Sally Gabori, in Triennale Milano la mostra di Fondation Cartier

Si potrà visitare fino al 14 maggio 2023 in Triennale Milano la straordinaria mostra ideata e curata da Fondation Cartier pour l’art contemporain dedicata all’artista aborigena Mirdidingkingathi Juwarnda Sally Gabori. Organizzata in stretta collaborazione con la famiglia dell’artista la mostra, che riunisce una trentina di dipinti monumentali grazie a prestiti di importanti musei in Australia e in Europa e di collezionisti privati, arriva a Milano dopo l’eccezionale successo riscosso lo scorso anno a Parigi.

Ph. Andrea Rossetti, courtesy Fondation Cartier e Triennale Milano

Si tratta di un corpus di opere unico, vivace e colorato, senza apparenti legami con altre correnti estetiche, né con la pittura aborigena contemporanea.
I dipinti di Sally Gabori, sebbene in apparenza astratti, sono tanto riferimenti topografici quanto storie aventi un profondo significato per lei, la sua famiglia e la sua gente. Sono una celebrazione di diversi luoghi della sua isola natale, che Sally Gabori e i membri della sua famiglia non hanno potuto visitare per molti anni, nonostante ne portassero il nome.
Un’arte ‘necessaria’ di chi è stato dislocato, ha perduto la sua comunità – cui era stata negata anche l’espressione verbale – ha subito una catastrofe ambientale, e nel contempo esprime il rimpianto, la nostalgia e la gioia di ritrovare le luci e i colori della propria terra e di volerli fissare per sempre sulla tela, con forza e potenza.

 

Nyinyilki, 2010 . Pittura polimerica sintetica su lino, 196 × 300 cm. Collezione privata, Melbourne, Australia
Foto © Simon Strong.

Nata nel 1924 sull’isola Bentinck, nel golfo di Carpentaria, al largo della costa settentrionale del Queensland, in Australia, Sally Gabori era una donna Kaiadilt. Nella lingua Kayardilt il suo nome, Mirdidingkingathi Juwarnda, indica il luogo di nascita, la piccola insenatura di Mirdidingki a sud dell’isola Bentinck, e il suo animale totem, il delfino (juwarnda).

Per gran parte isolati, i Kaiadilt conducevano uno stile di vita tradizionale finché nel 1948, a seguito di un ciclone e un maremoto che inondarono la terra e contaminarono le riserve di acqua dolce gli ultimi 63 Kaiadilt sopravvissuti, tra cui Sally Gabori e la sua famiglia, furono evacuati nella missione presbiteriana sull’isola Mornington.
Il loro esilio, che credevano sarebbe stato solo temporaneo, durò diversi decenni. Quando arrivarono a Mornington, i Kaiadilt furono alloggiati in campi lungo la spiaggia e i bambini furono separati dai genitori e sistemati in dormitori all’interno della missione. Fu loro proibito di parlare la loro lingua madre, creando perciò una frattura profonda con la cultura e le tradizioni Kaiadilt.
Solo negli anni Novanta l’Australia riconobbe i diritti territoriali degli aborigeni, permettendo anche ai Kaiadilt che lo desideravano, inclusa Sally Gabori, di tornare temporaneamente alla loro isola nativa.

Thundi, 2010. Pittura polimerica sintetica su lino, 198 x 151 cm . Collezione privata, Bowral, Australia. Foto © Mark Pokorny

I dipinti di Sally Gabori testimoniano una sconfinata immaginazione e un’impressionante libertà formale, alimentata da infinite variazioni di luce sul paesaggio, causate dal mutevole clima del golfo di Carpentaria.

Con combinazioni di colori, giochi di forme, sovrapposizioni di superfici e formati diversi, Sally Gabori ha dipinto oltre 2.000 tele nei nove anni della sua carriera artistica, esplorando, a velocità accelerata, le molteplici risorse dell’espressione pittorica. Dalla piccola scala è passata a tele monumentali lunghe più di sei metri, senza perdere il vigore del suo gesto o l’audacia nell’uso del colore. Nel 2007, ispirata da una prima visita di ritorno in patria, Sally Gabori si è impegnata a mappare su tela i numerosi luoghi a lei cari, producendo tre opere di oltre sei metri di lunghezza in collaborazione con le sue sorelle e nipoti, tutte nate sull’isola Bentinck prima dell’esodo.
Verso la fine della sua carriera, ha anche dipinto una serie di grandi tele con le sue figlie, Amanda ed Elsie, e ha incoraggiato le sue altre figlie, Dorothy ed Helena, a unirsi al Centro d’Arte e d’Artigianato dell’isola Mornington.

Dibirdibi Country, 2010. Pittura polimerica sintetica su lino, 200 × 305 cm. Collezione Bérengère Primat, per gentile concessione della Fondation Opale, Lens, Svizzera. Foto © Simon Strong

 

L’anno dopo la sua morte avvenuta nel 2015, la Queensland Art Gallery | Gallery of Modern Art di Brisbane e in seguito la National Gallery of Victoria a Melbourne hanno presentato una grande retrospettiva del suo lavoro. I suoi dipinti sono ora presenti in molte delle più importanti collezioni pubbliche australiane e in diverse collezioni europee.

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