site, dotata di processi sempre più automatizzati e digitalizzati, il punto di svolta per l’edilizia del futuro.

Su questo aspetto decisivo Essepi XXL, azienda di Cavedine vicino a Trento, tra le principali società specializzate nella produzione di pannelli X-Lam e nella progettazione integrata, ha puntato gran parte dei suoi investimenti in ricerca e know-how. I risultati tecnologicamente più avanzati sono rappresentati dalla residenza universitaria Mayer di Trento, la cui consegna della struttura è prevista a breve: un edificio interamente in legno diventato un autentico caso di studio.

L’elemento di novità è rappresentato dal sistema integrale XXL: moduli preassemblati in stabilimento, trasportati in cantiere e posati, comprensivi di impianti elettrici, rivestimenti isolanti e serramenti con tecnologia e design Essepi. Una tecnica di costruzione che abbatte i tempi di edificazione, riduce i costi e offre notevoli vantaggi in termini di sicurezza e di impatto urbano e ambientale della cantieristica”.

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