Irth, l’eredità dell’architettura saudita

Nelle Sale d’Armi dell’Arsenale, il padiglione dell’Arabia Saudita risponde al tema della 18. Biennale di Architettura di Venezia The Laboratory of the Future proposto da Lesley Lokko con la mostra Irth (che in lingua arab signifca ‘eredità’), un’esplorazione interattiva del rapporto tra il carattere degli spazi e i materiali usati a partire dall’elemento costitutivo dell’architettura tradizionale saudita, la terra.
Elemento strutturale e materiale di rivestimento architettonico, la terra è qui usata ed evocata nella consistenza e nel colore che attraversa l’intera gamma tonale della terra rossa d’Arabia, dall’entroterra alla costa del Mar Rosso.
L’allestimento unisce le idee di nostalgia, eredità e versatilità e valorizza l’essenza intrinseca dell’artigianato saudita attraverso elaborati manufatti, riprende i motivi tradizionali di Al-Balad, la città vecchia di Jeddah, e li trasforma in forme fluide.

 

Ph. Venice Documentation Project

 

Il viaggio nei tre volumi che compongono il padiglione inizia attraversando sei archi (foto di apertura), imponenti strutture di metallo dall’andamento irregolare e ondulatorio come le dune del deserto, rivestite internamente con pannelli di legno e all’esterno con mattonelle di ceramica stampate in 3D. I portali evocano da un lato le architetture monumentali scolpite nella pietra e nelle grotte e dall’altro la transitorietà della condizione materiale, instabile come la sabbia del deserto di Rub’ al-Khali, detto il “quarto vuoto”, con il rivestimento esterno che progressivamente scema fino a scomparire.

Al centro del Padiglione prende corpo una dimensione esperienziale: una grande aula vuota rettangolare è intrisa di una fragranza a base di lavanda, franchincenso e mirra, con note olfattive risonanti rispetto alla cultura araba nella sua dimensione più prettamente domestica.

Unico elemento materiale all’interno della sala è una scultura, una colonna in argilla stampata in 3D, illuminata da luci interne. Al termine della Biennale Architettura, quest’opera verrà trasportata nel fondale del Mar Rosso, fungendo da pietra artificiale per stimolare la crescita di un ecosistema marino.

 

Ph. Venice Documentation Project

 

Il percorso si conclude con il passaggio attraverso altri due portali: il visitatore è invitato a partecipare alla loro trasformazione, aggiungendo nuove mattonelle di argilla alla struttura ottaedrica, in un gioco di progressivo cambiamento, giorno dopo giorno.

Il team curatoriale del Padiglione dell’Arabia Saudita è composto dall’architetto AlBara Saimaldahar, managing partner dello studio di design Dahr, e dalle curatrici Basma e Noura Bouzo, co-fondatrici di &bouqu, società di consulenza creativa e culturale.

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