Vivere su un transatlantico

 

A quasi sessant´anni dal suo completamento, dopo gli entusiasmi, dopo le critiche, dopo che nei successivi sessant´anni gli architetti hanno sviluppato tonnellate di progetti o perché, o malgrado, l´ha fatto Le Corbusier; in questo grande edificio, ormai monumento nazionale, tanto glorificato quanto vituperato, si sono consolidate dinamiche imprevedibili e si é raggiunta una maturitá sufficiente per poter vedere e scoprire chi ci abita e come ci abita. Il vice presidente dell´associazione degli abitanti dell´Unité d´Habitation di Marsiglia, Georges Moreau, é un affabile signore intorno alla sessantina, uno dei primi residenti e uno che ha visto costruire questa incredibile opera di architettura: una specie di transatlantico arenato lungo il Boulevard Michelet. é lui che mi introduce e svela i segreti di un mito dell´architettura del XX Secolo.

Buongiorno Signor Moreau, come si vive nell´Unité d´Habitation?

E´ un edificio che comprende una serie di funzioni e di attivitá: c´é un cineclub, una biblioteca, una scuola di pittura, un asilo d´infanzia e un hotel. Ormai ci sono diversi uffici, molti di architetti che pure abitano qui. Succede che frequentando i vari spazi comuni come ad esempio l´asilo d´infanzia, i genitori si incontrano e si conoscono. Anche nei famosi corridoi (o rues interieures) ci si incontra facilmente. Per i circa 1.200 abitanti c´é insomma una buona vita ?di quartiere?. Io stesso ho conosciuto qui mia moglie, che era una delle primissime residenti, e cosí é stato per mia figlia, dato che anche mio genero era un residente. Inutile dire che mi identifico moltissimo con questo edificio, ho vissuto qui fin dall´inizio e me ne sono innamorato. Da quel che ho visto peró, é un edificio che si ama o si odia, senza mezze misure. Alcuni ne rimangono folgorati, altri se ne sentono invece oppressi, soprattutto dalle rues interiures.

Notavo poco fa un utilizzo molto intenso e creativo del tetto.

Sí, é davvero interessante, molti residenti si fermano lí per cena in estate. E spesso proiettiamo il cinema sul brise de vent, verso nord. Tra l´altro in quello spazio magnifico nel 1956 Maurice Béjart, stella principale del balletto francese, aveva tenuto uno spettacolo.

Ci sono invece dei problemi particolari?

Questo edificio ormai é Monumento Storico Nazionale. Tuttavia, nonostante il suo aspetto e le soluzioni cosí attuali ha pur sempre sessant´anni, con tutti i problemi di manutenzione che ne conseguono. Le facciate sono rovinate, il tetto perde. L´80% dei pluviali sono stati cambiati. Abbiamo in programma lavori per un ammontare complessivo di 11 milioni di euro, il tutto da realizzarsi chiaramente secondo logiche di restauro. E talvolta l´eccesso di zelo o la sovrapposizione di competenze, o non so che altro, genera problemi. Come per i cartelli imposti in osservanza alle norme di sicurezza, che impediscono l´accesso alle parti del tetto come le torri di ventilazione o sui gradini dei brise de vent. Quello che si vede – e non é certo un gran che – é il risultato di sei mesi di consultazioni tra Ufficio di Igiene, Soprintendenza, Fondazione Le Corbusier, Comune di Marsiglia, Ministero e non so piú chi altro.

A livello abitativo, sono vere le critiche tanto ricorrenti sul casermone-formicaio?

Non direi. Ho la fortuna di essere presidente della Federazione Europea delle Unité d´Habitation, e le conosco tutte per bene. Qui a Marsiglia gli appartamenti sono confortevoli, di 100 metri quadrati calpestabili, molto ben distribuiti. Era un edificio sperimentale modello, e il primo della serie, la cura di ogni particolare era notevole, come ad esempio per i pavimenti, previsti in parquet fin dall´inizio. A Firminy, ad esempio, é diverso, gli appartamenti sono solo di 60 metri quadri e i pavimenti sono in linoleum. Evidentemente, proseguendo nel programma, c´é stato qualche taglio e ridimensionamento.

Ha visto costruire questo edificio, qualche impressione particolare?

La costruzione é iniziata nel 1947, appena finita la guerra. Le Corbusier intendeva finirlo in un anno, ma ce ne sono voluti cinque ed é stato completato nel 1952. Qui intorno c´erano solo campi, l´edificio era enorme, non era allineato con la strada e per di piú era coloratissimo, cosa inimmaginabile a quei tempi. Insomma, una specie di astronave. E´ stato costruito quasi interamente da carpentieri italiani, per la precisione di Cuneo, che appena finita la fabbrica Nestlé qui vicino sono stati quasi tutti impiegati nella costruzione dell´Unité. Molti dei loro figli erano miei allievi. Incredibile ma vero, tutto questo é stato costruito senza autorizzazione. Del resto era immediatamente dopo la guerra, e non esisteva ancora un apparato amministrativo tale da permettere le procedure di autorizzazione.

E per di piú le soluzioni sono davvero attuali.

Certamente. C´erano soluzioni incredibili per i tempi. Le scatole tondeggianti all´ingresso di ogni appartamento, ad esempio, servivano per lasciare quotidianamente il pane e il latte, ma immediatamente sotto c´era un vano dove veniva depositato il ghiaccio per le ghiacciaie. é una cosa che adesso tendiamo a dare per scontata, specialmente vedendo un edificio dall´apparenza tanto moderna, ma ai tempi il frigorifero non era ancora una soluzione tecnologicamente molto perfezionata. I vetri originali erano doppi, con vetrocamera, cosa fantastica per i tempi, sono quasi tutti ancora presenti e all´interno si possono ancora vedere i grani di silicio che avevano la funzione di togliere l´eventuale umiditá interna. Le cucine, disegnate da Charlotte Perriand, erano e sono (come si vede nell´appartamento 643 del Signor Patrick De Rozarió, conservato tale e quale) molto funzionali, le scale erano stupendamente disegnate da Jean Prouvé e le lampade da Iannis Xenakis, braccio destro di Corbu.

Ci sono diverse ?repliche? qui intorno: si sono prodotte dinamiche particolari a livello immobiliare?

Il 70% dei residenti sono proprietari. Pur essendo monumento storico e tutto il resto, il prezzo medio degli appartamenti é piú o meno in linea con quello dell´area. Si sono innescate dinamiche particolari legate al circuito di visitatori e molti di questi sono mostri sacri a livello internazionale. Come Tadao Ando che mi ha lasciato un bellissimo disegno autografo.

© 2020 IoArch. All Rights Reserved.

Scroll To Top