Il progetto di Oma per la Biennale delle Arti Islamiche a Gedda

La seconda edizione della Biennale delle Arti Islamiche è stata aperta il 25 gennaio a Gedda con una scenografia progettata da OMA (guidata dal partner Iyad Alsaka e dall’associato Kaveh Dabiri). Intitolata And All That Is In Between, l’esposizione esplora il ruolo della fede nelle arti decorative.

In mostra oltre 500 oggetti storici e 29 opere d’arte realizzate su commissione – più del doppio rispetto alla prima edizione, in un ambiente di forme astratte che reinterpreta elementi architettonici archetipici.

 

Ph. ©Marco Cappelletti, courtesy Diriyah Biennale Foundation.

 

Volutamente sobria la palette di materiali e colori: ovunque tessuti bianchi di diverso tipo; variazioni di intensità luminosa permettono di percepire sottili differenze cromatiche.
L’esposizione, che si svolge nei padiglioni tensili del Terminal Hajj dell’aeroporto internazionale King Abdulaziz (disegnato da SOM), è organizzata in sette sezioni e include aree interne ed esterne.

 

Progettisti di Oma al lavoro sul modello. Ph. ©Frans Parthesius

 

AlBidayah (“l’inizio”), dedicata al sacro, è composta da ampi spazi definiti da pareti curve e traslucide che amplificano la monumentalità degli oggetti esposti, tra i quali la Kiswah – il drappo che copre la Kabaa – esposta per la prima volta nella sua interezza al di fuori della Mecca.
Le cornici delle vetrine sono dipinte di nero, richiamando le tonalità di molte opere e manufatti.

 

L’ambiente che espone la Kiswah. Ph. ©Marco Cappelletti, courtesy of OMA.

 

AlMadar (“l’orbita”) presenta una foresta di trentasette colonne rettangolari astratte. Realizzate con strati concentrici di tessuti traslucidi e illuminate dal basso e dall’interno, emergono come estrusioni delle vetrine sottostanti, dissolvendosi gradualmente nell’oscurità del soffitto.
La densità delle colonne aiuta i visitatori a identificare e navigare tra i cluster tematici e a scoprire le istituzioni partecipanti, provenienti da venti Paesi.

 

Ph. ©Marco Cappelletti, courtesy Diriyah Biennale Foundation.

 

La scenografia di AlMuqtani (“l’omaggio”) è progettata per dare uguale importanza alle due collezioni esposte in questa sezione. Una disposizione a forma di farfalla divide la galleria in due triangoli di uguali dimensioni, definiti da pareti plissettate simmetriche che si innalzano dal livello degli occhi fino al soffitto.
Ogni piega ospita una vetrina, formando una superficie espositiva continua che si rivela solo mentre i visitatori percorrono la galleria, il cui centro è occupato dai tesori dell’esposizione.

 

Ph. ©Marco Cappelletti, courtesy of OMA.

 

AlMidhallah (“la tenda”) presenta una serie di opere d’arte site-specific sul tema dei giardini nelle culture islamiche. Sono state aggiunte numerose piantumazioni al precedente intervento paesaggistico, sempre di OMA, strutturando la collocazione delle opere.
Insieme, formano una piazza esterna di superficie pari a quella di nove elementi tensili del terminal.

 

Ph. ©Marco Cappelletti, courtesy Diriyah Biennale Foundation.

 

Due padiglioni, AlMukarramah (“l’onorata”) e AlMunawwarah (“l’illuminata”) sono dedicati alle città sacre della Mecca e di Medina.
Il design del padiglione dedicato a Medina in particolare, che  presenta un gruppo di tessuti ricamati in oro, riflette l’atmosfera calorosa e accogliente della ‘città del Profeta’.

 

Ph. ©Marco Cappelletti, courtesy Diriyah Biennale Foundation.

 

Il team curatoriale della Biennale delle Arti Islamiche è guidato dai direttori artistici Julian Raby, Amin Jaffer e Abdul Rahman Azzam, con Muhannad Shono come curatore di arte contemporanea. L’esposizione sarà aperta fino al 25 maggio 2025.

 

Biennale di Arte Islamica, crediti del progetto espositivo

  • Località Gedda, Arabia saudita
  • Committente Diriyah Biennale Foundation, Ministero della Cultura dell’Arbia Saudita
  • Allestimento espositivo indoor e outdoor Oma, Oma partner Iyad Alsaka e Oma associato Kaveh Dabiri
  • Team Oma Victoire Bouillot, Dagna Dembiecka, Catalina Dumitru, Sarah El Harouny, Raffaele Guercia, Emanuele Moro, Giovanni Stoppoloni, Andrea Verni
  • Lighting Design Les éclaireurs
  • Scenografia e art production Black Engineering
  • Design delle teche e degli oggetti espositivi Colin Morris Associates
  • Progetto grafico Morcos Key
  • Wayfinding Penguin Cube
  • Produzione teche espositive Goppion
  • Installazione video Kate Dawkins Studio
  • Spazio espositivo indoor 10.000 mq
  • Spazio espositivo esterno 60.000 mq
  • Area totale del sito 120.000 mq

 

Modello dello spazio esterno, dettaglio. Ph. ©Frans Parthesius.

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