Al Vitra Design Museum le donne nel design dal 1900 a oggi

+6
View Gallery

Sia come creatrici di mobili, moda o prodotti industriali sia come architette d’interni o imprenditrici, le donne hanno dato contributi decisivi allo sviluppo del design moderno, e oggi la metà degli studenti di design è di sesso femminile.
Tuttavia in ambito storiografico e critico viene dato loro molto meno spazio che agli uomini. Con Here We Are! Women in Design 1900 – Today, la mostra in programma fino al 6 marzo 2022, il Vitra Design Museum vuole contribuire a cambiare questo stato di fatto.

 

Pubblicità della poltrona Karelia di Liisi Beckmann, 1969. Courtesy Zanotta Spa.

 

Curata da Viviane Stappmanns, Nina Steinmüller, Susanne Graner con Josipa Špehar, l’esposizione racconta la storia del design con un approccio a più voci, sullo sfondo della lotta per la parità dei diritti.

Sono raccolte opere eterogenee di 80 donne attive nel design – fra cui esponenti della modernità come Eileen Gray, Charlotte Perriand, Lilly Reich, Clara Porset – e nell’imprenditoria, come Florence Knoll e Armi Ratia (cofondatrice di Marimekko), ma anche opere di personalità meno note come la riformatrice sociale Jane Addams.
La contemporaneità è rappresentata da figure come Matali Crasset, Patricia Urquiola, Julia Lohmann o il collettivo africano Matri-Archi(tecture) che conducono i visitatori nel presente e nel futuro.

 

Nanda Vigo con le Light Tree (1984) e Cronotopo (1964), 1985. Ph. ©Gabriele Basilico, courtesy Archivio Nanda Vigo, Milano.

 

La mostra segue la produzione delle donne e le loro condizioni di lavoro nel mondo del design dall’inizio del Novecento a oggi e presenta una vasta gamma di opere prestigiose: dagli oggetti iconici di Eileen Gray a opere poco note, dai network fondati sull’attivismo agli odierni studi sul design di stampo femminista.

 

Vita al Bauhaus: ritratto di gruppo dietro il telaio nel laboratorio di tessitura, Bauhaus Dessau, 1928, ph. ©Bauhaus-Archiv, Berlino.

 

L’esposizione si suddivide in quattro sezioni che accompagnano i visitatori in un viaggio attraverso gli ultimi 120 anni di storia del design.

La prima sezione è dedicata allo sviluppo del design in Europa e negli Stati Uniti dove intorno al 1900, nello stesso periodo in cui le donne lottavano per una maggior partecipazione politica e sociale, emerse la figura professionale del designer moderno. Le rivendicazioni femminili di allora influenzarono anche il design, come dimostra il lavoro di Jane Addams e Louise Brigham che oggi definiremmo come «design sociale».
In mostra ci sono anche opere di esponenti del Bauhaus, delle scuole russe del Wchutemas e delle Deutsche Werkstätten Hellerau di Dresda. La sezione evidenzia come le donne, pur acquisendo una maggiore professionalità grazie a migliori possibilità formative, continuassero a essere relegate in modelli di ruolo tradizionali.

 

Charlotte Perriand sulla chaise longue basculante, 1929, Perriand e Jeanneret © VG Bild-Kunst. Bonn 2021, Le Corbusier: F.L.C./ VG Bild-Kunst, Bonn 2021.

 

La seconda sezione copre il periodo che va dagli anni Venti agli anni Cinquanta del Novecento. È in quest’epoca che le prime designer iniziarono a riscuotere successo internazionale: le già citate Charlotte Perriand, Eileen Gray, Clara Porset, ma anche Jeanne Toussaint che per decenni ha disegnato le collezioni di gioielli di Cartier.
Alcune delle artiste qui presentate lavorarono a stretto contatto con i loro compagni, ad esempio Ray Eames con il marito Charles o Aino Aalto con Alvar Aalto, e non di rado il loro lavoro venne oscurato delle personalità maschili al loro fianco.
L’esposizione dimostra però che in molti casi l’apporto femminile alla creazione di opere è stato più decisivo di quanto non sia emerso finora. L’esempio più noto è quello di Charlotte Perriand: il suo contributo alla creazione dei progetti con Le Corbusier è stato molto rivalutato negli ultimi anni.

 

Ray Eames al lavoro su un plastico, 1950, ph. ©Eames Office LLC.

 

La terza sezione si concentra sui decenni dal 1950 alla fine degli anni Ottanta, un periodo in cui si sollevò una seconda ondata di femminismo, formatasi soprattutto a partire dagli anni Sessanta. L’ambivalenza e le rotture di questi turbolenti decenni si riflettono anche nel design di Marimekko degli anni Settanta e negli oggetti postmoderni di designer italiane come Nanda Vigo, Gae Aulenti o Cini Boeri.

 

Christien Meindertsma con la Flax Chair, 2015, ph. ©Studio Aandacht.

 

Nella quarta e ultima sezione sono presenti creazioni di Matali Crasset, Patricia Urquiola, Hella Jongerius a dimostrare quanto oggi sia scontato il fatto che le donne ottengano successo internazionale alla pari dei loro colleghi.
Alcune progettiste trascendono i tradizionali confini della loro disciplina e contribuiscono a ridefinire il design in modo sostanziale. Come Julia Lohmann, che studia le alghe marine come nuovo materiale sostenibile, o Christien Meindertsma, che mette in discussione i processi di produzione.
La sezione presenta anche il collettivo Matri-Archi(tecture) con l’opera su commissione Weaving Constellations of Identity,  che invita a riflettere sulla posizione delle donne africane nel design.

© 2020 IoArch. All Rights Reserved.

Scroll To Top