Il padiglione di Kvadrat: arte come architettura, architettura come arte

Arte, scultura, architettura e tessuto: sono questi i principali elementi che caratterizzano The Triple Folly, struttura costruita all’interno del campus di Kvadrat a Ebeltoft, in Danimarca.
Dopo gli interventi di Olafur Eliasson e Roman Signer, il paesaggio che circonda la sede dell’azienda tessile si arricchisce di un edificio nato dalla collaborazione tra un affermato studio di progettisti con uffici tra Londra e Zurigo e un artista famoso per distruggere le sue opere subito dopo averle fotografate.
I primi sono Adam Caruso e Peter St John di Caruso St John Architects e il secondo è Thomas Demand, che collabora con la famiglia di Kvadrat da diversi anni e che per la prima volta si confronta con un’opera destinata a durare negli anni.

 

L’edificio presso la sede Kvadrat, co-creato dal celebre artista Thomas Demand e da Caruso St John Architects, ph. ©Nic Tenwiggenhorn.

 

Posizionato sulla collina più alta del campus, il padiglione è composto da più volumi, immaginati da Demand a partire dal semplice gesto di piegare un foglio di carta. Da questa iniziale suggestione, la ricerca dell’artista si è poi sviluppata intorno al tema della tenda e più in generale del riparo in architettura.
Così, l’idea di partenza si è via via savvicinata al tema del padiglione, trasformato poi in architettura da Caruso St John Architects.

 

I tre volumi che compongono il padiglione sono stati costruiti l’uno indipendente dall’altro ma sono tutti contraddistinti da una linea che simula un foglio di carta piegato, elemento ricorrente nell’arte di Thomas Demand, ph. ©Nic Tenwiggenhorn.

 

The Triple Folly si articola in tre volumi l’uno diverso dall’altro, a cominciare dalla sala ipostila, racchiusa in un cubo e sormontata da un foglio piegato a creare due falde in fibra di vetro. Il secondo edificio a pianta circolare richiama le forme di un piccolo tempio, coperto in questo caso da un baldacchino dai bordi ondulati e che al suo interno ospita la cucina.
Il terzo edificio si presenta come un corpo più alto e dalla forma ellittica, con pareti esterne nei toni del viola ben visibile anche a distanza.

 

Il progetto nasce dalla visione dell’artista Thomas Demand per poi essere tradotto in linguaggio e forme architettoniche grazie alla collaborazione dello studio Caruso St John Architects, ph. ©Nic Tenwiggenhorn.

 

I tre elementi che ispirano i volumi scultorei di The Triple Folly fanno riferimento a un materiale essenziale nell’opera di Thomas Demand: la carta. Di conseguenza, gli architetti hanno scelto materiali e superfici senza giunture che catturano il carattere della carta, riempiendo gli edifici di luci e ombre.

 

The Triple Folly si articola in tre volumi l’uno diverso dall’altro, ph. ©Nic Tenwiggenhorn.

 

Lavorando in stretta collaborazione fin dall’inizio, Thomas Demand e Caruso St John hanno sviluppato insieme gli elementi che caratterizzano gli interni, tra cui le superfici, i tavoli, le lampade realizzate in vetro dalle fornaci di Murano, le maniglie delle porte e la cucina verde curva disegnata ad hoc. Le sedie sono invece state progettate dall’architetto svizzero Max Bill.
All’interno, allo spazio dalle pareti curve pensato per riunioni ed eventi fa da sfondo il lavoro dell’artista tedesca Rosemarie Trockel con fili di lana sospesi dal titolo Yes but, installazione acquistata nel 2006 da Kvadrat, utile anche per migliorare il comfort acustico.

 

L’opera di Rosemarie Trockel – Yes but – è l’installazione acquistata nel 2006 da Kvadrat, utile anche per aumentare il comfort acustico, ph. ©Nic Tenwiggenhorn.

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