Casa Schärer (Buchli) è stato il primo edificio a essere stato costruito utilizzando il sistema modulare in acciaio USM Haller ed è divenuto prototipo per tutte le altre applicazioni del sistema. La recente ristrutturazione della residenza, voluta dall’azienda svizzera USM, mantiene intatta la visione di Fritz Haller, l’architetto che la progettò negli anni Sessanta, regalando ai visitatori una totale immersione nel mondo colorato e razionale di USM.
Quando l’ingegnere Paul Schärer e l’architetto Fritz Haller si incontrarono negli anni Sessanta iniziarono una collaborazione creativa che avrebbe segnato la storia dell’architettura e del design.
Schärer era il proprietario della USM U. Schärer Söhne, l’azienda che noi ora conosciamo come USM, mentre Haller, architetto e ricercatore di Soletta, era un autentico pioniere della costruzione modulare. Il loro sodalizio portò allo sviluppo dei tre sistemi di incorniciatura e del sistema modulare USM Haller.
Il Buchli fu il primo edificio residenziale in cui venne impiegato il sistema di costruzione in acciaio USM Haller MINI, poi replicato solo in altri tre edifici in tutta la Svizzera.
All’interno della struttura, anche al giorno d’oggi, si ha come l’impressione di vivere in un sistema, in quella visione che Fritz Haller seppe trasferire dal mondo dell’ufficio a quello dell’architettura.
Una delle caratteristiche più singolari del Buchli era il suo aspetto interno, la cui conformazione ruotava attorno all’eliminazione della divisione tra zona giorno e zona notte: le stanze non avevano porte, e non v’era traccia nemmeno di finestre apribili.
L’elemento distintivo era rappresentato dalla struttura in acciaio formata da componenti modulari, che avrebbe consentito una sostanziale modifica della planimetria della casa in qualsiasi momento, specialmente grazie alla possibilità di spostare le pareti.
Prima della ristrutturazione, Buchli era una dimora residenziale e venne poi impiegato come sede di uffici. Negli ultimi vent’anni gli interventi di manutenzione si erano concentrati soltanto sulla tinteggiatura esterna. Il desiderio di riportarlo in vita, tuttavia, ha reso necessari interventi più massicci, questa volta anche all’interno, in modo tale da riparare alcuni importanti danni strutturali che minacciavano la sopravvivenza dell’intero edificio.
Il Buchli è ora pronto ad accogliere gli ospiti dell’azienda, come una vera e propria guest house, e utilizzabile per eventi, riunioni e meeting.
A breve distanza dal Buchli, nello stesso luogo dove si trovava la prima officina da fabbro degli Schärer, si trova ora il ristorante Kochwerkstatt, realizzato su progetto di Atelier Oï.