Réinventer Paris, la seconda vita dell’ex prefettura

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L’ex Préfecture de Paris, l’edificio che per anni ha ospitato l’amministrazione cittadina, è stato oggetto di un importante intervento di ristrutturazione firmato da David Chipperfield Architects Berlin, Michel Desvigne Paysagiste e Studio Other Spaces.
Completato a cavallo degli anni Sessanta su progetto di Albert Laprade, Pierre-Victor Fournier e René Fontaine, il complesso comprendeva originariamente una torre di 16 piani affiancata da due ali di 9 piani. Il progetto lo ha rivitalizzato e trasformato nel nuovo Morland Mixité Capitale nell’ambito del programma Réinventer Paris, che si è concretizzato nella riconversione di edifici pubblici a opera di studi multidisciplinari di architettura, architettura del paesaggio e arte.

 

L’idea architettonica centrale del progetto è stata quella di preservare, ristrutturare e sviluppare ulteriormente l’edificio esistente, ph. ©Simon Menges.

 

L’edificio dalla facciata rigorosa, complice la grande scala, appariva chiuso, inaccessibile e privo di una qualsiasi forma di vita e vitalità urbana al suo intorno: appariva come un corpo estraneo nel tessuto urbano di Parigi, piuttosto che una parte organica della città. Uno dei concetti chiave del progetto dello studio David Chipperfield Architects Berlin è stato quindi quello di rendere accessibile l’architettura trasformandola in un campus aperto e vitale.
Ora il complesso, riconvertito a un vivace uso misto, ospita abitazioni di fascia alta e accessibili, un hotel, un ostello della gioventù, uffici, negozi, una galleria, un mercato alimentare coperto, una piscina e una struttura per l’infanzia.

 

Il progettato dallo studio David Chipperfield Architects Berlin visto dalla Senna, ph. ©Simon Menges.

 

I due piani superiori, che erano stati accessibili al pubblico solo per alcuni anni dopo il completamento dell’edificio, sono stati riaperti e ospitano un’installazione artistica di Ólafur Eliasson e Sebastian Behmann (Studio Other Spaces), un bar e un ristorante. Da qui, abitanti e visitatori possono godere di un’ampia vista sulla capitale francese.
L’opera, che sembra smaterializzare lo spazio, comprende un soffitto a specchio al 15° piano e un soffitto caleidoscopico che sfuma nel cielo al 16° piano.
I due livelli si trasformano in un apparato ottico immersivo che trasporta la vita di strada sul tetto e nei suoi spazi interni, riflettendo al contempo l’attività in questi spazi verso la città sottostante.

 

Facciata su Boulevard Morland, dove uno dei nuovi volumi invita i passanti a entrare nella struttura, ph. ©Simon Menges.

 

Per attuare il progetto nel rispetto della preesistenza e secondo principi di sostenibilità, gli architetti hanno preferito, dove era possibile, prevedere interventi di riparazione dell’esistente mantenendo il calcestruzzo gettato in opera e il rivestimento delle colonne e delle facciate, una pietra calcarea naturale color crema proveniente dalla cava di Buffon in Borgogna che si ritrova in molti edifici parigini. Tutte le lastre di pietra della facciata sono state pulite, riparate e solo quelle danneggiate sono state sostituite.

 

Il cortile, qui con l’edificio preesistente, progettato da Michel Desvigne Paysagiste, ph. ©Simon Menges.

 

Tutte le modifiche e le aggiunte alla facciata sono state apportate a beneficio della qualità abitativa e in base ai requisiti di legge. Per esempio, tutte le stanze sono state dotate di spazi esterni aggiuntivi grazie all’integrazione di nuovi balconi e finestre alte un piano.
Le finestre originali in acciaio, che non soddisfacevano più gli attuali standard di isolamento termico, sono state sostituite con finestre di alluminio che riproducono i modelli originali.

 

Le arcate portanti a volta caratterizzano il piano terra e fanno da contrappunto alla rigida griglia di colonne dell’insieme esistente, ph. ©Simon Menges.

 

Per mediare il rapporto tra la grande scala del vecchio complesso e le costruzioni circostanti, sono stati realizzati due nuovi edifici sul Boulevard Morland e sulle rive della Senna. I due nuovi volumi, sostenuti da un sistema di archi e volte, sono sollevati dal suolo per creare un nuovo asse pubblico di passaggio dal viale alla Senna, sul Quai Henri IV.

 

I tetti terrazzati più alti sono stati attrezzati con un sistema di coltivazione verticale di piante, ph. ©Simon Menges.

 

Al piano terra, tre cortili interni compongono un paesaggio piantumato, circondato da terrazze e attraversato da percorsi più informali. Il paesaggio è sia circoscritto all’interno dell’edificio sia inteso come estensione dello spazio pubblico. Data la ridotta insolazione dell’ambiente costruito, Michel Desvigne ha trasposto qui una foresta in miniatura fatta di varietà vegetali adattabili alle circostanze specifiche. Alberi di varie dimensioni, cespugli, piante erbacee, felci sono stati scelti in combinazione tra loro e resi oggetto di un lavoro di composizione e acclimatazione.

 

L’installazione di Ólafur Eliasson e Sebastian Behmann dello Studio Other Spaces Berlin agli ultimi due piani del complesso, ph. ©Simon Menges.

 

I tetti terrazzati più alti sono stati attrezzati con un sistema di coltivazione verticale di piante (2.300 metri quadrati di superficie di coltivazione verticale distribuita su soli 590 metri quadrati di terreno, composta da oltre 150 varietà di piante).
I tetti intermedi, che rimarranno inaccessibili, sono piantumati con semplici distese verdi coperte di fiori.
Per l’irrigazione viene utilizzato un sistema chiuso di fitodepurazione, in cui le acque grigie dell’ostello vengono trattate, immagazzinate e riutilizzate come acqua di irrigazione.

 

L’intervento di Ólafur Eliasson e Sebastian Behmann dello Studio Other Spaces riflette quello che accade sul boulevard e sulla Senna grazie a un sistema di superfici riflettenti, ph. ©Simon Menges.

Il ciclo energetico, compreso il riscaldamento e il raffreddamento, è stato progettato secondo lo stesso principio: basandosi sullo scambio di calore, i diversi usi all’interno del progetto possono trarre vantaggio l’uno dall’altro. Il calore di scarto generato nelle aree degli uffici facilita, per esempio, la fornitura di acqua calda nell’hotel, collegando gli impianti a pompe di calore tramite un circuito idrico. Questo sistema riduce il consumo totale dell’edificio del 15% rispetto alle norme prescritte. L’energia supplementare necessaria è fornita da sistemi collettivi di teleriscaldamento e raffreddamento. Inoltre, i sui tetti sono installati pannelli fotovoltaici.

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