Floating Hope, un progetto della divisione ‘pro bono’ di Studio Marco Piva

Due anni fa, in questo periodo, lo Studio Marco Piva annunciava la nascita della divisione Design for Life, curata dall’architetto Sarah Gabaglio, dedicata allo sviluppo di progetti solidali: un luogo dove architetti, ingegneri e interior designer potessero mettere la propria creatività al servizio di progetti per migliorare il mondo.

Uno di questi progetti è Floating Hope, curato da Armando Bruno, socio e Ceo di Studio Marco Piva, per una zona della Nigeria dove le persone vivono in abitazioni inadeguate e precarie.
Con un approccio architettonico e ecologico innovativo, Floating Hope cerca di intervenire in modo attento e rispettoso del tessuto sociale esistente con sistemi costruttivi semplici ma all’avanguardia per far fronte alla duplice sfida dell’emergenza abitativa e ambientale con strutture galleggianti e per questo resilienti di fronte alle frequenti inondazioni e all’innalzamento ormai in atto del livello dei mari.

 

Floating Hope, render ©Pham-Minh-Chau

Primo obiettivo del progetto è stato quello di individuare un materiale strutturale autoctono idoneo alla costruzione delle abitazioni. Durante le ricerche sul territorio, Armando Bruno ha scoperto l’esistenza di un’organizzazione, l’Inbar-International Bamboo and Rattan Organization, impegnata nella promozione di progetti legati al bambù, materiale che possiede una notevole capacità di attecchire in paesaggi gravemente disboscati contribuendo in maniera sostanziale a stabilizzare il suolo.

Con il supporto di Navigo Toscana, la più grande rete di imprese nautiche in Italia, è stata poi sudiata una soluzione innovativa mediante la semplificazione costruttiva in moduli, con una concezione architettonica che si ispira a modelli abitativi preesistenti, preservando l’integrità delle abitudini di vita delle comunità coinvolte.
Floating Hope prevede l’implementazione di una struttura portante innovativa, composta principalmente da elementi realizzati con i materiali della ricerca quali la bambusa vulgaris e lamiera grecata in alluminio.

 

Esploso di un modulo abitativo galleggiante.

 

La struttura sarà poi elevata e poggiata su una zattera formata da barili di plastica riciclati, una soluzione intelligente e a basso impatto ambientale basata su risorse rinnovabili e recuperate, riducendo così l’impatto sull’ecosistema circostante.

Sul fronte degli aspetti impiantistici, saranno integrate soluzioni avanzate per garantire il soddisfacimento delle esigenze di approvvigionamento idrico ed energetico, consentendo una gestione autonoma ed efficiente delle risorse.

 

 

Per quanto riguarda gli interni, sarà data particolare attenzione alla valorizzazione dei materiali locali e sostenibili, come ad esempio il rattan.

 

Render degli interni (©Pham Minh Chau).

 

L’obiettivo è trovare un equilibrio tra l’antica tradizione e l’innovazione necessaria per adattarsi ai cambiamenti ambientali, non solo riducendo l’impatto negativo sull’ambiente, ma anche contribuendo attivamente alla sua preservazione e rigenerazione, promuovendo un equilibrio tra il benessere umano e la salute dell’ecosistema. L’architettura galleggiante rappresenta una straordinaria opportunità, poiché combina soluzioni sostenibili con una connessione profonda alla natura.

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