Milano 2016: quale città dopo l’Expo?

La filosofia di progetto di Joan Busquets ha origine da una comprensione chiara e
profonda delle logiche che improntano l´evoluzione delle città e che, come lui
stesso sottolinea, sono tanto radicate da rivelarsi sempre e comunque piú forti
di qualsiasi grande intervento. Un atteggiamento metodologico piú volte
definito ‘realismo ambizioso’ rivelatosi valido sia nel riuscitissimo caso di
Barcellona che nei molti esempi di pianificazione a livello internazionale da
lui coordinati. Attualmente impegnato a Milano quale membro della consulta
architetti per Expo2015, Joan Busquets ha tenuto lo scorso dicembre presso
Politecnico di Milano una conferenza dal titolo “Come i grandi eventi possono
rendere migliori le città?“. L´incontro rientrava nei Seminari
internazionali promossi dalla Facoltà di Architettura e Società – Corso di Studi
di Scienze dell´Architettura ed é stato introdotto dal Preside, Prof. Piercarlo
Palermo. Busquets ha accettato l´invito dei Prof. Andrea Gritti e Simona
Gabrielli che hanno coordinato il successivo dibattito. Questa intervista raccoglie
il punto di vista di Joan Busquets rispetto alla città e ai grandi eventi con
particolare riferimento al caso di Expo2015.

Come vede un´esposizione universale oggi, in un mondo dove l´accesso a novità e
informazioni é sempre piú facile e diffuso?

E´un dato di fatto che grandi eventi si ripetono con sempre maggiore frequenza e
non sono piú cosí sensazionali come potevano esserlo un secolo fa. Senza dubbio
la ripetizione porta alla banalizzazione e ad una lotta sempre piú accanita per
distinguersi. Nonostante tutto, i grandi eventi internazionali – come le
olimpiadi o le esposizioni universali – continuano ad essere una grande
occasione per aprire un discorso di trasformazione e miglioramento a livello
urbano. Credo che da questo punto di vista ci siano due fondamentali
possibilità di intervento. La prima è quella di trovare una strategia generale
ben inserita nella logica complessiva della città, come a Barcellona con i
giochi olimpici, dove l´azione trasformativa principale é stata quella di
aprire la città verso il mare. La seconda é quella di partire dal settore Expo,
vale a dire da una parte della città precisamente individuata e relativamente
circoscritta, e avviare una trasformazione facendo intervenire l´evento quale
‘dinamizzatore’ della città o di una sua parte importante. Nell´ambito di
queste due modalità strategiche è necessario considerare che il disegno della
città si realizza secondo un “doppio ciclo”: ovvero come si utilizzerà l´area e
la città sia durante che successivamente all´evento Expo.

Quali sono le potenzialità o i problemi principali che vede a Milano?

Un aspetto importante di Milano è che è stata e continua ad essere una città molto influente per
l´architettura e l´urbanistica internazionale, con figure notevoli come Ernesto
Rogers, Vittorio Gregotti o Giancarlo De Carlo. D´altro canto è una città che
negli ultimi decenni non sembra trovare un giusto confronto tra il presente e
il futuro. Le infrastrutture ad esempio, specialmente nell´area adiacente a Expo,
sono incredibilmente sviluppate ma prive di interazione con l´immediato intorno.
La Fiera di Rho-Pero inoltre é un progetto molto ambizioso e forte di una
riconoscibilità a livello europeo, tuttavia é un recinto: un ambito recluso dalle
infrastrutture e al quale, se non in metropolitana, é molto difficile accedere.
Partendo da queste considerazioni, nel mio lavoro con la consulta ho cercato innanzitutto
di impostare la scala corretta delle infrastrutture e definirne le priorità di
inserimento nel sistema naturale. Expo potrebbe essere un “prototipo” in grado
di dimostrare come le nostre città possano affrontare le nuove forme di
mobilità a corto raggio, superando i modelli del secolo scorso. Credo in
sintesi che tema di intervento principale per l´Expo di Milano sia quello di
dimostrare che anche alla nuova scala, nel confronto con le nuove
infrastrutture e con l´ambiente naturale, la città può avere una qualità
notevole, può cambiare scala, può gestire rapporti a scale multiple e fare in
modo che il sito entri in stretto contatto con l´intorno

Se riconnettere o istituire nuovi legami sembra essere un principio fondamentale
d´intervento, come vede progetti come la Via di Terra e la Via d´Acqua presenti
nel programma iniziale di Expo2015?

