Vite spezzate e cadute nell’oblio, carriere interrotte, competenze e creatività perdute: un convegno, Architecture and remembrance – Architettura e memoria, in programma il 29 settembre dalle 10.00 alle 20.00 in webinar e presso la sede dell’Ordine degli Architetti di Milano metterà in luce, grazie a ricerche e nuovi studi, gli effetti delle Leggi Razziali del 1938 all’interno dei contesti accademici e degli Ordini professionali degli architetti.
Carte d’archivio, singole vicende biografiche, documenti finora inesplorati per non dimenticare un’ignobile pagina di storia.
Organizzato dalla Fondazione dell’Ordine degli Architetti della provincia di Milano e dalla Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, il convegno è il primo passo di un progetto culturale frutto della partnership di quattro Ordini professionali (Milano, Bologna, Roma, Ferrara), tre istituzioni culturali (Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea, Fondazione Maxxi di Roma e Università Comenius di Bratislava – Ukba), finanziato dalla Commissione europea nell’ambito del bando European remembrance con l’obiettivo di informare e sensibilizzare sulle discriminazioni subite dagli architetti ebrei durante i regimi nazifascisti, nonché fare memoria di come l’antisemitismo abbia portato all’esclusione di numerosi architetti dai loro campi professionali.
L’attività di ricerca sviluppata nell’ambito del progetto culturale produrrà in futuro diversi materiali divulgativi tra cui un video-documentario (Ordine Architetti Bologna), una mostra (Maxxi), una graphic novel (Ordine Architetti Ferrara) e una pubblicazione della ricerca storica (Fondazione Ordine Architetti Milano con Cdec e Ukba).
«Il progetto europeo Architettura e memoria, coordinato dalla Fondazione dell’Ordine degli architetti di Milano, ci offre l’occasione preziosa di aprire un nuovo fronte di studi sulla persecuzione degli ebrei in Italia e in Europa. L’espulsione di professionisti dal mondo del lavoro per assurdi motivi razzisti inflisse un duro colpo in termini di competenze e di creatività alle società europee, oltre a determinare dolorose esperienze di esilio, fughe e nascondimenti. Studiare quegli avvenimenti oggi significa far crescere il senso di solidarietà e di coscienza civile e contribuisce a fare luce su pagine tragiche del nostro passato», ha dichiarato Gadi Luzzatto Voghera, direttore della Fondazione Cdec.