Io sono un drago, in Triennale Milano la vera storia di Alessandro Mendini

Non è un caso che la grande mostra dedicata ad Alessandro Mendini organizzata da Fondation Cartier pour l’Art Contemporain (in Triennale Milano fino al prossimo 13 ottobre) sia stata inaugurata a cavallo tra l’Art Week e la Design Week: è l’arte che già attraverso il disegno negli anni degli studi al Politecnico insidia la vocazione di architetto e ritorna poi, lungo la poliedrica carriera dell”irriverente giocoliere”, come scrive il curatore Fulvio Irace nella prefazione del catalogo Electa, “di un progetto che rifiuta le barriere disciplinari”.

Ph. Delfino Sisto Legnani – Dsl Studio – ©Triennale Milano

 

Aperta da un Poltrona di Proust gigante e seguita dalla Petite Cathédrale che danno avvio alla successione dei giganti in miniatura (piccole architetture o grandi oggetti di design?), la mostra nella grande navata del ‘Cubo’, al primo piano del Palazzo dell’Arte, espone oltre 400 lavori di formati, materiali e soggetti differenti: opere provenienti da numerose collezioni pubbliche e private, a partire dall’Archivio Alessandro Mendini e dalla Fondation Cartier, oltre a quelli di Triennale, del Museo Abet Laminati, del Groninger Museum, del Vitra Design Museum, di Alessi e di Bisazza.

 

Ph. Delfino Sisto Legnani – Dsl Studio – ©Triennale Milano

 

Le opere aggiungono senso al titolo della mostra – io sono un drago – che prende spunto da un disegno-autoritratto di Mendini del 2006, “sintesi retrospettiva – prosegue Irace – dell’acuta percezione di sé stesso, immaginifica rappresentazione della sua molteplice attività creativa come sommatoria di parti secondo la logica dell’elenco e constatazione di come questa sommatoria si realizzi alla fine in una figura mitologica connotata tradizionalmente come selvaggia e malvagia”.

 

Ph. Delfino Sisto Legnani – Dsl Studio – ©Triennale Milano

 

Il progetto espositivo, a cura di Pierre Charpin, interpreta il concetto del ‘drago’ come coacervo dei nuclei tematici caratteristici del ‘metodo Mendini’: un arcipelago di isole che ne caratterizzano i vari momenti storici e al contempo i fili di sotterranea continuità, che consentono di dare all’apparente eterogeneità della sua incessante ricerca una sostanziale continuità, basata sulla sua stessa esperienza umana.

ll percorso espositivo si articola in sei nuclei tematici:

Identikit, con la serie degli autoritratti che, con tecniche e formati differenti, Mendini ha realizzato nel corso di tutta la sua vita;

La sindrome di Gulliver, una successione di oggetti fuori scala, da quelli extralarge come la Poltrona di Proust e la Petite Cathédrale, entrambe appartenenti alla collezione della Fondation Cartier, alle riduzioni di formato di alcuni progetti realizzati per Alessi;

Architetture, con disegni e modelli dell architetture dell’Atelier Mendini, tra cui il Groninger Museum, il Mediazentrum Madsack ad Hannover, le tre stazioni della Metropolitana di Napoli e gli ultimi lavori in Corea del Sud;

 

Alessandro Mendini, Francesco Mendini: Groninger Museum. Groningen, 1989-1994. Progetto con Alchimia- Alessandro Guerriero, Giorgio Gregori, Bruno GregorI e con Alex Mocika, Gerda Vossaert, Pietro Gaeta per gli interni. Architetti invitati: Michele De Lucchi, con G. Koster, F. Laviani (progetto degli interni del padiglione di Archeologia e Storia), Philippe Starck con A. Geertjes (progetto degli interni del padiglione di Arti Decorative), Frank Stella (padiglione di Arte dal 1500 al 1950, progetto non realizzato), Coop Himmelb(l)au (padiglione di Arte dal 1500 al 1950); progetto di illuminazione, Piero Castiglioni; progetto dei colori, Peter Struychen; direzione lavori, Team 4; progetto statico, Otto Wassenaar- Ingenieursbureau Wassenaar, Haarlem. Direttore del Museo: Frans Haks (1978-1995). Foto Erik e Petra Hesmerg.

