Inaugurate le Procuratie Vecchie in piazza San Marco a Venezia

  • Apre al pubblico per la prima volta, dopo un intervento di restauro eseguito da David Chipperfield Architects Milano, l’antica sede dei Procuratori della Repubblica Serenissima. Dello studio Migliore+Servetto il progetto di interni degli spazi della fondazione The Human Safety Net, al terzo piano, e l’installazione di 100 grandi arazzi sulla facciata di Piazza San Marco. Una nuova opera di Edoardo Tresoldi occupa per i tre piani il vano dello scalone monumentale del palazzo.

Dopo un accurato restauro eseguito da David Chipperfield Architects Milano e durato cinque anni, ieri sono state aperte al pubblico – accolto da 100 grandi arazzi installati dallo studio Migliore+Servetto sulla facciata – le Procuratie Vecchie in Piazza San Marco a Venezia.

L’intervento, promosso da Assicurazioni Generali, proprietaria del palazzo, fa parte di un più ampio progetto di riassetto e riqualificazione che riguarda l’area intorno a Piazza San Marco.

Il tunnel di ingresso del palazzo (ph. ©Andrea Martiradonna).

Per il momento l’apertura ha riguardato gli ambienti della fondazione The Human Safety Net, del gruppo Generali, al terzo piano, mentre l’intervento nel suo insieme comprende la realizzazione di uffici di rappresentanza, spazi per attività private e pubbliche, un auditorium e due terrazze in copertura.

Il progetto degli interni e della mostra temporanea interattiva ‘A World of Potential’  è dello studio Migliore+Servetto con la direzione artistica di Davide Rampello (Rampello & Partners Creative Studio).

L'area caffè. Nel progetto di interni Migliore+Servetto hanno dato particolare rilievo ai 100 oculi cinquecenteschi che percorrono l'intero piano. In alcune di queste aperture la visione è stata potenziata tramite un sistema tecnologico di ingrandimento (ph. ©Andrea Martiradonna).

«Il progetto – spiegano Ico Migliore e Mara Servetto – si caratterizza per la leggerezza con cui si rapporta alla città di Venezia e al complesso storico delle Procuratie. Tre sono i simboli ricorrenti che connettono l’intero progetto: il tavolo, emblema dell’incontro e del dialogo, presente nelle installazioni interattive e negli spazi conviviali; il nido simbolo dell’accoglienza, richiamato nelle strutture delle librerie a collegare gli spazi conviviali e quelli di lavoro; e infine lo specchio, che a Venezia vanta una tradizione secolare e che ricorre negli arredi del caffè e in diverse installazioni come l’allegoria del confronto con se stessi, della riflessione, della coscienza».

Il legame di Venezia con il teatro e le maschere ha ispirato l'installazione “Teatro Veneziano” – nata da un’idea di Davide Rampello – con le marionette in legno realizzate dall’Atelier Carlo Colla e animate da una tecnologia sofisticata che interagiscono con i visitatori (ph. ©Andrea Martiradonna)

Oltre alla progettazione degli interni della sede di The Human Safety Net, alle installazioni interattive e ai contenuti multimediali della mostra, Migliore+Servetto ha ideato la grafica ambientale e il wayfindingche accompagna e guida i visitatori.

 

Il Monumento di Edoardo Tresoldi

Una colonna alta più di 15 metri inrete metallica, legno, vetro frantumato, tondini in ferro e pietre è collocata nello spazio attorno al quale si sviluppa lo scalone delle Procuratie Vecchie: Monumento, l’installazione dell’artista Edoardo Tresoldi – realizzata in collaborazione con Carlotta Franco per il concept architettonico e con il supporto progettuale di Gico Studio – rielabora il linguaggio della colonna monumentale sovvertendo la tradizionale retorica del monumento: salendo la scala lo spettatore ha modo di osservarla nella sua interezza, dalla base all’estremità, in un cambio di prospettiva che innesca a sua volta un ribaltamento concettuale.

Monumento di Edoardo Tresoldi visto dall'ingresso (ph. ©Roberto Conte).

«L’architettura monumentale è un canto retorico che tralascia la funzione per ritualizzare un pensiero – dichiara Edoardo Tresoldi. Spogliato del proprio simbolismo, ciò che resta del monumento è un canto lirico virtuoso e malinconico, distaccato e solenne, eppure in cerca di contatto perché nasce per esprimersi, per essere prima manufatto e gesto e poi concetto e presenza.
Con Monumento utilizzo il linguaggio retorico della colonna monumentale come riflessione sul nostro tempo e sulla retorica dei valori a cui ambisce la nostra società; una società che ribadisce la necessità di ridefinire il concetto di forza, di rileggere il ruolo della fragilità e che propone l’ascolto e il dialogo al centro delle relazioni interculturali
».

Ph. ©Roberto Conte

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