Parte dall’identità visiva la rifondazione del Museo Ginori

Un nuovo logo disegnato dallo studio grafico Muttnik che ne sintetizza la storia e il legame con la fabbrica e il territorio, in attesa che «entro la fine della legislatura – come ha promesso il ministro Dario Franceschini in conferenza stampa – vengano approvate le risorse necessarie per coprire tutti i lavori previsti» per la riapertura del Museo Ginori di Sesto Fiorentino.
Che per il momento ha messo online un podcast che racconta a parole il senso di un museo al momento ancora chiuso e a breve renderà fruibile a tutti, sempre online, il ricco patrimonio artistico e documentale delle collezioni.

«Il patrimonio del Museo Ginori– ha spiegato Tomaso Montanari, residente della Fondazione Museo Archivio Richard Ginori della Manifattura di Doccia – tiene insieme alcuni apici della storia dell’arte italiana con la storia del movimento operaio. Mentre il Ministero della Cultura continua l’impegnativo recupero dell’edificio, la Fondazione si è dotata di uno staff che le ha consentito di inventariare la collezione e ha dato vita a un Comitato sociale, vera innovazione nel panorama delle fondazioni culturali».

Accanto al Comitato Scientifico infatti la Fondazione si è dotata anche di un Comitato Sociale, a partecipazione libera e gratuita, che prescinde dalla contribuzione ai fondi di dotazione o gestione ed è regolata da convenzioni, secondo le regole della Magna Charta del volontariato per i beni culturali, una forma di solidarietà orizzontale con cui la Fondazione intende valorizzare l’apporto intellettuale e propositivo del mondo dell’associazionismo, accrescere la capacità di dialogo con il territorio e offrire alla comunità nuove occasioni di crescita culturale e civile.

Coppe decorate su disegno di Gio Ponti (ph. courtesy Museo Ginori).

Nato insieme alla Manifattura di Doccia e all’interno degli edifici destinati alla produzione, il Museo Ginori è stato per quasi trecento anni un museo d’impresa, pensato dal fondatore, il marchese Carlo Ginori, come il contenitore privilegiato della bellezza che la sua fabbrica era in grado di creare.

La sua collezione è notificata come complesso di eccezionale interesse storico artistico e archivistico dal 1962. Comprende circa 8.000 oggetti in porcellana e maiolica databili dal 1737 al 1990, un’importante raccolta di modelli scultorei in cera, terracotta, gesso e piombo dal XVIII al XX secolo, lastre in metallo incise e pietre litografiche per la stampa dei decori, un archivio di documenti cartacei e disegni (300 dei quali appartenenti al fondo Gio Ponti), una biblioteca storica, una biblioteca specialistica e una fototeca.

Gio Ponti, Vaso a doppio collo con decoro “La Conversazione classica”, porcellana dipinta a mano, 1925 circa

La raccolta include rari manufatti del primo periodo della manifattura e prodotti di serie di illustri nomi del design industriale italiano, oggetti di lusso e di uso quotidiano che testimoniano l’evolversi degli stili artistici, del costume, della scienza, delle tecniche produttive e dell’imprenditoria dal Settecento ai giorni nostri.
Tra i capolavori, una rarissima raccolta di sculture in cera, calchi di opere dei maggiori maestri fiorentini del Settecento; la Venere de’ Medici, l’Arrotino e l’Amore e Psiche in porcellana bianca (repliche in scala al vero dei celebri marmi degli Uffizi); le eclettiche maioliche per le Esposizioni Universali; e le ceramiche Art Déco di Gio Ponti, direttore artistico di Richard-Ginori dal 1923 al 1930.

Dal 1965 il Museo ha sede in un edificio progettato dall’architetto Pier Niccolò Berardi, di proprietà demaniale e affidato alla Direzione Regionale Musei della Toscana, che necessita di importanti lavori di risanamento dopo gli anni di abbandono seguiti al fallimento dell’azienda Richard-Ginori.

Veduta della Manifattura Ginori di Doccia nel 1889 circa

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