Riken Yamamoto riceve il Premio Pritzker 2024

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53esimo vincitore del Premio Pritzker e nono giapponese a ricevere l’ambito riconoscimento, in cinquant’anni di carriera Riken Yamamoto ha sempre visto nell’architettura uno strumento di socialità, in opposizione all’idea corrente dell’abitare come uno spazio esclusivamente privato quando invece i membri di una comunità dovrebbero sostenersi l’un l’altro.

Fin dai primi progetti, come Gazebo (1986), la sua casa a Yokohama, si è così confrontato con il concetto di soglia, intesa come terreno comune e luogo di scambio tra la vita privata e le relazioni con i vicini. Un concetto che nei progetti di scala maggiore – ad esempio Il complesso di edilizia sociale Hotakuba a Kumamoto (1991) o lo sviluppo residenziale Pangyodi Seongnam (Corea del Sud, 2010) – rivisita la logica delle tradizionali abitazioni rurali giapponesi e quella greca, nella quale la ‘oikos’ esisteva in relazione alla città, quando le strade e i commerci erano essenziali alla vita di ogni famiglia.

 

Complesso di edilizia sociale Hotakubo (1991) a Kumamoto, Giappone. 16 gruppi di alloggi – per un totale di 110 unità – disposti intorno a una piazza centrale alberata a cui si può accedere solo passando attraverso una residenza. Ispirandosi alle tradizionali machiya giapponesi e alle oikos greche, che favorivano la vita collettiva, Yamamoto propone un passaggio dallo spazio privato a quello semi-pubblico, creando una soglia che dà vita a uno spazio comunitario rispettando al contempo la privacy delle singole famiglie. Di ridotte dimensioni, ogni unità è dotata di una terrazza che si affaccia sulla piazza, ampliando gli spazi privati e mettendo in comunicazione gli alloggi con l’ambiente naturale. Photo courtesy of Tomio Ohashi.

Quanto agli edifici pubblici, essi devono affermare la propria funzione collettiva attraverso la trasparenza. Così, la caserma dei pompieri di Hiroshima (2000) è una casa di vetro anche nelle partizioni interne in modo che tutti i cittadini si possano sentire rassicurati dall’abilità – che possono osservare – con la quale i vigili del fuoco sapranno provvedere alla loro protezione in caso di necessità.

 

Hiroshima Nishi Fire Station, 2000. Facciate, pareti interne e pavimenti di vetro creano un edificio completamente trasparente. Dall’atrio posto al centro I passanti possono osservare le esercitazioni dei pompieri e questo rafforza l’empatia tra i vigili del fuoco e i cittadini, rassicurati dalla loro professionalità. In Giappone la cultura della prevenzione è tenuta in grande considerazione e il programma prevede una partecipazione del pubblico a corsi di aggiornamento che si svolgono nella lobby e sulla terrazza del quarto piano. Foto courtesy di Tomio Ohashi.

 

Il valore del bene comune appare anche nei progetti di scuole e università, con volumi trasparenti e collegamenti tra l’uno e l’altro degli edifici che promuovono le relazioni e gli scambi interpersonali e dove emerge un’idea di ‘generosità’ dell’architettura che era già quella su cui si fondava il programma (Freespace) della Biennale di Architettura di Venezia del 2018 curata da Yvonne Farrell e Shelley McNamara, che hanno ricevuto il Premio Pritzker nel 2020.

 

La scuola primaria Koyasu a Yokohama (2018). Un ampliamento reso necessario dalla costruzione di un buon numero di condomini residenziali. Ampie terrazze collegano tra loro le aule e ne estendono lo spazio all’aperto, favorendo le interazioni tra i mille scolari che accoglie. Foto courtesy of Mitsumasa Fujitsuka.

 

Nato a Pechino nel 1945 ma rientrato in Giappone con i genitori subito dopo la guerra, Riken Yamamoto si è laureato architetto nel 1968 e nel 1971 ha conseguito il master in arte e architettura all’università di Tokyo. Dopo due anni di viaggi nel Mediterraneo e in Sud America insieme al suo mentore Hiroshi Hara, nel 1973 ha fondato lo studio Riken Yamamoto & Field Shop.
Dopo il terremoto e lo tsunami che nel 2011 devastò il Giappone Yamamoto ha fondato Local Area Republic Labo per promuovere attività collettive attraverso l’architettura. Dal 2018 l’istituto premia giovani architetti che operano con coraggio e ideali per progettare il futuro.

Quest’anno la giuria del Pritzker Prize, presieduta da Alejandro Aravena, era formata dallo storico dell’architettura Barry Bergdoll; da Deborah Berke, preside della Yale School of Architecture; dal giudice della Corte Suprema statunitense Stephen Breyer; dal critico brasiliano André Aranha Corrêa do Lago; e dai premi Pritzker Kazuyo Sejima e Wang Shu.

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