Nel Giorno della Memoria, mercoledì 27 gennaio 2021, Triennale Milano dedica la sua programmazione digitale all’architetto Alessandro Rimini (Palermo, 1898-Genova, 1976) attraverso un approfondimento sul Magazine e sul suo canale Instagram.
L’omaggio anticipa la cerimonia di assegnazione di un diploma alla memoria di Alessandro Rimini a Liliana Rimini, figlia dell’architetto.
Stefano Boeri, Presidente di Triennale Milano, spiega: «Le opere di Rimini sono state portate a termine nonostante i vili attacchi perpetrati dal regime nazifascista in conseguenza dell’attuazione delle leggi razziali. Questo riconoscimento da parte di Triennale è solo un piccolo gesto, ma doveroso, verso uno dei protagonisti, purtroppo non abbastanza ricordato, della migliore architettura italiana della prima metà del Novecento».
Nato in una famiglia ebrea veneziana, nel 1921 Alessandro Rimini si diploma Professore di disegno architettonico all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Rimini ha già vissuto l’esperienza della guerra, della prigionia dopo Caporetto, della fuga a piedi dal campo di Munster, in Westfalia. Nel 1925 si trasferisce a Milano e per 10 anni, a parte una breve parentesi napoletana per dirigere la costruzione dell’Ospedale Cardarelli, con le sue architetture è uno degli artefici dei cambiamenti della città. Tra le sue realizzazioni il cinema Colosseo di viale Montenero, il cinema Teatro Impero di via Vitruvio, e la Torre Snia in piazza San Babila (1935-1937), che con il suo stile asciutto rappresenta la svolta verso il moderno. Alta quasi 60 metri, 15 piani, la torre rappresenta il primo grattacielo della città.
All’apice del successo Rimini viene bloccato dalle leggi razziali: anche se continua a lavorare, in quanto ebreo non gli è più permesso firmare i suoi progetti. Sono collaboratori “ariani” a farlo, e la paternità delle sue opere viene misconosciuta o addirittura negata: accade con il cinema teatro Massimo di corso San Gottardo (oggi Auditorium Giuseppe Verdi), con il teatro Smeraldo (oggi sede di Eataly) e con il cinema Metro Astra di corso Vittorio Emanuele (oggi negozio Zara).
Nel marzo 1944, mentre in incognito esamina i danni provocati da una bomba incendiaria al Colosseo, le SS lo catturano su delazione di un collega. Dopo la detenzione a San Vittore, viene mandato nel campo di concentramento di Fossoli per poi essere caricato su un treno destinato ad Auschwitz. Alla stazione di Verona fugge fingendosi un poliziotto, raggiunge la famiglia nascosta poco lontano e, fino al termine del conflitto, si celerà sotto il nome di Guido Lara, pittore.
Nel dopoguerra Rimini ritorna a Milano e si dedica nuovamente alla professione.
Tra i lavori più importanti, in piazza San Babila, l’isolato di Palazzo Donini, progettato con Ponti, Fornaroli, Soncini e De Min, i cinema Rivoli, Ariston e Corso, la sede della Metro Goldwin Mayer in via Soperga. Nel 1956 si ritira a Rapallo dedicandosi solo al disegno, alla pittura, al restauro e all’antiquariato. Morirà a Genova nel 1976.