Incredibilmente leggera – solo 800 grammi – la sedia in carbonio del designer Francesco Faccin che il Vitra Design Museum ha da poco inserito nella propria collezione permanente fa parte del progetto Anonimo Contemporaneo, commissionato dalla galleria Giustini/Stagetti di Roma e presentato nel 2020, che si concentra sulla sedia nella sua declinazione popolare italiana, l’oggetto anonimo per eccellenza.
Il processo di ricerca che ha portato alla nascita di Carbon Chair è iniziato mentre Francesco Faccin era ospite dell’Accademia americana a Roma.
L’ispirazione nasce dalla Romanella, la versione romana della sedia popolare e archetipica, una tipologia che esiste in tutta l’area del Mediterraneo, in molteplici varianti accomunate da caratteristiche formali e strutturali simili.
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«Ho trovato questa sedia nel 2013, nell’ultima bottega attiva rimasta in via dei Sediari a Roma – ci dice Faccin. Non sto sognando un primitivismo mitico o un ritorno al passato, ma piuttosto un potenziale modello per reinventare il design contemporaneo. Un oggetto solido e apparentemente immutabile perché già perfezionato nei secoli».
Questa sedia è un oggetto che è sempre esistito e che si è evoluto nel tempo in una gamma infinita di soluzioni formali, ciascuna alla ricerca del modo più efficiente di produzione. Per loro natura queste sedie non sono firmate, appartengono a tutti e sono aperte all’interpretazione libera da copyright.
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Ogni variante di Anonimo Contemporaneo interpreta un materiale diverso, così da restituire l’idea essenziale di una sedia popolare, familiare ed elegante. Se la sedia originale è in legno, intrecciata in paglia, le successive versioni sono in cuoio e in alluminio.
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La sedia in carbonio scelta per la collezione permanente del Vitra Design Museum è fatta di tubi semilavorati in fibra di carbonio comunemente usati per la produzione di canne da pesca. Incredibilmente leggera, la sedia è molto solida grazie alle proprietà meccaniche della fibra di carbonio.
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