Architettura e fotografia, da aprile una mostra al Teatro dell’architettura di Mendrisio

Dal 7 aprile al 22 ottobre 2023 al Teatro dell’architettura Mendrisio dell’Università della Svizzera italiana è in programma la mostra What mad pursuit. Aglaia Konrad, Armin Linke, Bas Princen promossa dall’Accademia di architettura dell’USI e curata da Francesco Zanot.
Pensata appositamente per gli spazi del Teatro dell’architettura, la mostra raccoglie i lavori fotografici di Aglaia Konrad (Salisburgo, 1960), Armin Linke (Milano, 1966) e Bas Princen (Zeeland, 1975).

 

Aglaia Konrad, Shaping Stones (Londra, 2013). Stampa digitale su carta in bianco e nero, ©Courtesy Aglaia Konrad and Gallery Nadia Vilenne.

 

L’esposizione esplora il rapporto tra architettura e fotografia, tra spazio rappresentato e spazio espositivo mettendo in discussione la funzione documentaria della fotografia, intesa come un dispositivo che contemporaneamente registra e trasforma la realtà, e ne contraddice al tempo stesso la concezione di immagine bidimensionale esplorandone la materialità, il corpo, la presenza.

Ispirato all’omonimo saggio del neuroscienziato britannico Francis Crick, il titolo della mostra introduce il tema delle intersezioni, delle combinazioni e delle confluenze in quanto fondamentale fattore di arricchimento di un intero sistema, privilegiando lo scambio (moltitudine) rispetto all’isolamento (unicità).
Scriveva Crick in What Mad Pursuit (1988): “In natura le specie ibride sono solitamente sterili, ma nella scienza è spesso vero il contrario. I soggetti ibridi sono spesso sorprendentemente fertili, mentre se una disciplina scientifica rimane troppo pura, di solito appassisce”.

Nelle opere dei tre autori, lo spazio interno dell’inquadratura e quello esterno diventano oggetto di studio ma anche di radicale re-visione attraverso la mediazione della fotografia. Ogni opera o ciclo di opere mira infatti ad attivare nuove letture di soggetti già sottoposti a processi di rappresentazione e interpretazione, introducendo altri strati di significato che si intersecano con i precedenti.
Anziché immortalare (una volta e per sempre), qui la fotografia innesca una reazione a catena di risignificazione almeno teoricamente senza fine. La fotografia riaccende e riavvia. È una questione di intersezioni, interazioni, sovrapposizioni, reazioni, interferenze.

 

Armin Linke, Paul Engelmann, Ludwig Wittgenstein, Wittgenstein House, Vienna, Austria, 2000. Stampa cromogenica, ©Armin Linke 2023, ©Courtesy Vistamare Milano / Pescara.

 

Nella serie fotografica Shaping Stones, Aglaia Konrad combina edifici di grandi architetti con altri anonimi, sia antichi sia contemporanei, uniti tra loro dall’utilizzo di uno stesso materiale e da una modalità di rappresentazione, la fotografia in bianco e nero, che consente di ottenere un amalgama tanto coerente quanto estraneo a qualsiasi categoria riconosciuta.

Armin Linke preleva dal proprio archivio immagini preesistenti, scattate in tutto il mondo nell’arco della sua carriera, e le mescola per costituire una nuova narrazione che esula dal contesto di produzione originario, sfidando le nozioni di cronologia, linearità, storia e uniformità.

Bas Princen fotografa altre rappresentazioni, interrogandosi su quello che accade loro una volta che vengono duplicate e convertite in un’immagine bi-dimensionale. Dettagli di elementi preesistenti, come dipinti, oggetti, fotografie, solitamente colti nella loro complessità, sono sottoposti a un ulteriore processo di interpretazione, dando vita a nuove immagini autonome in grado di distaccarsi da quelle di provenienza. L’artista mette inoltre in discussione la stessa bidimensionalità della fotografia attraverso una tecnica di stampa basata sul rilievo e dotata di un’insolita qualità scultorea.

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