Prendere in considerazione e rivalutare elementi del paesaggio come la rete idrografica,
i sistemi verdi e i corridoi ecologici è senz´altro un aspetto fondamentale.
Vanno definite connessioni intense, articolate a diverse scale relazionali che
coinvolgano parti estese della città in modo naturale, seguendo un processo
quasi spontaneo. Per quanto ambizioso possa essere un programma, le città sono
sistemi molto complessi e seguono logiche assai piú forti di qualsiasi grande
intervento. Sono convinto che le trasformazioni non si facciano calando grandi
interventi dall´alto, ma innescando processi che si sviluppano e si evolvono
continuamente. Il punto di forza deve pertanto essere il sito dell´Expo, da cui
é possibile lanciare connessioni multiple dotate di grande capacità operativa. Per
esempio, partendo dalle condizioni reali, in prossimità del sito si trova un
grande scalo ferroviario che nel medio termine potrebbe ridurre il proprio
ruolo preponderante. Nel periodo di svolgimento dell´evento è possibile
costruire di fianco allo scalo e parallelamente alla ferrovia un asse
sopraelevato in grado sia di mediare il rapporto di quest´ultima con Expo, sia
di istituire un nuovo sistema di ingresso e di distribuzione dei flussi. Il
posizionamento ad una quota sopraelevata permette di nascondere la presenza
dello scalo ferroviario e allo stesso tempo di formare un belvedere sopra e
verso l´area Expo, dove troveranno posto tutti i servizi necessari. Questo
“asse attrezzato”, pensato come una sistema di mobilità pedonale e ciclabile e assistito da un
servizio navetta, potrà essere prolungato verso la città creando piazze e spazi
di relazione tra i quartieri esistenti. Dopo l´evento diventerà un asse civico
del XXI secolo che, caratterizzato dallo stesso spirito di innovazione del
Corso Sempione, definirà un percorso unico e differenziato nel settore
Nord-Ovest di Milano.

Nel recente masterplan per Expo2015 sembra avere un ruolo determinante
l´architettura degli spazi aperti. Sarà un nuova tendenza di intervento?

Il lavoro della consulta è da inquadrare in una dimensione strategica e si
rivolge, in particolare, alla questione di come inserire un evento in un sito
caratterizzato da una situazione geografica e infrastrutturale del tutto
particolare. L´esperienza recente dei grandi eventi ci permette inoltre di
comprendere alcune condizioni programmatiche e il loro impatto sulla città
esistente. Innanzitutto l´evento Expo è una festa che, come tutte le feste,
finirà. Dal mio punto di vista è opportuno considerare la possibilità che molte
delle strutture previste siano innovative, sebbene molte di queste siano
pensate per essere smantellate alla fine dell´evento. Una volta acquisita la
consapevolezza che le strutture verranno rimosse, si ricalibrano gli obiettivi
e si organizzano le cose in modo diverso. Quanto alla vicina Fiera si tratta di
una questione di espansione e connessione e puó essere molto interessante
definire una strategia concertata con il settore pubblico. Secondariamente,
Expo puó essere una grande opportunità per il settore Nord-Ovest di Milano. Un
esempio che ritengo degno di nota è che a Lisbona dopo l´Expo il baricentro
della città si é completamente spostato verso il nuovo sito. Questo dimostra
che i grandi eventi hanno una capacità trasformativa formidabile.

Expo é un´opportunità ma, come dimostra la storia di questi eventi, anche una
notevole incognita, soprattutto economica. Come é possibile tenere sotto
controllo il rischio fiasco?

E´ importante comprendere a fondo le esperienze negative, imparare da queste e tenere i rischi sotto controllo. Ma spesso
questo non è possibile o perlomeno è molto difficile identificare le cause
specifiche. A Montreal, ad esempio, Expo è stata un fallimento colossale che la
città sta ancora pagando. In altri casi abbiamo visto che nonostante il
grandissimo impegno di governi ed architetti, senza una strategia complessiva
rivolta alla definizione di un programma di gestione futura il fiasco è
pressoché garantito. Tra le varie esperienze Barcellona si è rivelato un caso
fortunato e questo dipende proprio dal fatto che in questo caso non era
assolutamente possibile impostare il programma pensando alle “grandi opere”.
Abbiamo definito un programma ambizioso ma tutto sommato credibile, concreto,
pratico, siamo partiti dalla gente e da azioni piuttosto elementari. Come era
possibile riqualificare, ad esempio, il fronte mare di Barcellona quando fino
ad allora le fogne scaricavano in mare, praticamente di fronte alla
Barceloneta?
Il programma e l´evento sono stati il motivo principale per elevare la città a un giusto livello
qualitativo. Expo permette di radunare gli sforzi tra le diverse istituzioni e
tra settore pubblico e privato. È qui dove si riconosce la necessità di un
“Progetto urbanistico” ambizioso e flessibile in quanto capace di convincere e
mobilitare interessi molto distinti e di creare consenso tra
l´amministrazione e i cittadini. Sono azioni che, altrimenti, potrebbero
risultare difficili o inconcludenti. È evidente che il progetto Expo non si
dovrebbe limitare solamente al suo perimetro legale approvato dal BIE ma
potrebbe convertirsi in un movimento che si estenda ben oltre i suoi limiti
programmatici. Su questa linea potrebbe diventare un buon campo di
sperimentazione per un disegno della città capace di innovazione, di segnare
una nuova epoca e nuovi riferimenti per la costruzione della città europea.
Tante città sono ansiose di imparare qualcosa di nuovo da Milano.

Joan Busquets

Joan Busquets é docente presso la Scuola di Architettura di Barcellona e dal 2002 é Professore di Progettazione Urbana presso la Graduate School of Design dell´Università di Harvard.
Già urbanista eminente in Spagna fin dal 1981 quando vinse per la prima volta il Premio Nazionale per la Pianificazione Urbana, dopo il suo lavoro come Capo del Dipartimento di Pianificazione di Barcellona durante gli anni cruciali delle Olimpiadi del 1992, Joan Busquets é diventato una figura di riferimento per l´urbanistica a livello internazionale.

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