Presentata questa mattina a Milano, al 35° piano della Torre Isozaki a Citylife, l’edizione 2015 dei Saloni (14-19 aprile, fiera di Milano Rho), che oltre al tradizionale percorso espositivo e al XVIII Salone Satellite, ospita quest’anno le manifestazione biennali dedicate all’ufficio e alla luce.
Workplace 3.0 è il nuovo nome del salone ufficio, a sottolineare i cambiamenti avvenuti in questo mondo ora che l’ubiquità dei dispositivi per accedere alla rete e ai software di produttività hanno reso mobile, e non solo nel senso della scomparsa del “posto fisso”, il lavoro. Mobile anche perché, come afferma Michele De Lucchi, è dalle relazioni che nascono lungo i percorsi più che dalla postazione fissa che nascono le idee. De Lucchi infatti ha chiamato “la passeggiata” il percorso espositivo organizzato in quattro aree tematiche a cui sta lavorando, e che i visitatori percorreranno per conoscere le innovazioni proposte dalle aziende che dedicano parte o tutto il proprio impegno al mondo dell’ufficio.
Il 2015 è l’anno internazionale della luce. Interessante coincidenza con Euroluce, che se in Fiera raccoglierà proposte, innovazioni e tendenze delle aziende del settore diventa però anche occasione per pensare alla luce in termini più ampi di quelli che siamo soliti usare.
La luce è vita, tanto che fu Dio per primo a dire “sia fatta la luce” e che i bambini quando nascono “vengono alla luce”. Con la luce viaggiano i dati digitali e attraverso la luce riapre ogni giorno il meraviglioso laboratorio della fotosintesi colorofilliana. Questo e altro i visitatori ritroveranno nell’installazione-evento Favilla – ogni luce una voce (perchè, come ricorda il suo ideatore, l´architetto Attilio Stocchi, la radice di “favilla” è la stessa di “favella”): una black box in piazza San Fedele al cui interno la luce, nella sua duplice e insieme unica natura di onda e corpuscolo, si esalta come un cristallo nascosto in un geode, generando effetti sensoriali e (si spera) intellettuali: per propagazione rettilinea, diffrazione, riflessione e rifrazione.
Ma come nascono i prodotti del design Made in Italy? Attraverso quali relazioni (una volta si chiamavano filiere), in quale mix di passione, artigianato, sperimentazione e capacità industriali? Perchè, se vuol realizzare un’idea, un designer tedesco, giapponese o coreano viene in Italia? Sarà tutto raccontato da una app, In Italy, dove 64 aziende italiane, da Venezia a Lecce, si racconteranno. Un backstage dell’Italian Style per comprendere le ragioni, la materialità e la vita di tutti i giorni che stanno dietro prodotti celebrati nel mondo.