A Merano Arte la prima mostra italiana di Studio Other Spaces

Dal 19 settembre 2020 al 17 gennaio 2021, Kunst Meran Merano Arte ospiterà The Design of Collaboration, la prima mostra in uno spazio pubblico italiano dello Studio Other Spaces (SOS), studio d’arte e di architettura fondato nel 2014 dall’artista danese Olafur Eliasson e dall’architetto tedesco Sebastian Behmann.

L’esposizione, curata da Christiane Rekade, presenterà una serie di progetti, modelli, prototipi, oggetti in grado di fornire una panoramica completa delle ricerche svolte dallo Studio.

Dopo aver collaborato per diversi anni allo Studio Olafur Eliasson, la nuova realtà di SOS ha portato i due fondatori a esplorare nuove modalità di progettazione degli spazi e a sondare i confini dell’arte e dell’architettura attraverso un approccio sperimentale.

Ne emerge il ruolo svolto dalla Biennale di Venezia sia come luogo di produzione e riflessione delle tendenze delle principali discipline artistiche contemporanee sia in qualità di testimone privilegiato dei cambiamenti, drammi e crisi sociali susseguitisi dalla fine dell’Ottocento a oggi, registrando come un sismografo i sussulti della storia.

Per Merano, Olafur Eliasson e Sebastian Behmann hanno formulato una nuova presentazione dei loro lavori, diversa dalle modalità espositive solitamente dedicate all’architettura, che possa rappresentare quei processi d’indagine formale, di ricerca, di sviluppo digitale, ma anche di discussione tra diversi soggetti coinvolti, che caratterizzano le opere dello studio.

Studio Other Spaces, Lyst Restaurant, 2019, Vejle, Denmark, Photo: Studio Other Spaces, Commissioned by: Morten Kirk Johansen © 2019 Studio Other Spaces

Sia che si tratti di idee architettoniche sperimentali, sia di opere d’arte pensate per spazi pubblici, lo Studio Other Spaces parte sempre da un’analisi degli ambienti e delle presenze circostanti. Elementi naturali – come piante o fattori climatici – prodotti artigianali, collaborazioni con esperti locali o materiali disponibili in loco diventano altrettante fonti d’ispirazione per la progettazione.

La mostra intende restituire questi aspetti chiave e il ruolo che essi giocano, a partire dalla loro struttura e dagli ambiti tematici in cui si inseriscono.

Studio Other Spaces, Meles Zenawi Memorial Park, 2013-2020, Addis Ababa, Ethiopia, Photo: Studio Other Spaces, Commissioned by: Meles Zenawi Foundation © 2013-2020 Studio Other Spaces

La rassegna è divisa in tre sezioni, tutte dedicate al tema della collaborazione: un archivio digitale permetterà ai visitatori, tramite proiezioni VR, di muoversi virtualmente all’interno degli ambienti e degli spazi esterni del Meles Zenawi Memorial Park di Addis Abeba (2013-2020), un parco dedicato alla memoria della storia recente e alle prospettive future del paese africano pensato come un ampio paesaggio da esplorare a piedi.

A partire da una stretta collaborazione con artigiani, designer, ingegneri, architetti e artisti locali, lo Studio Other Spaces ha sviluppato metodi per coniugare forme e materiali dell’architettura locale con la propria concezione dello spazio e della luce.

Studio Other Spaces, Meles Zenawi Memorial Park, 2013-2020, Addis Ababa, Ethiopia, Photo: Studio Other Spaces. Commissioned by: Meles Zenawi Foundation © 2013-2020 Studio Other Spaces

La seconda parte della mostra è riservata alla produzione, ai processi di ricerca formale e alle ricerche sui materiali svolte dallo studio. I metodi di lavoro sperimentali e di dialogo di SOS saranno illustrati in particolare attraverso una serie di modelli e prototipi progettati per il Lyst Restaurant (2019) che si trova al primo piano del Fjordenhus a Vejle, in Danimarca (2009-2018). Questo edificio, progettato in collaborazione con lo Studio Olafur Eliasson, ha contribuito alla fondazione di SOS.
Attraverso una serie di workshop interdisciplinari con lo staff del ristorante, SOS ha sviluppato una concezione dello spazio che crea un collegamento diretto tra l’arte culinaria e il design. Come per un piatto creato con materie prime di alta qualità o per una lavorazione semplice, il processo produttivo diviene il fattore a partire dal quale prendono forma mobili, luci, piatti e posate, conferendo agli oggetti un’estetica inconfondibile.

