Nell’ambito del programma di esposizioni monografiche dedicate a grandi artisti contemporanei organizzate dalla Pinault Collection prosegue, fino all’8 gennaio 2023 a Palazzo Grassi a Venezia, “open-end”, la prima grande mostra personale di Marlene Dumas in Italia.
Curata da Marlene Dumas con Caroline Bourgeois, la mostra – articolata su entrambi i livelli espositivi di Palazzo Grassi – presenta oltre 100 opere, provenienti dalla Collezione Pinault e da musei internazionali e collezioni private, che tracciano un percorso incentrato sulla produzione recente dell’artista, con una selezione di dipinti e disegni che vanno dal 1984 a oggi, compreso un nucleo di opere realizzate in occasione dell’esposizione veneziana.
La mostra si articola su entrambi i piani espositivi di Palazzo Grassi e ripercorre i temi fondanti della ricerca artistica di Marlene Dumas attraverso un ritmo poetico, a volte più serrato, a volte più arioso, con opere di piccole dimensioni che si alternano ad altre molto grandi, come se l’allestimento intendesse rifarsi alla stessa definizione di poesia data dall’artista: «La poesia è una scrittura che respira e fa dei balzi, e che lascia spazi aperti per consentirci di leggere tra le righe».
Un aspetto cruciale del lavoro di Dumas è l’uso delle immagini dalle quali trae ispirazione, provenienti da giornali, riviste, fotogrammi cinematografici o polaroid scattate personalmente.
Del suo lavoro dichiara: «sono un’artista che utilizza immagini di seconda mano ed esperienze di prim’ordine»: l’amore e la morte, le questioni di genere e razziali, l’innocenza e la colpa, la violenza e la tenerezza. Temi nei quali la sfera intima si combina con istanze sociopolitiche, fatti di cronaca o la storia dell’arte.
La sua produzione si fonda sulla consapevolezza che il flusso senza fine di immagini da cui siamo investiti quotidianamente interferisce sulla percezione di noi stessi e sulla nostra modalità di leggere il mondo e dunque partire da immagini ‘di seconda mano’ permette, come dice la stessa Dumas, di «dipingere qualsiasi cosa senza chiedere il permesso al soggetto fotografato in origine perché il ‘modello’ – ossia ogni genere di fotografia – è diventato proprietà della massa».
Se, come sottolinea Ulrich Loock nel suo testo in catalogo, «Alcuni criteri per la scelta delle immagini per la pittura trovano radici nella biografia di Dumas […] possono essere decisive anche condizioni più generali, come ad esempio la giovinezza passata sotto il regime dell’apartheid e una conseguente sensibilità per la situazione dei ‘dannati della terra, tutti coloro che sono stati privati dei propri diritti in Congo, in Algeria o in Palestina, una sostanziale presa di posizione politico-morale contro il razzismo e la discriminazione sessuale, per un ‘erotismo’ che risponde alla propria ‘urgenza verso forze di vita indisciplinate e possibilità, contro formulazioni sistematiche sobrie’. Se le questioni morali stimolano, è la consapevolezza di come esse sono vissute da e attraverso il corpo ad essere al centro della sua ricerca artistica».
Marlene Dumas
Marlene Dumas è nata in Sudafrica nel 1953. Si laurea nel 1975 in Belle Arti presso la University of Cape Town. Nel 1976 si trasferisce in Europa per proseguire gli studi e si stabilisce ad Amsterdam, dove ancora oggi vive e lavora. È conosciuta per il suo interesse per la relazione esistente tra immagine e testo. I suoi dipinti e disegni, spesso dedicati alla rappresentazione della figura umana, sono solitamente tratti dal grande archivio di immagini raccolte dall’artista.
Il suo lavoro è stato esposto in occasione di mostre monografiche presso grandi istituzioni internazionali e in Italia in occasione di diverse mostre collettive, tra cui la 56. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia nel 2015.