Aviva Studios, centro teatrale polivalente di OMA a Manchester

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Il primo progetto pubblico di OMA nel Regno Unito è un vasto centro culturale polivalente che funge da residenza permanente della Factory International, l’organizzazione che gestisce il Manchester International Festival (MIF). Con il più grande investimento pubblico dai tempi della Tate, la Factory è il risultato di un concorso vinto nel 2015 nel quale la soluzione di OMA si distinse con l’idea di un teatro che apre le porte a diverse forme di rappresentazione, dallo spettacolo più tradizionale alla performance contemporanea e ai concerti.

L’edificio di Manchester (13.350 metri quadrati) è stato progettato per soddisfare un’esigenza di totale flessibilità e adattabilità. Il complesso è in grado di ospitare sia performance artistiche sia mostre di vario genere, separatamente o contemporaneamente.

 

La nuova sede del MIF riconosce il passato industriale di Manchester: le sue facciate in cemento e metallo ondulato spiccano tra i magazzini di mattoni e i nuovi edifici residenziali dalle facciate in vetro, degli uffici e degli studi televisivi, che costituiscono il nuovo quartiere di St. John, ph. ©Marco Cappelletti, courtesy OMA e Factory International.

 

Il sito è rappresentativo della storia industriale e culturale di Manchester, citata nella progettazione dell’edificio attraverso l’uso di metallo ondulato e cemento grezzo.

Ambizioso per forma, dimensioni e funzioni, il centro per le arti rinominato Aviva Studios si trova nel cuore di Manchester, nel rinnovato quartiere di St John’s. Qui, dove avevano sede gli studi televisivi Granada, lo skyline della città è profondamente cambiato con un nuovo quartiere costituito da torri residenziali di oltre 30 piani.

 

L’edificio è sopra Water Street e incorpora gli archi della linea ferroviaria Pineapple del XIX secolo, ora parte del suo foyer, ph. ©Marco Cappelletti, courtesy OMA e Factory International.

 

In genere, specie per questioni legate alla qualità acustica, luoghi di queste dimensioni sono relegati in periferia a causa. Tuttavia, racchiudendo la struttura con doppi strati di cemento e con l’utilizzo di tecniche acustiche avanzate, è stato raggiunto il massimo isolamento, permettendo all’edificio di essere parte del centro cittadino.

 

Il progetto è stato intrapreso da Ellen van Loon, con il contributo chiave di Carol Patterson, Gary Owen e Jonathan Telkamp, ph. ©Marco Cappelletti, courtesy OMA e Factory International.

 

L’architettura è suddivisa in due spazi principali: il teatro e la warehouse, nettamente distinguibili già dall’esterno. Collocato al crocevia delle strade che collegano il museo della Scienza – che quest’anno verrà collegato alla Factory con un passaggio diretto – il centro di Manchester e il canale Irwell, il progetto presenta due diversi prospetti che corrispondono ai due grandi spazi al suo interno.

 

Lo spazio di accesso al centro. In tutti gli interni e gli esterni del progetto, il focus della selezione dei materiali è stato quello di riflettere la natura industriale del sito, ph. ©Marco Cappelletti, courtesy OMA e Factory International.

 

Una volta superato l’enorme porticato, spettatori, visitatori e artisti si ritrovano nella hall degli Aviva Studios.
Pensato come un edificio in continua attività, la nuova casa del biennale Manchester International Festival doveva offrire il massimo della flessibilità a cominciare dal suo piano terra. Gli interni sono essenziali, a vista, funzionali.

 

L’auditorium da 1603 posti con un palcoscenico flessibile, in grado di ospitare ogni tipo di spettacolo, ph. ©Marco Cappelletti, courtesy OMA e Factory International.

 

Dalla hall, imboccando gli scaloni i percorsi si diramano in sole due direzioni, una verso il teatro e l’altra verso la warehouse, il magazzino flessibile pensato per esposizioni e performance. Con i suoi 1.600 posti, nonostante le grandi dimensioni il teatro resta intimo assicurando la visione da ogni angolazione.
Con il piano della platea che può essere completamente liberato dalle poltrone, il palco può assumere qualsiasi conformazione aprendo la quinta scenica e sconfinando nel magazzino, posizionato dove solitamente si trova il backstage. Il palco può infatti estendersi in profondità nel magazzino fino a una profondità di 45 metri.

 

Warehouse (magazzino) è un grande contenitore flessibile alto 21 metri. È stato lasciato allo stato grezzo in modo da essere adattato secondo le diverse esigenze. Può essere utilizzato come uno spazio unico o suddiviso in due, con pareti mobili a tutta altezza che garantiscono l’isolamento acustico, ph. ©Marco Cappelletti, courtesy OMA e Factory International.

