The Milan Principles

William McDonough, gi&aacute
autore, in occasione dell´Expo di Hannover, di principi guida universalmente
noti come ?Hannover Principles´, é stato recentemente incaricato quale membro
della consulta degli architetti per Expo2015 di Milano. Riconosciuto a livello
internazionale come uno dei piú autorevoli esponenti nel campo della
progettazione ecologicamente orientata, McDonough é anche uno dei massimi
teorici dell´architettura di questi ultimi anni. La visione proposta nel suo
libro Cradle to cradle (con
Michael Braungart) offre una concezione dell´architettura sintetica, chiara e
fondamentalmente nuova. Una prospettiva tanto orientata verso il futuro da
rappresentare un significativo scostamento dal sempre piú limitante aggettivo
?sostenibile? con il quale vengono etichettate alcune significative opere
attuali. Se per l´architettura Moderna del XX Secolo le macchine erano un
riferimento imprescindibile, quali saranno i riferimenti per l´architettura del
XXI Secolo? Il pensiero di McDonough apre in tal senso un percorso inedito e
particolarmente significativo. Per il suo lavoro, il suo pensiero e tutti gli
argomenti che emergono da questa intervista, McDonough rappresenta una figura
chiave per l´inquadramento e lo sviluppo metodologico e concettuale del tema
dell´Expo: ?Nutrire il pianeta, energia per la vita?.

Signor McDonough,
quanto da lei proposto in ?cradle to cradle? é una visione notevole e molto
chiara per il futuro. Sei anni dopo la pubblicazione ci sono segni tangibili di
cambiamento?

Certamente
si. Proprio in questo momento ci sono aziende con un fatturato di miliardi di
euro che intendono sviluppare un approccio ?cradle to cradle?, siamo inoltre in
contatto con due governi per introdurre lo stesso approccio su scala nazionale
e regionale. Indubbiamente quel libro anticipava abbastanza i tempi, ma ormai stiamo
decisamente entrando in un nuovo livello di consapevolezza.

Quali
attivit&aacute, fatti o concetti pensa abbiano o avranno l´impatto piú importante nel
?rifare il modo in cui facciamo le cose??

Quello
che Michael Braungart ed io abbiamo incominciato a proporre é un sistema a doppio
metabolismo: uno biologico e l´altro tecnologico. All´interno di questi due
metabolismi ogni cosa deve ruotare in circuiti chiusi. Dobbiamo progettare le
cose in modo da eliminare la presenza di prodotti di sintesi nella biosfera, evitando
l´inquinamento e mantenendo tutto nell´ambito di processi che garantiscano il
costante rinnovamento di risorse. La natura prende energia dal sole, dobbiamo
fare esattamente la stessa cosa con qualsiasi nostra attivit&aacute o prodotto.
Abbiamo progettato il nostro mondo in modo tale che preleviamo il carbone, che appartiene
al sottosuolo, e lo mettiamo nell´atmosfera: vale a dire nel posto piú
sbagliato. Diffondiamo componenti di sintesi, spesso tossiche, nella biosfera e
anche questo é abbastanza stupido. E per concludere abbiamo riempito l´oceano
di plastica, che é il massimo dell´idiozia. Dobbiamo tornare indietro di 200
anni, schiacciare il bottone restart e ricominciare a pensare. In questo senso l´Expo di Milano é un´opportunit&aacute
molto appropriata per ripensare tutto quanto: il cibo é un nutriente insieme a
molti altri.

Come
le macchine erano l´ispirazione per l´architettura Moderna del XX Secolo, quale
immagine, realizzazione o concetto pensa sia l´ispirazione per la nuova
architettura del XXI Secolo?

Un
edificio é come un albero e una citt&aacute é come una foresta. Pensando a questo si
diventa molto umili. Immaginiamo che, come incarico di progetto, ci venga dato
il disegno di un albero: l´albero produce ossigeno, mette a disposizione un
microclima, controlla l´umidit&aacute e l´erosione del suolo e ospita una moltitudine
di essere viventi; ora pensiamo a un edificio che produca ossigeno e faccia le
stesse cose che fa un albero. La natura é alimentata dal sole: pensiamo nello
stesso modo. Si dovrebbe infine progettare un edificio in una dimensione
temporale, che sia flessibile ed adattabile per scopi multipli. Le necessit&aacute
umane cambiano nel tempo e quello che oggi é un palazzo per uffici domani
potrebbe accogliere residenze.

Durante una recente conversazione
con Gilles Perraudin emergeva l´ingegnosit&aacute e la saggezza, in senso ecologico,
dell´architettura vernacolare. Pensa anche lei che dovremmo guardare con piú
attenzione al nostro passato pre-industriale?

200
anni fa le case erano raffrescate con la brezza e riscaldate dal sole,
l´architettura vernacolare possedeva un intrinseco e immenso bagaglio di
conoscenze in tal senso. Questo non significa che dovremmo tornare
all´architettura vernacolare, dato che ovviamente le condizioni sono cambiate,
ma dovremo recuperarne i principi di base. Ho recentemente lavorato con la NASA
ad un progetto chiamato ?sustainability base´. Sustainability base si trova sulla terra, ma parte dal presupposto che
qualcuno atterri sul nostro pianeta nudo, senza niente di niente tranne la
conoscenza e l´esperienza dalla NASA. La prima domanda é: da dove prendo
l´energia? Guardo a solo 8 minuti di distanza, c´é il sole, un mega-reattore a
fusione nucleare. Con i pannelli fotovoltaici posso catturare tutta l´energia
necessaria. Devo raffrescare? A 2 o 3 metri sotto i miei piedi c´é una
temperatura costante di 12?C e non ho nessun bisogno di scavare oltre per
tirare fuori il petrolio che faccia girare una pompa. Hai bisogno di aria? Mi
guardo intorno, anche qui non serve pompare, basta solo disegnare un edificio
che abbia la ventilazione incrociata! Dobbiamo affrontare questi problemi come
si faceva in et&aacute pre-industriale ma con la mentalit&aacute della NASA e con la
tecnologia attuale. Quel che si faceva 200 anni fa non é vecchio ma
incredibilmente nuovo!

