Inside the Whale, Alfonso Femia al Museo Novecento di Firenze

Il decimo appuntamento della rassegna del Museo Novecento di Firenze ‘Il tavolo dell’architetto’ è dedicata al mondo intimo e progettuale di Alfonso Femia e dei suoi Atelier(s), a partire dalla Balena, rappresentazione zoomorfa dei valori fondativi dello studio che trae ispirazione dell’opera di Pino Pascali, traduzione di pensieri che nelle parole della curatrice Laura Andreini «affiorano dagli abissi più profondi del mare per creare un dialogo proficuo con i diversi Tempi dell’umanità».

La Balena è paradigma del modo con cui Alfonso Femia interpreta l’architettura: un percorso di immersione nella profondità delle situazioni e dei luoghi, di riflessione sulla loro storia per arrivare a formulare un’ipotesi di progetto armonica e coordinata con i contesti e le aspettative delle persone.

Cura, Desiderio, Esplorazione, Generosità, Responsabilità, Viaggio, Narrazione, Pensiero, Territorio e Continuità sono i capisaldi del pensiero progettuale di Alfonso Femia rappresentato nelle sagome di creature celesti, lungo le vetrate che perimetrano il loggiato del museo fiorentino accompagnando il percorso espositivo e simboleggiano il decalogo di intenzioni che gli Atelier(s) adottano come buona pratica progettuale, per costruire un rapporto armonico, seppure ancora utopico, tra uomo e città.

Un'immagine dell'esposizione fiorentina

Esposti anche preziosi momenti “Inside The Whale”, dentro la Balena: le persone che “fanno” lo studio – gli architetti, gli ingegneri, i comunicatori, gli amministrativi; le mani nella loro straordinaria muta espressività; le città degli Atelier(s), Genova, Parigi, Milano, una terna geografica e urbana che crea esplosive connessioni trans-progettuali.

«Con questa mostra non vogliamo raccontare solo il nostro modo di lavorare e le nostre opere, pensiamo sia un’occasione per trasferire la necessità di un cambio di paradigma che metta al centro la generosità e la responsabilità dell’architettura», dichiara Alfonso Femia.

È dal 2018 che il Museo Novecento accoglie l’architettura nei propri spazi con ‘il tavolo’, che «rappresenta ciò che per il pittore è il cavalletto e per il musicista è lo spartito, ovvero il supporto della creazione – spiega il direttore Sergio Risaliti. Di volta in volta figure dell’architettura si alternano per svelare al pubblico i segreti del proprio operare a partire da uno sguardo che nasce dal tavolo di lavoro. Le esposizioni del tavolo si sviluppano in un edificio che, affacciandosi su piazza Santa Maria Novella, assume il ruolo di trait d’union tra le opere d’arte esposte all’interno del museo e uno dei massimi capolavori dell’architettura rinascimentale, la facciata della chiesa opera di Leon Battista Alberti».

Inaugurata il 29 aprile, la mostra Alfonso Femia. Architettura e Generositàsi concluderà il prossimo 5 ottobre.

Alfonso Femia

Ph. ©Filippo Avandero

Atelier(s) Alfonso Femia è uno studio di architettura internazionale: fondatore è Alfonso Femia: nel 1995 ideatore e co-fondatore di 5+1, nel 2005 trasformato in 5+1AA e che ha successivamente, nel 2017, mutato la sua denominazione in Atelier(s) Alfonso Femia: tappe ed evoluzioni di un viaggio che ha sempre messo al centro il progetto come strumento di dialogo.

L’impegno professionale di Alfonso Femia si distingue per due aspetti: affianca all’attività progettuale un approfondito lavoro di ricerca sviluppato, nel corso degli anni, sia sul fronte teorico e laboratoriale, da cui il nome “Atelier(s)”, sia attraverso indagini sul territorio, dialoghi sul campo che creano connessione tra l’architettura, le persone, le loro narrazioni e geografie.

Sei i filoni di ricerca indagati: il cambiamento climatico; il territorio mediterraneo; la materia; la scuola; la città. Il sesto filone, “Realismo Immaginario” mette insieme la dimensione dell’immaginario con la realtà progettuale.

L’appartenenza fisica a tre geografie differenti e complementari – Genova, Milano e Parigi – caratterizza un atipico aspetto professionale, una contaminazione di storie e memorie territoriali, quasi un’educazione sentimentale all’architettura che trova sintesi in una dimensione idealmente unica. Da qui nasce la volontà e l’impegno di creare, proprio a partire dagli Atelier(s), un particolare approccio ai temi e alla complessità della città contemporanea.

Tra i suoi progetti più recenti la Dallara Academy a Parma (2018), la nuova sede Bnl-Bnp Paribas a Roma (2016), Les Docks de Marseille (2016), The Corner Milano (2019), housing sociale a Milano (2020), a Romainville e ad Asnières-sur-Seine.
Negli ultimi anni, ha vinto i concorsi internazionali per la Prima Zecca di Italia a Roma (in corso); per un sistema ricettivo innovativo a Europacity/Parigi; per il complesso multifunzionale a La Ciotat, per un complesso residenziale e direzionale a Marsiglia (con Carta associés); per la Maison d’Action Publique, presso l’università di Annecy e per la nuova città dello Sport a Cosenza; per il nuovo complesso scolastico di Legnago (Vr), per l’area sportiva Chittolina a Vado Ligure (Sv) e per l’Università di Avignone.

Les Docks di Marsiglia, ph. ©Luc Boegly

Nel 2021 ha vinto concorsi di progettazione a Bologna per edilizia residenziale, a Messina per la Cittadella della Cultura, per i nuovi Terminal Crociere a Porto Marghera, a Barcellona, in Spagna e a Ravenna in Italia. Lo studio è costantemente impegnato sul fronte internazionale, privilegiando come area di interesse il Mediterraneo.

È stato direttore artistico della terza edizione della Biennale di Architettura di Pisa, con il tema “Tempodacqua”.

Nel 2021, su invito di Alessandro Melis, curatore del Padiglione Italia, ha sviluppato, nel contesto della Biennale di Architettura di Venezia 2021, l’approfondimento tra cambiamento climatico, acqua e architettura.

Dal gennaio dello stesso anno, nella sezione Journal del sito atelierfemia.com, ha aperto un blog di riflessioni sull’architettura, sulla città e sull’attività professionale.

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