 

Fragilismi, nucleo dedicato alla ricerca che ha portato al manifesto del “fragilismo”, disegnato da Mendini su invito della Fondation Cartier: un elogio della fragilità della terra in un mondo segnato dalle guerre e dalla violenza;

 

Alessandro Mendini, Plan du Fragilisme, 2002. Courtesy Collezione Fondation Cartier pour l’art contemporain

 

Radical Melancholy, sezione dedicata agli anni del radical design;

Stanze, dove vengono presentate tre delle camere progettate da Mendini, ambienti immersivi in cui si accumulano citazioni, ricordi, sogni e incubi.

 

Interno di un interno, mobili e oggetti Proust in una stanza, Spazio Dilmos Milano, 1991. Progetto con Massimo Caiazzo, Maria Christina Hamel, Annalisa Margarini, Cristina Marino, Claudia Mendini, Franco Migliaccio, Jesus Moctezuma, Fabio Sergio Rotella, Sara Rossi. Ambiente rivestito in laminato Proust di Abet laminati . Foto Emilio Tremolada – Archivio Alessandro Mendini

 

Nella sala cinema viene proiettato un documentario realizzato da Francesca Molteni che ripercorre la vita e l’opera di Alessandro Mendini.

Sulla parete del mezzanino dello Scalone d’Onore di Triennale una riproduzione fuori scala del Mendinigrafo preannuncia lo spirito della mostra, accompagnata, nella vicina sala dell’Impluvium, dall’installazione site-specific ‘What?’ di Philippe Starck, che con Soundwalk Collective rende omaggio a Mendini con cui ha condiviso esperienze creative e professionali.

Nello spazio ‘Cuore’ al piano terra del palazzo inoltre è esposta una selezione di pubblicazioni storiche di e su Alessandro Mendini provenienti dall’Archivio Alessandro Mendini, dal fondo delle Éditions Fondation Cartier pour l’art contemporain e dalla Biblioteca di Triennale Milano.

Infine, nel giardino si trova la bandiera realizzata da Mendini per il progetto Draw me a Flag, installazione di 81 bandiere su idea di Christian Boltanski realizzato nel 2018, parte della collezione di Fondation Cartier pour l’art contemporain.

Presentata in collaborazione con Elisa e Fulvia Mendini – Archivio Alessandro Mendini, la retrospettiva Io sono un drago, curata da Fulvio Irace con progetto di allestimento di Pierre Charpin, è sostenuta da Abet Laminati, Ramun, Idealista e i partner istituzionali di Triennale Milano Lavazza Group e Salone del Mobile.Milano. Media partner Domus

Alessandro Mendini

Ph. ©Carlo Lavatori

Architetto, designer, artista e critico, Alessandro Mendini (1931-2019) è nato a Milano. È stato uno dei teorici e promotori del rinnovamento del design italiano.
Interessato a scrivere e a teorizzare, oltre che disegnare, ha diretto le riviste ‘Casabella (1970-1976), Modo (1977-1981) e per due volte, dal 1980 al 1985 e dal 2010 al 2011, ‘Domus’.
Sul suo lavoro e su quello compiuto con Alchimia sono uscite monografie in varie lingue. Mendini ha realizzato un mondo fiabesco di oggetti, mobili, ambienti, pitture, architetture.
Ha collaborato con compagnie internazionali ed è stato consulente di varie industrie, anche nell’Estremo Oriente.
Membro onorario della Bezalel Academy of Arts and Design di Gerusalemme, ha ricevuto tre Compassi d’Oro per il design (1979, 1981, 2014), ed è stato insignito delle onorificenze Chevalier des Arts et des Lettres in Francia, Architectural League di New York e l’European Prize for Architecture 2014 a Chicago. Ha ricevuto quattro lauree Honoris Causa a Milano, a Parigi, a Wroclaw e a Seoul.
Suoi lavori si trovano in vari musei e collezioni private. Il suo lavoro sembra avere due anime: una solitaria e introversa e una votata all’attività di gruppo. Sono infatti molte le opere fatte da solo, ma molte anche quelle prodotte con gruppi da lui costituiti.
Insieme al fratello Francesco Mendini nel 1989 ha fondato l’Atelier Mendini, con cui ha progettato il Museo di Groningen in Olanda, le Stazioni dell’Arte della Metropolitana di Napoli in Italia e edifici pubblici e privati in Europa e in Asia.

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