I 25 anni di Crespi d’Adda nella World Heritage List dell’Unesco

“Un esempio eccezionale del fenomeno dei villaggi operai, che vide la luce in Europa e nell’America del Nord tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo, espressione della filosofia predominante tra gli industriali illuminati nei riguardi dei loro operai”.

E così, nel dicembre 1995 a Berlino, il villaggio operaio di Crespi d’Adda, fondato nel 1878 intorno al cotonificio Benigno Crespi, venne inserito nella World Heritage List dell’Unesco, la lista dei patrimoni dell’umanità dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura.

 

Panorama dal belvedere del villaggio operaio Crespi d’Adda, ©Walter Carrera, Associazione Crespi d’Adda.

Si trattava, allora, dell’undicesimo sito in Italia, il terzo in Lombardia e il quinto al mondo per l’archeologia industriale. Oggi i siti inseriti in questo elenco sono 1.121. Il riconoscimento e la candidatura furono del tutto particolari, soprattutto se si considera che l’iniziativa partì da alcuni universitari locali riuniti nel goliardico Centro Sociale Fratelli Marx che furono in grado di promuovere e far comprendere al mondo il valore del luogo.
Per tutelare il villaggio dalla speculazione edilizia, nel 1993 elaborarono il progetto di rivalutazione culturale per Crespi d’Adda, all’interno del quale era previsto anche l’ambizioso progetto di presentare la necessaria documentazione per l’inserimento del sito nella World Heritage List.

 

Spaccio di generi alimentari del villaggio operaio Crespi d’Adda, ©Archivio Storico di Crespi d’Adda.

 

A venticinque anni di distanza, grazie al progetto che ha portato alla apertura dell’Unesco Visitors’ Centre, il villaggio operaio è diventato un importante polo culturale che non potrà, causa Covid-19, celebrare adeguatamente l’evento. Per questo motivo, l’anniversario verrà festeggiato con una serie di iniziative nel corso del 2021.

L’Unesco Visitor Centre e il monumento ai caduti, ©Marlin Dedaj, Associazione Crespi d’Adda.

 

Ancora oggi, l’impianto regolare delle strade permette di individuare in modo chiaro tutti gli edifici che formano il paese, composto, oltre che dalla fabbrica e dalle abitazioni, anche da strutture sociali e, un tempo, a uso pubblico, come il lavatoio, il dopolavoro, l’albergo, il piccolo ospedale, la scuola, il teatro, la chiesa, i bagni pubblici con piscina, il cimitero.

 

25 anni fa l’Unesco aveva voluto premiare l’integrità architettonica del villaggio operaio, ©Archivio Storico di Crespi d’Adda.

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