Oltre che dell’incompiuto italiano, il teatro di Consagra a Gibellina è la più evidente rappresentazione plastica della distopia urbanistica che nella foga della ricostruzione avvolse la valle del Belìce dopo il terremoto del 1968.
Una distopia figlia dell’ideologia radicale che attraversava l’Italia in quegli anni, dell’arroganza di incarichi calati dall’alto e della presunzione di progettisti e artisti, che diede origine al deserto urbanistico che conosciamo.
Ma gli edifici non si possono seppellire e il gesto di Consagra, progettato nel 1972, disegnato per essere costruito nel 1984 e (non) completato nel 2016, incombe inutilmente sulla Nuova Gibellina.
Fu Mario Cucinella, curatore del Padiglione Italia della 16. Biennale di Architettura di Venezia con il programma ‘Arcipelago Italia’, il primo ad aprirlo al pubblico il 14 gennaio 2018, coinvolgendo 200 persone della valle per immaginare il futuro del Belìce come premessa per un progetto che avrebbe potuto trasformare gli spazi interni del Teatro in un ‘Laboratorio Territoriale’, una struttura di apprendimento circondata da un parco agricolo urbano e legata alla filiera agro-alimentare della zona.
Un progetto – che coinvolgeva l’intero territorio di Salaparuta, Santa Ninfa, Poggioreale e Gibellina – di cui al momento abbiamo perso le tracce.
A fine luglio – tra il 29 e il 31 – il teatro si aprirà per la seconda volta dalla sua esistenza, in questo caso per ospitare l’evento conclusivo del progetto Matèria, un’indagine sul territorio promossa dall’associazione culturale CineMario, dal Cresm di Gibellina e curata da Progetto Matèria, progetto vincitore dell’avviso pubblico Creative Living Lab – IV edizione, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. Il programma delle giornate prevede una serie di talk e tavole rotonde (ancora!) sul paesaggio del Belìce e sugli approcci alla ricostruzione, con diversi contributi, tra cui quello del paesaggista Joao Nunes.
«Abbiamo organizzato quattro laboratori con le comunità di Salaparuta, Santa Ninfa, Poggioreale e Gibellina, con cui abbiamo messo a confronto la forma della città pianificata nei piani urbanistici con la forma della città percepita dagli abitanti, in base alle loro consuetudini e attività quotidiane» spiegano i curatori di Materia, secondo i quali il risultato è un ridisegno della forma delle città, arricchito da riferimenti e memorie, oltre a un archivio di interviste audio e video a cura del gruppo di videomaker di CineMario, raccolte ed esposte durante l’evento conclusivo di fine luglio al Teatro Consagra di Gibellina.