Acquaroma, alla Casa dell’Architettura le visioni post-Antropocene di Carlo Prati

Roma sorge dall’acqua e sull’acqua si è costruita e aggregata nel corso del tempo. Trame nascoste e sommerse di arterie, fiumi, canali, sorgenti e laghi, si muovono e giacciono sotto il suolo della metropoli contemporanea.

L’Acquario romano – oggi sede della Casa dell’Architettura – celebra questo rapporto che intercorre tra l’acqua e la città eterna.
Dal 4 al 20 giugno la mostra Acquaroma, a cura di Giorgio de Finis, nella sala Monitor P dell’Acquario, nasce proprio dalla volontà di intraprendere uno studio sul dialogo tra archeologia e progetto e sul rapporto particolare che a Roma il tempo instaura, attraverso l’acqua, con l’architettura.

 

Carlo Prati, mappa idrografica di Roma, particolare dei primi due quadri. Collage digitale, 2024.

 

Acquaroma si costruisce inoltre a partire da poche ma essenziali domande legate alla ricerca che Carlo Prati, architetto, dottore di ricerca alla Sapienza e professore associato in composizione architettonica presso il Dipartimento di Architettura dell’Università d’Annunzio di Chieti-Pescara, sta conducendo da alcuni anni sull’architettura oltre la fine del mondo: quale effetto produrrà sui monumenti della città l’innalzamento del livello dei mari? Possiamo considerare l’emergenza climatica come un’opportunità per dialogare e convivere con il non umano che incombe su di noi?

 

Carlo Prati, Porta Maggiore. Collage digitale, 2021.

 

La mostra Acquaroma è organizzata in collaborazione con Rif – Museo delle periferie e Tevereterno.

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