Dai paesaggi progettati da artisti come Roberto Burle Marx, Mien Ruys o Piet Oudolf al design degli arredi outdoor, dagli orti comunitari alle vertical farm urbane, dall’idea di città-giardino al movimento Green Guerrilla: dal 25 marzo fino al 3 ottobre il Vitra Design Museum, in collaborazione con la Wüstenrot Stiftung e il Nieuwe Instituut di Rotterdam e l’allestimento di Formafantasma, presenta Garden Futures: designing with Nature, una mostra incentrata sulla storia e il futuro del giardino moderno.
Nell’installazione multimediale che apre la mostra, con opere Hans Thoma, Georg Gerster, Athanasius Kircher, Barbara Stauffacher-Solomon, Gabriel Guevrekian, Alvar Aalto, Thomas Church, Vita Sackville-West, Luis Barragán e altri, il giardino appare come un luogo che talvolta ha un significato molto pratico, ma molto spesso assume significati simbolici o filosofico-religiosi. Del resto il paradiso stesso deve il suo nome al giardino persiano dell’antichità, così come l’Eden è l’oasi di verde e acqua nel deserto.
La seconda sezione si sofferma invece sugli sviluppi economici, sociali e culturali testimoniati dai giardini, con piante oggi comuni che hanno profonde radici nella storia coloniale. Piante vive trasportate in Europa con la ‘teca di Ward’ che ha cambiato il commercio delle specie vegetali e l’aspetto dei giardini privati, ha promosso lo scambio globale di piante come il tè e il caucciù, a beneficio delle potenze coloniali, e ha causato anche la diffusione di specie invasive.
Sempre nel XIX secolo apparvero i primi progetti urbanistici di ‘città-giardino’, ancora oggi al centro di un dibattito: chi ha il diritto ad avere un giardino o un orto? E perché?
Da elemento essenzialmente decorativo, la trasformazione a verde degli spazi pubblici risponde oggi a esigenze sociali, ambientali e di benessere, che si intrecciano con il più ampio tema della rigenerazione urbana. L’ultima sezione della mostra si occupa di alcuni progetti correnti che affrontano il futuro del giardino.
Il ‘prato’ tessile calpestatile dell’artista argentina Alexandra Kehayoglou, creato appositamente per la mostra, aumenta la consapevolezza del pubblico sulla minaccia che il cambiamento climatico rappresenta per paesaggi apparentemente eterni. Come questa consapevolezza possa essere applicata a città, edifici, scuole e altri ambiti viene illustrato dai progetti di giardini contemporanei che sono rappresentati, accanto a pratiche tradizionali e indigene, nell’illustrazione di sei metri dell’architetto Thomas Rustemeyer.
Nell’era dell’Antropocene – questo è il messaggio – dobbiamo considerare l’intero pianeta come un giardino da curare e usare in modo responsabile.
Dopo al presentazione al Vitra Design Museum la mostra sarà esposta al Design Museum Helsinki e al Museum of Finnish Architecture, al Vandalorum di Värnamo e nel 2024 al Nieuwe Insituut di Rotterdam e al V&A Dundee.