Grazie al supporto della Talking Waters Society, lo Studio Other Spaces ha ricreato il grill del Lyst, che sarà installato sulla terrazza di Kunst Meran per tutta la durata della mostra e utilizzato in occasione delle iniziative collaterali che si terranno al museo.

Studio Other Spaces, Lyst Restaurant, 2019, Vejle, Denmark, Photo: Søren Gammelmark. Commissioned by: Morten Kirk Johansen © 2019 Studio Other Spaces

Nella terza sezione, SOS presenterà delle installazioni site-specific, realizzate in stretta collaborazione con alcune realtà locali. Anche in questo caso diverse idee e concetti sono stati ripensati assieme a specialisti e adattati alle specificità del luogo, al fine di creare, attraverso un dialogo intenso, un’opera significativa e sostenibile, con l’obiettivo di contenere il più possibile le emissioni di CO2e i costi dei viaggi e dei trasporti.

Studio Other Spaces

Studio Other Spaces, fondato a Berlino nel 2014 dall’artista Olafur Eliasson e dall’architetto Sebastian Behmann, mette in relazione arte e architettura attraverso progetti architettonici interdisciplinari e sperimentali e opere d’arte nello spazio pubblico.
Tra i lavori più recenti si possono ricordare gli interni del Lyst Restaurant alla Fjordenhus di Vejle; la reinterpretazione della Albright-Knox Art Gallery a Buffalo, New York, che ha portato alla creazione di un nuovo spazio pubblico collegando la preesistente Bunshaft Gallery, il parco circostante con il nuovo piano generale e gli elementi aggiunti progettati da OMA; un lavoro d’arte permanente al 15° e al 16° piano del Morland Mixité Capitale di Parigi; il Meles Zenawi Memorial Park a Addis Abeba, un campus costituito da cinque edifici e un parco, che sarà completato entro quest’anno.

 

 

Olafur Eliasson

Olafur Eliasson (Copenhagen, 1967) è un artista islandese-danese le cui opere spaziano dalle installazioni alla pittura, dalla scultura alla fotografia e al cinema. Nel 1995 ha fondato a Berlino lo Studio Olafur Eliasson, basato su un approccio multidisciplinare
È impegnato nella didattica artistica, nell’attività politica e in questioni relative alla sostenibilità e al clima e queste tematiche costituiscono una parte integrante della sua pratica. Al contempo, in essa ricoprono un ruolo fondamentale i fenomeni naturali – come l’acqua, la luce, il ghiaccio, la nebbia o i riflessi.
Tra i suoi progetti si possono ricordare il Padiglione della Serpentine Gallery (2007), realizzato con Kjetil Trædal Thorsen; Your rainbow panorama (2006–11), una passerella circolare in vetro colorato di 150 metri in cima all’ ARoS Aarhus Art Museum, Danimarca; l’Harpa Reykjavik Concert Hall and Conference Centre(2005- 11), che ha vinto il premio Mies van der Rohe nel 2013 e per il quale Eliasson ha realizzato le facciate in collaborazione con Henning Larsen Architects.

 

Sebastian Behmann

Sebastian Behmann (Hannover, 1969) è direttore del dipartimento di design dello Studio Olafur Eliasson (SOE) e confondatore dello Studio Other Spaces (SOS).
Ha studiato architettura alla Technische Universität Dresden e collabora dal 2001 con Eliasson, con cui ha realizzato numerosi progetti architettonici come padiglioni e installazioni per mostre internazionali. Uno dei lavori più recenti che hanno realizzato assieme è la Fjordenhus a Vejle in Danimarca (2009-2018), il primo grande edificio interamente progettato dal team di architetti di SOE, che ha contribuito alla fondazione di SOS.

Behmann è stato l’architetto responsabile per la facciata in vetro per l’Harpa Concert Halla Reykjavik (una collaborazione con Henning Larsen Architects e progetto vincitore del premio Mies van der Rohe nel 2013). Tra i suoi altri progetti architettonici si possono menzionare Cirkelbroen (The circle bridge) a Copenhagen (2015), Your Rainbow Panorama per l’ARoS Aarhus Kunstmuseum (2011), il padiglione della Serpentine Gallery a Londra (con Kjetil Trædal Thorsen, 2007), The blind pavilion, parte del Padiglione della Danimarca alla 50. Biennale di Venezia nel 2003.

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