I Corollari di Carlo De Carli per un’idea integrale del progetto

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Carlo De Carli (1910-1999) ha coniugato progettazione, ricerca teorica e didattica con una visione umanistica dello spazio. Eppure, il suo nome non gode oggi della stessa notorietà di altri protagonisti della sua epoca.
A colmare questo vuoto arriva Carlo De Carli Corollario, un’ampia mostra che il Politecnico di Milano dedica al suo lavoro, visitabile fino al 7 maggio 2025.

 

Chiesa di Sant’Ildefonso, 1955-1956, piazzale Damiano Chiesa, Milano.

 

Curata da Lola Ottolini, Margherita De Carli, Claudio Camponogara, Gianni Ottolini e Roberto Rizzi, l’esposizione raccoglie arredi, disegni, modelli, dipinti e documenti originali, tracciando un quadro articolato della sua eredità progettuale, tra arte, architettura e design.

De Carli considerava la progettazione di una casa e quella di una sedia espressioni dello stesso principio fondamentale: lo Spazio Primario, ovvero l’idea che lo spazio acquisti senso solo attraverso l’azione dell’uomo.

 

I mobili sono tutti caratterizzati da un unico elemento strutturale in palissandro detto Estruso.

 

L’itinerario della mostra si sviluppa attraverso otto sezioni tematiche, “corollari” del suo pensiero: Il pensiero e le parole; Il regalo della pittura; Corrispondenze di sensi; Attualità dei mobili; Trame espositive; Ricerca in architettura; Il progetto del mobile; L’insegnamento e la scuola.

L’esposizione esplora così i molteplici ambiti del lavoro di De Carli, dall’editoria alle collaborazioni con artisti, dalla produzione di arredi fino alla sperimentazione con gli spazi del sacro, avvalorando il pensiero del progettista: «Personalmente non debbo cambiare il passo ai miei pensieri se disegno una seggiola o una casa: soltanto i termini del problema».

 

Disegno di poltrona, tecnica mista su lucido, primi anni Settanta.

 

Particolare rilievo assume la sezione dedicata al design del mobile. La sua sedia 683, prodotta da Cassina, fu premiata con il Compasso d’Oro nel 1954, il primo della storia.
La mostra documenta anche la recente riedizione di alcuni dei suoi progetti, testimoniando l’attualità della sua ricerca. Tra questi il Tavolo a Dischi (1963), rieditato dall’azienda danese Gubi, che verrà presentato ufficialmente durante la 3daysofdesign di Copenhagen a giugno.

 

Carlo De Carli, tavolo a dischi in legno nobilitato in palissandro, prod. Sormani, 1963, ora rieditato da GUBI, ph. ©Jessica Soffiati.

 

L’approccio di De Carli al design si lega profondamente alla funzione e alla relazione con chi abita lo spazio. Il suo pensiero non concepisce l’oggetto come entità isolata, ma come parte di un dialogo continuo con il contesto. Le superfici, spesso incise da ciò che egli stesso definiva “sciabolate di luce”, dimostrano la sua ricerca di una relazione dinamica tra forma, materia e ambiente.

Per De Carli, ogni elemento d’arredo doveva essere accogliente, un “alveo per l’uomo” che facilitasse il vivere quotidiano.

 

Sedia smontabile in massello di frassino, compensato curvato e metallo, prodotta da Cassina, premio Compasso d’Oro, 1954.

 

Durante la Milano Design Week, nell’ambito della mostra verrà proiettato Ascensio, un film dell’artista Antonio Rovaldi dedicato alla chiesa di Sant’Ildefonso in piazzale Damiano Chiesa a Milano, progettata da De Carli nel 1956, a conferma della sua visione spirituale e della capacità di modellare lo spazio in funzione dell’esperienza umana.

 

Carlo De Carli, la poltrona CDC.1 Lounge editata ora da Gubi.

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