 

Costruita come uno spazio totalmente flessibile che si adatta a qualsiasi tipo di esigenza, nella warehouse – larga 33 metri, lunga 64 e alta 21 – tutto risulta a vista per poi cambiare conformazione in base all’allestimento che si vuole adottare. Può essere utilizzata come singolo spazio o suddivisa in due, con pareti mobili a tutta altezza che garantiscono l’isolamento acustico. All’interno possono aver luogo produzioni di diverse scale, da piccole rappresentazioni teatrali a concerti con 5.000 persone in piedi.

 

Il magazzino è largo 33 metri, lungo 64 e alto 21, in questo spazio è possibile parcheggiare sia quatto autobus di due piani impilandoli l’uno sull’altro sia un Boeing 747, ph. ©Marco Cappelletti, courtesy OMA e Factory International.

 

Dall’esterno, i due volumi principali si raccontano in modo esplicito: il teatro riprende le sue complesse linee frammentate, dovute a esigenze tecniche, per diventare un bianco poliedro dall’aspetto vagamente extraterrestre, mentre il prospetto impenetrabile in cemento descrive la warehouse.
L’insieme del complesso, dietro i volumi industriali in laterizio risalenti alla rivoluzione industriale e in un quartiere di edifici alti semi-trasparenti, racconta un salto di tre secoli nella storia della città.

 

Gli interni sono essenziali, a vista, funzionali, ph. ©Marco Cappelletti, courtesy OMA e Factory International.

 

Ellen van Loon, progettista dell’edificio, ha immaginato questa struttura come un palcoscenico versatile: «Ho lavorato in numerosi teatri e spazi per spettacoli, ma nessuno è paragonabile a questo in termini di ciò che offre agli artisti. Questo luogo funge da piattaforma, sbloccando in pieno le potenzialità delle arti performative. Troppo spesso edifici e quartieri post-industriali abbandonati vengono cancellati e con essi le scene creative che un tempo prosperavano al loro interno. Questo progetto intende ripristinare ciò che è andato perduto».

 

 

L’ampio bar dei nuovi degli Aviva Studios, ph. ©Marco Cappelletti, courtesy OMA e Factory International.

 

Crediti di progetto

Località Manchester
Committenti Manchester City Council, Factory International
Progetto architettonico OMA
Design team Ellen van Loon, Rem Koolhaas, Carol Patterson, Gary Owen, Jonathan Telkamp, Tanner Merkeley, Jacopo Bellina, Paloma Bule, Anita Ernődi, Marc-Achille Filhol, Benedetta Gatti, Aris Gkitzias, Michalis Hadjistyllis, Jason Houssein, Lisa Huang, Aleksandr Joksimovic, Hans Larsson, Thijs van der Lely, Emma Lubbers, Dirk van der Meij, Tanner Merkeley, Felix Morczinek, Tom Paling, Maria Aller Rey, Mario Rodriguez, Helena Rong, Won Ryu, Saskia Simon, Lukasz Skalec, Wael Sleiman, Iason Stathatos, Koen Stockbroekx, Shinji Takagi, Nicola Vitale, Frederike Werner, Tom Xia, Yushang Zhang
Architetti tecnici Allies and Morrison, Ryder Architecture
Partner di costruzione Laing O’Rourke
Ingegneri strutturali e civili Buro Happold, BDP
Ingegneri acustici Level Acoustics
Ingegneri del fuoco WSP
Ingegneria scenica Charcoal Blue
Progettazione del paesaggio Planit.IE
Pianificazione dei trasporti Vectos
Ingegnere dei servizi Buro Happold
FF&E Ben Kelly, Brinkworth
Grafica Peter Saville, North Design
Superficie interna 13.350 mq

Ellen van Loon

ph. ©OMA / Frans Strous.
ph. ©OMA / Frans Strous.

Ellen van Loon è entrata in OMA nel 1998 ed è diventata partner nel 2002. Tra i progetti recentemente completati guidati da Ellen: le mostre Beyond the Surface e Monumental Wonders for SolidNature a Milano (2022-23); progetti per Tiffany & Co. come il temporary store in Avenue Montaigne a Parigi e lo showroom a Doha (2022-23); shop-in-shop per Jacquemus da Selfridges, Harvey Nichols e Galeries Lafayette a Londra e Parigi (2022); il Bvlgari Fine Jewelry Show a Milano (2021); così come una vasta gamma di edifici pubblici ed educativi come la School of Science and Sport Brighton College (2020); BLOX/DAC a Copenaghen (2018); Rijnstraat 8 a L’Aia (2017) e Lab City CentraleSupélec (2017).

La progettista sta attualmente lavorando a Lamarr, un nuovo grande magazzino a Vienna; alla riqualificazione del Kaufhaus des Westens (KaDeWe) a Berlino; al Palazzo di Giustizia di Lille e a Les Galets, un nuovo sviluppo a Montpellier.

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