Quali
pensa siano le caratteristiche di una ottima, grande architettura?

Che
sappia sollecitare le emozioni verso un livello il piú alto possibile di
apprezzamento e di illuminazione, che provveda solidit&aacute, che soddisfi le
esigenze dell´esperienza umana e controlli sapientemente la luce e i volumi. Non
credo infine che un edificio che distrugga l´ambiente possa mai essere considerato
una buona architettura.

Come sviluppa un
progetto, quali sono i passi principali della sua prassi progettuale?

Procediamo
secondo quest´ordine: principi, obiettivi, strategie, tattiche e metriche. Il
problema predominante nell´attuale green design é quello di partire dalle misurazioni. Il che
corrisponde ad un benchmarking,
ad una valutazione di una soluzione esistente che potrebbe avere delle grosse
falle a livello concettuale o strutturale. Cosí facendo si finisce per
concentrarsi sull´efficienza, magari lavorando sulle pure tattiche ma mai
rivolgendosi ai principi. I nostri principi sono: come possiamo prenderci
costantemente cura dei figli di tutte le specie? Un edificio deve sostenere la
vita, non distruggerla. E´ del tutto dimostrabile che noi esseri umani siamo la
specie dominante su questo pianeta e come tale dobbiamo sostenere la vita e
gestire le risorse, prendendoci cura di tutti i figli di tutte le specie. Come
del resto prenderci cura delle relazioni e dei diritti di ognuno all´interno
della nostra stessa specie. Il secondo punto, il nostro obiettivo, é in realt&aacute molto
semplice: deve essere piacevolmente diverso, sicuro, con aria, acqua ed energia
pulita e di cui sia possibile godere economicamente, imparzialmente,
ecologicamente ed elegantemente.

Progetto a partire dai
principi: é un approccio piuttosto simile al framework di The Natural Step, per
esempio?

Esatto,
é sicuramente un punto importante in comune con Karl Henrik (Karl Henrik
Robért, fondatore di TNS. N.d.R. Cfr. con n.16 di IoArchitetto). L´unica
differenza é che il nostro orientamento é molto piú indirizzato verso la
progettazione anziché alla gestione e guida verso decisioni. Credo che il piú
forte denominatore comune sia che entrambi ci basiamo sulla scienza.

Nel recente masterplan
per EXPO2015 l´architettura del paesaggio, invece dei convenzionali padiglioni,
ha un ruolo fondamentale nel disegno complessivo. E´ una concezione nuova che
potrebbe avere un´influenza, non solo sul modo di fare esposizioni universali, ma
anche sul modo di fare architettura?

Ci
sono scale differenti di interazione all´interno del mondo naturale e tra
quest´ultimo e le cose fatte dall´uomo. La cosa interessante sull´esposizione
internazionale é il dialogo tra qualcosa di effimero e la volont&aacute di catturare
qualcos´altro che invece é permanente. Da questo punto di vista l´Expo di
Milano é un evento effimero che celebra qualit&aacute eterne come la nutrizione. Come
abbiamo fatto nel progetto per la NASA, sarebbe bello che ogni parte del progetto
per l´Expo diventasse un´esplorazione e un´integrazione vitale dell´effimero
con un mondo fatto di cicli e metabolismi. Gli edifici devono essere come
alberi e i paesaggi come giardini, la speranza sul cibo e la nutrizione deve
essere una celebrazione di qualcosa di eterno: della chimica, della fisica, della
biologia e di ció che Einstein ha definito una ?magia?, ovvero la vita.

Qualche raccomandazione
per l´Expo di Milano? Ci saranno dei ?Milan principles´?

Penso
che qualsiasi principio debba avere un radicamento. é molto facile dire la
verit&aacute, molto difficile invece capire se la verit&aacute che sto raccontando ha un
valore effettivo. Servono principi operativi fondamentali, tanto chiari e
basilari quanto quelli della dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti, come:
l´acqua deve essere pulita, l´aria deve essere pulita. Devo usare i principi
per guidare la mia matita e rispondere alla questione di fondo: quello che sto
disegnando segue il principio oppure no?

Quali immagini pensa
siano le piú adatte come complemento a questa intervista?

Una
delle mie favorite é quella dello stabilimento di River Rouge dove si vede il
tetto verde con un primo piano delle uova di uccelli selvatici. Quel tetto ha
permesso di evitare la realizzazione e la conseguente gestione di un enorme
impianto di trattamento acque, procurando un risparmio di 35 milioni di dollari
solo il primo giorno. I committenti mi avevano concesso un minuto e mezzo per
spiegare il progetto che, solo con quelle cifre, é stato approvato
immediatamente! Sono consapevole che per andare avanti un´attivit&aacute deve essere
economicamente praticabile e questo é un dato di fatto che rispetto
profondamente. Oltre ai dati economici, la cosa piú bella é che i primi uccelli
si sono posati sul tetto solo 5 ore dopo il suo completamento.

Carlo
Ezechieli

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