The Available City, da settembre la Biennale di Architettura di Chicago

La crescita esponenziale della popolazione urbanizzata è un fenomeno che riguarda i Paesi emergenti e in via di sviluppo, mentre nel mondo occidentale si verifica il fenomeno opposto: trasformazioni economiche, delocalizzazione della produzione industriale, nuclei familiari sempre più ridotti, invecchiamento della popolazione portano a città che si ‘restringono’, con vuoti urbani sempre più frequenti. Un fenomeno particolarmente evidente negli Stati Uniti che David Brown, direttore artistico della prossima Biennale di Architettura di Chicago, esplora e documenta da più di un decennio con il progetto The Available City che dà il nome alla prossima edizione della manifestazione.

© Chicago Architecture Biennial / ph. Nathan Keay

Con 68 partecipazioni e 18 installazioni immersive diffuse in dieci distretti della windy city, The Available City – dal prossimo 17 settembre al 18 dicembre – coinvolge le comunità di quartiere e più di 100 partner culturali internazionali nella ricerca di idee per riportare in vita gli spazi lasciati vuoti dalle trasformazioni economiche e sociali che coinvolgono le città del mondo occidentale e per immaginarne il potenziale trasformativo in nuove forme di spazi collettivi.

Drawing Architecture Studio, Yan-Hu, Analogous City For Art (© Chicago Architecture Biennial).

Tra i partecipanti alla Biennale di Chicago 2021:

Skidmore Owings and Merrill (SOM), che in partnership con Tsz Yan Ng e Wes McGee delCollege of Architecture and Urban Planning dell’Università Taubman del Michigan, ha progettato e sta costruendo, con tecniche di fabbricazione robotica, un padiglione outdoora South Shore (visibile dal 17 settembre).

Studio Gang, che si presenta per la prima volta nel suo spazio espositivo a Wicker Park, in collaborazione con Blue Tin Production, cooperative che opera nel settore dell’abbigliamento secondo una logica dic sostenibilità sociale e ambientale trasformerà un ufficio postale abbandonato a Chicago Lawn in un nuovo ambiente di lavoro.

La Danish Arts Foundation con il progetto The Soil Lab sviluppato da un team internazionale di giovani progettisti – Eibhlín Ní Chathasaigh (Dublin), James Albert Martin (Dublin), Anne Dorthe Vester (Copenhagen), Maria Bruun (Copenhagen) – con i residenti del quartiere di North Lawndale: un workshop dove realizzare piccole strutture utili alla fruizione dello spazio pubblico lavorando con la terra per costruire mattoni, ceramiche e strutture realizzate in terra cruda.

Douglass 18 che con il sostegno del Lincoln Park Zoo lavora alla rigenerazione di un campo di minigolf abbandonato nel quartiere di North Lawndale, un progetto condiviso con la comunità locale (the Conservation Architect Team) e basato sul tema della conservazione dell’avifauna che verrà inaugurato il 7 agosto.

Bani Abidi, artista multidisciplinare pakistana, esplora la globalità cosmopolita con scene di vita quotidiana in parte reali e in parte ambientate nella mostra Bani Abidi: The Man Who Talked Until He Disappeared, dal 4 settembre al Museo d’Arte Contemporanea.

Roger Sherman - Gensler: Urban Awning Housing, 2019 / © Chicago Architecture Biennial

David Brown, direttore artistico di The Available City

© Chicago Architecture Biennial / Nathan Keay

Progettista, ricercatore e docente alla School of Architecture dell’Università dell’Illinois a Chicago, David Brown lavora al progetto urbano con un approccio flessibile e non gerarchico. Da più di dieci anni il suo lavoro su focalizza sul potenziale degli spazi abbandonati di proprietà della municipalità di Chicago.
Nel 2012 il suo lavoro di ricerca è stato esposto anche alla Biennale di Architettura di Venezia.
Un’altro interesse di Brown è l’esplorazione originale delle relazioni tra il jazz e l’architettura, sul quale ha scritto Noise Orders: Jazz, Improvisation, and Architecture (University of Minnesota Press, 2006) e il saggio Curious Mixtures in Center 18: Music in Architecture-Architecture in Music (Center for American Architecture and Design, 2014, Michael Benedikt, ed.).
Brown ha tenuto conferenze presso il Columbia University’s Center for Jazz Studies e il Politecnico di Milano.

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