Atelier Pierre Thibault porta in Biennale le ‘boucaneries’ dell’Île Verte

Nell’estuario del fiume San Lorenzo, in Québec, Île Verte è un’isola lunga quattordici chilometri con una costa frastagliata, incessantemente scolpita dai venti Nordet, da scogliere che si aprono sull’immenso orizzonte dell’estuario e da un paesaggio che alterna pascoli e fitte foreste di abeti.

 

Ph. ©Atelier Pierre Thibault (Alexis Boivin, Alex Lesage, Julia Thibault, Pierre-Ulric Gagné).

 

Visitandola per un progetto di una biblioteca commissionato da una coppia del luogo, il team di Atelier Pierre Thibault ha (ri)scoperto dodici boucaneries – piccole strutture in legno prive di finestre e dalla caratteristica forma allungata in passato impiegate per affumicare il pesce – sopravvissute all’abbandono.
Questi edifici vernacolari furono costruiti tra gli anni Venti e Ottanta del secolo scorso ed erano parte integrante del ciclo della pesca con cattura: nelle boucaneries il pesce, motore economico e tratto culturale distintivo della vita sull’isola, veniva affumicato per conservarlo.
Cambiamenti nelle norme igieniche e il declino dell’industria ittica locale le hanno rese obsolete e da allora, vento, neve e pioggia hanno continuato a eroderle fino a farle crollare.

 

Ph. ©Atelier Pierre Thibault (Alexis Boivin, Alex Lesage, Julia Thibault, Pierre-Ulric Gagné).

 

Nel 2024 gli architetti – insieme a studenti tirocinanti dell’Université Laval – ha realizzato una serie di installazioni temporanee in legno, reinterpretando le caratteristiche architettoniche delle boucaneries.
Leggere e facilmente trasportabili, le strutture hanno dato vita a momenti di incontro e confronto, ispirando idee concrete: serre per la coltivazione invernale, spazi per artisti, luoghi di aggregazione. Alcune installazioni, destinate inizialmente a essere smontate, sono state adottate dai residenti, diventando simboli di un possibile futuro per gli abitanti dell’isola.

Ph. ©Atelier Pierre Thibault (Alexis Boivin, Alex Lesage, Julia Thibault, Pierre-Ulric Gagné)

 

Per comprendere meglio le possibili funzioni delle strutture, gli architetti hanno mappato le iniziative esistenti a supporto dell’autonomia comunitaria. Tra queste: la pesca all’aringa di Jacques; la produzione settimanale di circa venti pagnotte di Marie-Claire; il gregge di venti agnelli di Anne e Charles; il pollaio di Michelle; il collettivo di conservazione dei semi di Geneviève; i piatti e i dolci fatti in casa di Nolwen e Régis; il miele, la lavanda, i maiali, i lamponi e persino i limoni di Véronique e Colin; le coltivazioni di aglio di Mijanou; la serra di pomodori di Gilbert.

Poi sono tornati a Île Verte e lì hanno creato una serie di installazioni che abbracciano la semplicità e l’efficienza delle costruzioni contemporanee in legno: strutture aperte ed eleganti, armoniosamente integrate nei diversi paesaggi dell’isola, che hanno rivelato nuove relazioni tra paesaggio, forma costruita e comunità.

Sfruttando il potere dell’astrazione, le reinterpretazioni sono servite da tele concettuali, invitando i Verdoyants (così gli abitanti amano definirsi) a riconnettersi con il loro patrimonio culturale e architettonico e con il loro possibile futuro.

Leggere e facilmente trasportabili, le installazioni sono state spostate in diverse aree dell’isola – dalla costa ai campi e ai prati – come figure evocative e nomadi.

Sebbene inizialmente pensate come architetture effimere, alcune strutture sono state accolte dalla comunità e lasciate in loco, adottate come segni tangibili del potenziale inesplorato delle boucaneries — mantenendo viva la memoria collettiva dell’isola e i suoi valori fondamentali.

 

 

 

Il lavoro si è rivelato fruttuoso: dopo le installazioni, sono stati individuati diversi nuovi usi promettenti per garantire la conservazione a lungo termine delle boucaneries.

Un’idea prevedeva la trasformazione della tipologia in serre per promuovere l’autosufficienza alimentare tutto l’anno – sostituendo il rivestimento in scandole di cedro con pannelli in policarbonato e utilizzando le aperture esistenti sul colmo del tetto per regolare l’umidità.

