Dopo un lungo periodo di marginalità e spopolamento, da alcuni anni il comune piemontese di Moncenisio, a quasi 1.500 metri di altitudine e a poche centinaia di metri dal confine con la Francia, sta conoscendo una rinascita. Oggetto di politiche di valorizzazione, il paese è stato riqualificato e abbellito, sono stati recuperati molti edifici e sono nate nuove attività economiche e ricettive che attraggono visitatori e turisti.
In collaborazione con il centro culturale diocesano di Susa è stato recentemente aperto l’Ecomuseo Le Terre al Confine, che racconta le vicende e le trasformazioni del territorio locale in rapporto alla storia del colle, le cui tracce materiali e fisiche – i tracciati della Via Francigena e della Strada Reale – sono visibili ancora oggi.
Negli ultimi mesi, l’amministrazione di Moncenisio ha deciso di imprimere una forte accelerazione ai processi di sviluppo e di rinascita del luogo, creando un gruppo di lavoro che vede la partecipazione della comunità locale, di giovani professionisti valsusini e di una Unità di ricerca del Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino con Antonio De Rossi, Laura Mascino, Matteo Tempestini, che ha al proprio attivo – come Centro di ricerca Istituto di Architettura Montana – diversi progetti di rigenerazione e riattivazione in territorio alpino, insieme a CoutanStudio Architetti di Edoardo Schiari e Maicol Guiguet.
Compito del gruppo di lavoro: l’elaborazione di un progetto di valorizzazione e rigenerazione per l’intero paese incentrato sull’area delle ex casermette militari, collocate immediatamente a valle di Moncenisio.
Attualmente l’area delle ex casermette ospita tre costruzioni. La più grande, con finalità residenziali, è un edificio ad andamento longitudinale, posto lungo l’asse est-ovest.
A sud di questa costruzione, in una zona altimetricamente inferiore, si trova la casermetta di dimensione intermedia, che originariamente ospitava le stalle, anch’essa longitudinale e praticamente parallela come giacitura alla più grande. A nord-ovest della casermetta più grande vi è infine un terzo edificio, il più piccolo e a pianta quadrangolare, che aveva funzioni di servizio, e che è il più degradato.
Il progetto presentato per HyperRegionalism è in particolar modo quello della casermetta media che ospita l’unità abitativa e la sala comunitaria. L’edificio rappresenta, insieme al giardino alpino nella caserma grande, il primo lotto di lavori, conclusi nel gennaio del 2024.
All’interno della casermetta media sono ospitati due volumi lignei: il primo è un’unità abitativa e il secondo una sala polivalente comunitaria. Questa diversificazione di usi mira a creare uno spazio multifunzionale che risponde alle esigenze della comunità per attività culturali e sociali.
Il progetto si distingue per il contrasto tra le antiche mura della caserma e i nuovi volumi in legno. La struttura dei nuovi volumi è realizzata con semplici portali in legno massello ed è rivestita con tavole di larice che formano anche lo strato di copertura, conferendo loro un aspetto monolitico.
L’utilizzo esclusivo di legname della Val di Susa, reperito nel raggio di 20 chilometri, rappresenta un impegno concreto per l’economia circolare e il riutilizzo delle risorse locali, contribuendo alla gestione sostenibile del territorio e all’istituzione di una filiera corta e locale.
Elemento distintivo del progetto è l’attenzione alla sostenibilità energetica. Gli involucri edilizi ad alte prestazioni, le stufe a biomassa e i pannelli fotovoltaici garantiscono l’indipendenza energetica. Integrando elementi del passato e del presente, tecnologia e sostenibilità, il progetto rappresenta una risposta innovativa e adattabile alle sfide dello sviluppo locale, offrendo un esempio stimolante per comunità simili che cercano di reinventarsi in modo sostenibile.