Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa, archistar senza proclami

 

Quindici anni di collaborazione tra gli architetti Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa, in arte SANAA, si traducono oggi nel piú alto riconoscimento internazionale per l´architettura, il Pritzker.

La giuria ha scelto la coppia di progettisti giapponesi lodando la loro architettura come ingegnosa ma non eccessivamente e apertamente saccente, una serie di edifici che interagiscono positivamente con il contesto nel quale sono calati e con le attivitá che vi si svolgono, che danno un senso di pienezza e ricchezza esperienziale, un singolare linguaggio architettonico che scaturisce da un processo collaborativo unico nel suo genere e fonte d´ispirazione.

Per Sejima il secondo riconoscimento dopo Venezia, che l´ha chiamata a dirigere la Biennale di Architettura di quest´anno e curare la mostra 12.People meet in architecture.

é la prima donna a ricoprire quest´incarico, ma lei minimizza sul suo essere pioniera, in fondo quello che le importa é continuare a fare buona architettura.

La coppia aspira a un codice immediato, ma non per questo povero di intenzioni. Di ogni progetto vengono vagliate tutte le alternative, le idee vengono scartate, riconsiderate e rielaborate attraverso numerosissimi disegni e modelli.

Archistar senza proclami e spesso malintesi: in effetti il rischio di definire rarefatte ed elitarie le loro architetture votate alla leggerezza e alla trasparenza é grande. Gli edifici di SANAA sono spesso bianchi, ma non aspirano a quel minimalismo refrattario che informa parte dell´architettura contemporanea, semplicemente la monocromia é volontá di non creare interferenze, lasciando alle persone lo spazio da colmare con le proprie scelte e azioni.

La logica é quella del parco, un intreccio fluido e informale di percorsi personali, per un´architettura testimone di relazioni umane.

é un approccio giocoso e naturale, lavorano con materiali comuni e mirano a creare spazi reali per una comunicazione tra le persone.

Spazi non gerarchizzati ma democratici, come il centro culturale di Almere, nei Paesi Bassi, dove ogni classe ha una vista privilegiata sul mare, o il Rolex Learning Center, l´istituto politecnico di Losanna, edificio unico e fluttuante dove non ci sono mura, a distinguere i volumi le ondulazioni del pavimento che si alza e si abbassa senza precludere la vista del resto dell´edificio.

Al New Museum a New York, completato nel 2007, ogni piano scivola via dall´asse in un equilibrio di rientranze e sporgenze che lo fa assomigliare a una pila di sei gigantesche scatole, suggestione quanto mai pertinente alla concezione di SANAA che un museo non debba competere con le opere, ma contenerle. L´effetto é tutt´altro che precario, uno strato uniforme d´alluminio ricopre interamente l?edificio come un vestito aderente e senza cuciture.

Uno dei grandi meriti del duo giapponese é quello di ideare strutture coerenti senza trasformare gli edifici in monoliti. Gli interni sono liberi da colonne per uno spazio il piú flessibile possibile e aperto a tutte le sperimentazioni.

Nel lavoro di SANAA ogni ostacolo é rimosso e sfumano i confini tra il dentro e il fuori, c´é sempre un invito a guardare le cose da diverse prospettive, ad aggirarle, come nel Museo d´Arte Contemporanea del XXI Secolo a Kanazawa dove lo scarto tra la struttura circolare e la parete curvilinea di vetro che la circonda completamente diventa percorso e permette ai visitatori di osservare il museo dall´esterno pur non essendone fuori.

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