Fino al 23 aprile del 2021 a Segovia l’artista Gonzalo Borondo, con 32 opere distribuite in 17 tappe, commemora la Rebelión Comunera che esattamente cinquecento anni fa prese piede in tutta la Castiglia e che sfociò nell’esecuzione degli esattori reali e infine del regidor locale Rodrigo de Tordesillas, accusato di aver tradito la città appoggiando Carlo I.
Il formato scelto dall’artista è un percorso che include anche spazi pubblicitari lontani dal centro turistico di Segovia, convertendo il paesaggio in un museo all’aria aperta. Allo stesso tempo Borondo svela ai visitatori uno spazio visuale di Segovia meno conosciuto dai turisti, promuovendo la visibilità dei cosiddetti ‘non luoghi’ urbani.
Le 32 opere, distribuite in 17 episodi, formano i 5 capitoli di una narrazione artistica che, prendendo le mosse dal fatto storico, approfondiscono l’idea di Rivolta e indagano il confronto dell’umanità con la natura, le tracce urbane nel paesaggio naturale, gli effetti di un’azione imposta nella società, la riappropriazione degli spazi da parte di diversi attori o i cambi di status quo. La scelta di spazi per le affissioni esterne come supporti per le opere è una metafora della riappropriazione del territorio praticata cinquecento anni fa dai Comuneros.
Tutte le opere presentano come matrice comune il monotipo, tecnica che non permette multipli pur utilizzando le tecniche della stampa, producendo così un risultato unico con il quale Borondo rende omaggio all’intento divulgativo di Goya quando produsse le incisioni “Los caprichos” e “Los desastres”.
Per rendere ciascuna opera un’esperienza a sé stante, l’artista applica diverse tecniche plastiche che condensano o espandono il contenuto delle opere oltre il supporto stesso: sculture in ferro e pannelli microforati invadono lo spazio oltre le cornici dei billboard; la cianotipia che ricerca un realismo onirico proprio delle prime fotografie; l’utilizzo, in altre opere, dell’animazione che proietta il progetto oltre l’originale supporto e, naturalmente, la contrapposizione dell’opera con il suo intorno gioca con le prospettive e con gli scenari paesaggistici del contesto, che divengono parte dell’opera stessa.
Una mappa guida i visitatori attraverso i 17 luoghi dell’opera diffusa, attraverso un racconto della rivolta che percorre tutti gli interventi, oltre a segnalare per ogni tappa la prospettiva pensata per ammirare l’opera, nonostante si inviti ad assumere un punto di vista libero e personale. Questo offre libertà nella definizione del percorso da seguire e nel mezzo con cui percorrerlo.
Promossa dal Comune di Segovia, l’operazione è realizzata in collaborazione con Acción Cultural Española e con il supporto organizzativo di STUDIO STUDIO STUDIO, il progetto interdisciplinare fondato da Edoardo Tresoldi per creare e sostenere progetti artistici contemporanei.
Gonzalo Borondo
Borondo inizia il suo percorso come muralista nel 2007. La sua interpretazione dell’arte contemporanea nello spazio pubblico vuole annullare le barriere tra arte e vita, indagando i limiti dell’eredità culturale del contesto e, allo stesso tempo, rendendogli un rispettoso omaggio. L’opera di Borondo è frutto di un poderoso dialogo tra la sua arte e gli spazi in cui si posiziona.
Gonzalo Borondo ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Roma e l’Universidad Complutense di Madrid. Il suo lavoro è stato riconosciuto da Arte Laguna Prize, Premio Ortega e Lungo il Tevere di Roma.
Tra le sue installazioni più rilevanti in Italia, ‘Non Plus Ultra’ al Macro di Roma nel 2018 e Aria, opera realizzata per Altrove Festival. È stato protagonista di esposizioni individuali a Madrid, Parigi e Londra, e tra le altre ha realizzato opere a Kiev, Las Vegas, Miami, Atlanta, Lisbona e Istanbul.