Aperta al Maxxi (fino al 10 aprile 2023) una grande mostra che indaga il rapporto tra architettura, ingegneria strutturale e innovazione ecologica, tecnologica e digitale, componenti sempre più cruciali del rapporto con lo spazio e con il pianeta.
Si tratta, nelle parole di Giovanna Melandri, presidente della Fondazione Maxxi, di «una mostra-manifesto, enciclopedica e spettacolare, in piena linea con uno spirito del tempo che chiede alle arti, alle scienze e alle sensibilità sociali di collaborare».
Curata da Maristella Casciato e Pippo Ciorra, Technoscape. L’architettura dell’ingegneria si snoda attorno a due filoni: ingegneria della costruzione e innovazione tecnologica.
Nella prima sezione, organizzata in otto aree tematiche (gusci sottili, campate modulari, volumi sospesi, edifici alti, strutture reticolari, cupole, materiali alternativi, membrane leggere), troviamo più di quaranta capolavori dal dopoguerra a oggi, frutto della straordinaria collaborazione tra progettisti strutturali e maestri dell’architettura come Frank Lloyd Wright, Le Corbusier, Jörn Utzon, Louis Kahn, Renzo Piano, Rem Koolhaas, Sanaa, Toyo Ito, Zaha Hadid, Kengo Kuma, Christian Kerez e molti altri. In mostra disegni, modelli, documenti d’archivio, video e fotografie d’autore.
La spinta attuale dell’ingegneria verso l’impegno ecologico e la sperimentazione tecnologica è invece indagata attraverso le installazioni di sette centri di ricerca universitari di tutto il mondo: KnitNervi del Block Research Group all’ETH di Zurigo che nella piazza del Maxxi presenta un innovativo e leggero sistema di costruzione della copertura in calcestruzzo senza casseforme; Natural Fibre Tectonics dell’università di Stoccarda, una struttura interamente realizzata in fibra di lino intessuta mediante una tecnica robotica; il cmento iperleggero della Technische Universität di Berlino; il progetto di ricerca Strade riconfigurabili dell’università per le arti applicate di Vienna; le tute spaziali sperimentali del Massachusetts Institute of Technology. Infine, gli esempi delle ricerche dei team di Guy Nordenson a Princeton e dell’Eucentre di Pavia sul contrasto alle catastrofi naturali.
«Technoscape – spiegano i curatori – porta alla luce il contributo dei grandi progettisti strutturali alla storia dell’architettura e getta uno sguardo ad ampio raggio sul futuro dell’ingegneria e sul suo sempre più evidente spostamento dal mondo delle strutture a quello delle tecnologie, dei nuovi materiali, dell’azione ambientale, della fabbricazione digitale, della robotica, qui indagato attraverso la collaborazione con i sette prestigiosi centri di ricerca universitari provenienti da tutto il mondo».