Settant’anni di fotografia indiana a Trieste

Prosegue fino al 7 aprile 2024 al Magazzino delle idee di Trieste la mostra India oggi. 17 fotografi dall’Indipendenza ai giorni nostri, a cura di Filippo Maggia. Più di 500 le opere – fotografie, racconti visivi, esperienze e indagini – che tracciano un percorso storico-sociale del subcontinente indiano dall’indipendenza nel 1947 a oggi.

La mostra presenta le opere dei 17 autori seguendo un ordine cronologico che avanza per decenni, fino ai lavori dei fotografi contemporanei. Nel percorso espositivo ogni artista viene introdotto da uno statement che descrive la genesi e lo sviluppo della ricerca del lavoro svolto.

 

Bhupendra Karia, Vecchie abitazioni di Bombay. Da Transition and Trajectories, 1970. ©The Estate of Bhupendra Karia, courtesy sepiaEYE.
Nell’esplorazione dell’India rurale post indipendenza, visitando piccole città e villaggi, Karia (insegnante, teorico, curatore (partecipa alla fondazione dell’International Center of Photography di New York con Cornell Capa) associa a un’indagine di carattere antropologico e documentaristico personali riflessioni sulle sfide sociali, politiche e ambientali che il subcontinente dovrà ora affrontare.

 

«Il processo di inarrestabile evoluzione economica e industriale in atto in India – scrive Filippo Maggia nel testo di introduzione al catalogo – sta provocando gravi conseguenze sociali e ambientali.
L’inevitabile spopolamento delle campagne e delle zone rurali, dalle pendici dell’Himalaya sino all’estremo sud del Kerala, ha portato al sovraffollamento delle metropoli con un forte impatto sull’ambiente, che alle volte implica addirittura lo spostamento coercitivo di milioni di persone da una regione all’altra.
È di questi temi che si occupa oggi principalmente la fotografia indiana, ormai emancipata dall’immagine tradizionale dell’esotica India colorata di salgariana memoria
».

 

Raghu Rai, Stazione ferroviaria di Churchgate, 1995. Courtesy Raghu Rai & Photoink.
Considerato oggi unanimemente uno dei maestri della fotografia indiana (dal 1977 è membro dell’agenzia Magnum, ove fu introdotto da Henri Cartier-Bresson), Raghu Rai riunisce nelle sue fotografie i quattro decenni che intercorrono tra gli anni Sessanta e il Duemila.

 

A cogliere i molteplici aspetti di questa evoluzione è lo sguardo fotografico dei diciassette artisti in mostra: Kanu Gandhi, Bhupendra Karia, Pablo Bartholomew, Ketaki Sheth, Sheba Chhachhi, Raghu Rai, Sunil Gupta, Anita Khemka, Serena Chopra, Dileep Prakash, Vicky Roy, Amit Madheshiya, Senthil Kumaran Rajendran, Vinit Gupta, Ishan Tanka, Soumya Sankar Bose, Uzma Mohsin.

 

Vicky Roy, Sonu, raccoglitore di stracci di 12 anni, New Delhi Railway Station, 2005. Da Street Dreams. ©Vicky Roy.
Vicky Roy, che scappò di casa all’età di undici anni e visse per le strade di New Delhi fino a che venne salvato da un’organizzazione no profit che lo aiutò e lo sostenne negli studi, affronta un dramma irrisolto e di costante attualità della società indiana: sono oltre dieci milioni i bambini indiani orfani o abbandonati che vivono per strada mendicando, vittime di abusi e sfruttamento.

 

La mostra India oggi è prodotta e organizzata da Erpac – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia.

 

Uzma Mohsin, Songkeepers, 2018. ©Uzma Mohsin.
Con il coraggioso lavoro dall’emblematico titolo Songkeepers, Uzma Mohsin analizza i meccanismi che regolano la protesta civile e le conseguenze che questa provoca oggi in India. Il fatto che il dissenso sia considerato al pari di “slealtà, antinazionalismo e sedizione”, come lei stessa rammenta, è un indice estremamente allarmante per la tenuta democratica di una nazione.

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