Stadio Flaminio, architettura come patrimonio culturale

È stato presentato in Campidoglio il piano di conservazione dello stadio Flaminio di Roma, l’opera di Pier Luigi e Antonio Nervi realizzata assieme al palazzetto, al palazzo dello sport e al viadotto di corso Francia per le Olimpiadi del 1960.

 

Lo stato originario dello stadio Flaminio, ©ICCD – Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione, Raccolte fotografiche.

Lo stadio, progettato tra il 1957 e il 1958 da Pier Luigi Nervi e da suo figlio Antonio, venne realizzato sull’area dedicata ad accogliere le nuove attrezzature sportive e di servizio per la XVII Olimpiade di Roma.
La costruzione, comprensiva della demolizione del preesistente stadio Torino, durò solo 18 mesi grazie all’organizzazione di cantiere che consentì la produzione di elementi strutturali a piè d’opera, in applicazione del cosiddetto ‘sistema Nervi’, che ottimizzava tempi e procedimenti costruttivi.

La struttura, destinata al calcio, poteva ospitare circa 50.000 spettatori e comprendeva anche quattro palestre, una piscina, bar, spogliatoi, pronto soccorso, completati da impianti all’avanguardia.

 

Riconosciuta patrimonio culturale della città, l’architettura di Nervi verrà riqualificata con la prospettiva di ripristinarne l’originaria funzione di stadio e impianto sportivo polivalente, ©ICCD – Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione, Raccolte fotografiche.

Dopo diversi anni di abbandono, lo stadio versa oggi in uno stato di grave degrado per interventi impropri e a causa dell’invecchiamento fisiologico dei materiali e degli impianti. Il piano elaborato per lo stadio, volto a promuovere, sostenere e indirizzare il successivo progetto di recupero, rappresenta un vero modello per la manutenzione del patrimonio architettonico moderno.

«Lo stadio Flaminio, felicemente collocato in un contesto urbano di grande pregio, vanta un’ispirata qualità architettonica e costruttiva e riveste un ruolo storico-sociale unico per la città di Roma e per la nazione – spiega Francesco Romeo, a capo del progetto di ricerca – Consapevoli della diversa natura di tali peculiarità, abbiamo declinato il piano di conservazione secondo un approccio multidisciplinare volto a riconoscere e proteggere il sistema di valori culturali, oggi minacciati, di cui il Flaminio è espressione».

 

Il piano di conservazione pone le basi per il processo di riqualificazione della struttura, ©Matteo Cirenei – www.photoarch.com.

Lo studio che ha portato alla realizzazione del piano è stato condotto, con la collaborazione di Roma Capitale (proprietaria dello stadio), dall’Università Sapienza di Roma, con i dipartimenti di Ingegneria strutturale e geotecnica, di Architettura e progetto e di Storia, disegno e restauro dell’architettura, da Docomomo Italia e dall’associazione Pier Luigi Nervi Project, grazie al contributo della Getty Foundation, istituzione internazionale che sostiene la ricerca sull’arte e l’architettura e la conservazione delle arti. Questo piano è parte di una serie di studi che la fondazione ha finanziato per preservare importanti edifici del XX secolo in tutto il mondo.

Il piano di conservazione è accompagnato da un modello HBIM (Heritage Building Information Modeling), strumento operativo che documenta lo stato di fatto e la storia degli interventi subiti nel tempo dalla struttura, utile come supporto agli interventi di restauro e per la gestione del programma di manutenzione.

Il piano di conservazione è accompagnato da un modello HBIM (Heritage Building Information Modeling), ©piano di conservazione – stadio Flaminio di Pier Luigi e Antonio Nervi a Roma: un piano di conservazione interdisciplinare.

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