 

Ph. ©Atelier Pierre Thibault (Alexis Boivin, Alex Lesage, Julia Thibault, Pierre-Ulric Gagné).

 

Un altro concetto esplorava l’adattamento di un’affumicatrice in spazio per la produzione artistica, con l’aggiunta di alcune finestre e il riutilizzo dei pali di essiccazione per sostenere ceramiche, tele o stampe fotografiche durante l’asciugatura. Una terza proposta prevedeva l’adeguamento di una struttura agli standard antincendio attuali, consentendo la rinascita dell’affumicatura tradizionale del pesce, salvaguardando al contempo il suo valore culturale e patrimoniale.

Dopo aver visitato le installazioni l’11 settembre 2024, i residenti hanno iniziato a immaginare nuovi usi personali – riaccendendo il loro legame con questo patrimonio locale unico.
Geneviève ha immaginato di trasformare la sua affumicatrice in un pollaio per le sue dieci galline. Louise ha proposto di riadattarne una come essiccatoio per i raccolti di aglio di Mijanou. Lyne ha suggerito di utilizzare una struttura come deposito – aggiungendo una dimensione pratica a questa reinvenzione collettiva.

 

Oggi alcune strutture sono state adottate spontaneamente dalla comunità, mentre altre sono state smontate.
Per mantenere vivo il coinvolgimento pubblico, il comune di Notre-Dame-des-Sept-Douleurs ha recentemente messo all’asta due delle strutture, offrendole gratuitamente ai residenti. Secondo il sindaco, questa iniziativa rappresenta un modo originale per proseguire il dialogo sul patrimonio costruito.

Quest’estate il team dell’Atelier Pierre Thibault è tornato sull’isola per proseguire il dialogo, seguendo le numerose idee concrete proposte dai residenti – in particolare quelle legate all’autonomia alimentare, una questione cruciale negli ambienti isolati.

Più in generale, il progetto ha riacceso l’apprezzamento per un patrimonio vernacolare minacciato, incoraggiando al contempo la trasmissione intergenerazionale delle conoscenze legate alle boucaneries.

Il progetto, raccontato con foto e video alla Biennale Intelligens di Carlo Ratti alle Corderie dell’Arsenale come esempio di intelligenza collettiva, conferma il ruolo dell’architettura come strumento di mediazione sociale e culturale capace di aprire spazi di incontro, memoria e immaginazione per il futuro.

 

Ph. ©Atelier Pierre Thibault (Alexis Boivin, Alex Lesage, Julia Thibault, Pierre-Ulric Gagné).

Boucaneries

Partecipanti Atelier Pierre Thibault, Pierre Thibault, Alexis Boivin, Hai Hung, Francis Gaignard, Étienne Bourgeois.

Membri del team Pierre-Ulric Gagné (progettista e fotografo), Éloïse Fortin (progettista), Sandrine Gaulin (redazione), Louise Alain (advisor), Geneviève Boudreault (advisor), Gilbert Delage (advisor), Alex Lesage (fotografo)

Costrruzione Félix Gélinas, Nicolas Girard

Atelier Pierre Thibault

Pierre Thibault, al centro, con Francis Gaignard e Alexis Boivin

Basato a Québec City, Atelier Pierre Thibault è formato da un team affiatato di una decina di architetti e il suo lavoro è stato premiato sia in Canada, dove sono più di un centinaio i lavori completati – tra cui il restauro della Val Notre-Dame Abbey a Saint-Jean-de-Matha e un museo per la Giverny Foundation – sia a livello internazionale. L’approccio dello studio è quello di unire natura e architettura facendosi guidare con sensibilità dalle stagioni, che si tratti del nitore della luce invernale sulla neve, dell’esuberanza del fogliame autunnale, della morbida quiete dell’estate o della rinascita della primavera.

Pierre Thibault, premiato nel 2023 per il suo impegno con l’Ernest-Cormier Prize, il massimo riconoscimento dello stato del Québec nel campo dell’architettura e della pianificazione del territorio, è docente della Scuola di Architettura dell’Université Laval ed è stato visiting professor al Mit, all’École d’architecture de Nancy e all’École des hautes études appliquées di Ginevra.

Thibault è anche tra i fondatori di Lab-École, organizzazione not for profit impegnata a ripensare l’architettura scolastica e a progettare le scuole delfuturo per migliorare l’apprendimento tra gli studenti del Québec.

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