Il progetto di Patricia Urquiola per una dimora storica a due passi dalla Biennale di Venezia

A Venezia, nel sestiere Castello, a due passi dal complesso dell’Arsenale dove si svolgono le Biennali, rinasce un complesso ecclesiastico del 1272 in origine rifugio per pellegrini e donne in difficoltà.
Ora è il nuovo Ca’ di Dio, luxury hotel frutto di un lungo lavoro di ricerca condotto dallo studio di Patricia Urquiola, che ne ha seguito il progetto di interior design e la direzione artistica, e di Frame Architetture che si è occupato della progettazione e della direzione lavori.
Si tratta del quarto hotel della collezione VRetreats (parte del Gruppo Alpitour), dopo Roma e Taormina: dimore storiche a vocazione internazionale, dove il legame con il territorio emerge in ogni dettaglio.

 

Per la realizzazione di elementi decorativi, architettonici e di illuminazione sono state selezionate aziende artigiane locali come la vetreria LP Murano Glass di Lorenzo Panisson, che ha realizzato il grande lampadario della lobby.

 

Il concept si è sviluppato sulla dicotomia delle due anime di Venezia, due lati che sembrano contrapporsi ma da cui è nato un incontro interessante e un progetto distintivo: da una parte il rigore della struttura originale, dall’altra la raffinatezza dei palazzi veneziani, reinterpretata in chiave contemporanea: ambienti e dettagli, materiali e cromie sobrie e tenui, ottenute da gradazioni e trasparenze leggere, ispirati ai riflessi della laguna; tessuti, vetri, pietre e marmi lavorati nel rispetto delle tradizioni delle maestranze locali.

Gli ambienti sono intimi e raccolti e ogni elemento di design si accosta alle linee preesistenti, valorizzandole senza stravolgerle.

 

Particolare attenzione è stata dedicata agli spazi comuni, come i due ristoranti dell’hotel, di cui uno è aperto anche agli ospiti esterni.

 

«Venezia doveva essere il nucleo da cui tutto avrebbe avuto origine. L’attenzione nella scelta dei materiali, l’importanza del genius loci sono elementi fondamentali per me. Abbiamo fatto un grande lavoro di ricerca per esaltare la personalità di Ca’ di Dio, senza stravolgerne il passato, ma reinterpretandolo in chiave contemporanea» spiega infatti Patricia Urquiola.

 

Il bar Alchemia in cui per continuare il rapporto con il luogo si sono scelti materiali rappresentativi della città e della sua tradizione.

 

Particolare attenzione è stata dedicata agli spazi comuni, a partire dalla lobby ricavata dall’antica chiesa, con i suoi 14mila cristalli in vetro di Murano che danno vita alle tre vele del prezioso lampadario.
Anche nella sala lettura, nel bar ‘Alchemia’ e nei due ristoranti Essentia e Vero, quest’ultimo aperto anche agli ospiti esterni, è esplicita la collaborazione con artigiani locali, che hanno valorizzato al meglio il patrimonio storico della struttura.

 

Una delle tre corti con un pozzo originale e zone relax.

 

Gli spazi esterni sono costituiti da due altane – accessibili da due suite – e tre giardini ricavati dalle corti. Anche qui è stato posto l’accento sui materiali originali, rispettandone il valore storico: sono presenti due vere da pozzo originali e i mattoni, posati a spina di pesce, tracciano i percorsi principali, mentre le zone verdi intervallano un’area dedicata a piccoli salotti e una seconda zona naturale, estensione del ristorante interno.

 

La zona di passaggio ricorda la storia dell’edificio che ospita l’hotel: un complesso ecclesiastico del 1272 costruito come rifugio per pellegrini e donne in difficoltà.

 

Ai piani superiori si trovano 57 suite e 9 camere deluxe, quest’ultime ricavate da antichi spazi riservati ai pellegrini.

Tutte le camere si caratterizzano per il medesimo concept stilistico volto a enfatizzare finiture e materiali. Boiserie, tessili e cornici in legno danno continuità e rilevanza alla vista sulla città, sul bacino di San Marco e l’isola di San Giorgio, incorniciando e focalizzando la relazione della camera con l’esterno.

 

La palette di colori è sobria e tenue, con sfumature e trasparenze che richiamano i riflessi dell’acqua.

 

Oltre al restauro degli antichi manufatti edilizi, condotto con rigore filologico e il ricorso a materiali naturali, il progetto di ristrutturazione ha incluso interventi per dotare la struttura di sistemi e infrastrutture in grado di limitare l’impatto ambientale, come l’utilizzo dell’acqua di laguna per la produzione dei fluidi termovettori a bassa temperatura necessari all’esercizio; il risparmio energetico con sistemi di recupero del calore dell’aria di espulsione; sistemi alternativi all’acqua lagunare da impiegare quando la temperatura di quest’ultima oltrepassa i limiti di minimo e massimo di legge.
Si è calcolato che il risparmio sui consumi energetici sarà intorno al 20 per cento rispetto a strutture dotate di impianti tradizionali. Analogo il beneficio ambientale in termini di CO2, con una riduzione di circa 110 ton/CO2 all’anno di emissioni evitate rispetto a un sistema tradizionale di produzione di acqua calda destinato al riscaldamento.

Crediti di progetto

Proprietà Ipav (Istituzioni pubbliche di assistenza veneziane)
Committente SHG Italia srl
Progettazione e direzione lavori Frame Architetture (Francesco Dalbuoni)
Interior design Studio Urquiola
Restauro e risanamento Seres, Mauve
Studio illuminotecnico Savesco
Progettazione acustica Massimo Zuin
Responsabile della sicurezza Nicola Giacomin
Progettazione e realizzazione impianti Siram spa
Impresa edile Errico Costruzioni srl
Impianti e attrezzature Archagroup srl
Calcoli opere strutturali Studio tecnico Beltrame (Davide Beltrame e Mauro Siriani)
Project manager Atelier di Catherine, Studio ark3p

Intonaci facciate e spazi comuni interni La Calce del Brenta
Contract Molteni&C, Esagono, A Project, Vetreria LP Murano Glass

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